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martedì 24 febbraio 2015
Sulla trattativa del nucleare iraniano, ancora aspetti da definire
Sale la tensione per raggiungere l'obiettivo prefissato di un accordo sul nucleare iraniano entro la data del 31 marzo. La meta politica è ritenuta fondamentale per gli equilibri internazionali ed il gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania), sta aumentando la pressione sull’Iran; gli incontri proseguono e vengono valutati positivamente, ma restano ancora parti in contrasto da superare. Secondo i diplomatici statunitensi, che seguono la trattativa, sarebbero ancora diversi i problemi con un livello di difficoltà elevato da risolvere. Una visione analoga, ma dalla parte opposta del tavolo delle trattative, è anche quella degli iraniani, che rilevano ancora troppa distanza tra le parti, nonostante ritengano positivi i colloqui fin qui portati avanti. Il clima pare di distensione e non conflittuale, un fattore ritenuto molto importante da diversi analisti, per portare a termine il negoziato. L’interesse a chiudere la partita nei tempi prefissati è tanto importante per l’Iran, che vedrebbe cadere le sanzioni internazionali, presupposto essenziale per fare ripartire la propria economia, sia per gli altri attori direttamente e non direttamente impegnati nel negoziato, che potrebbero chiudere una annosa trattativa e riaprire rapporti internazionali di maggiore collaborazione con Teheran. Gli stessi Stati Uniti hanno fatto del riavvicinamento con l’Iran una priorità della politica estera voluta da Obama. Su questo terreno ci sono già stati degli avvicinamenti e delle collaborazioni ufficiose, come la lotta al califfato, che potrebbero svilupparsi in maniera più organica, per consentire alla regione del medio oriente maggiore stabilità e sicurezza. La determinazione degli USA, per conseguire il risultato finale, è la prova che l’amministrazione della Casa Bianca intende chiudere la questione in tempo utile, per non lasciarla in eredità al prossimo Presidente che si insedierà a Washington. Risulta significativo come l’amministrazione presidenziale americana, prosegua sulla propria via, nonostante l’opposizione del partito repubblicano, che possiede la maggioranza in entrambi i rami del parlamento e la contrarietà del governo di Tel Aviv, che non intende riconoscere a Teheran il diritto di sviluppare la propria tecnologia nucleare, per fini civili. A questo riguardo uno dei punti più importanti, per superare le differenze, sui quali raggiungere l’accordo, riguarda la quantità di uranio che sarà consentito all’Iran di arricchire. Per la costruzione di una bomba atomica l’uranio deve essere arricchito al 90%, ma questa percentuale si raggiunge con processi molto simili, dal punto di vista tecnico, a quelli che consentono di arricchire l’uranio al 20%, quello usato per scopi energetici. Si comprende allora, come la questione del numero ed il tipo delle centrifughe, che si consentirà di detenere a Teheran diventi centrale per arrivare alla firma del negoziato. Dal canto suo l’Iran ha sempre sostenuto che il suo programma nucleare ha per scopi esclusivamente ambiti di utilizzo civile, come la produzione di energia elettrica e la ricerca medica.
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