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lunedì 23 marzo 2015

Germania e Grecia un incontro bilaterale con molte incognite

Il prossimo incontro  tra il leader greco Tsipras ed il cancelliere tedesco, la signora Merkel, dovrebbe essere una occasione di maggiore distensione per affrontare i problemi tra i due stati, senza la pressione data dalla presenza degli altri soggetti quando si deve discutere del debito greco. Oltre alle questioni europee i leader dei due paesi dovrebbero concentrarsi maggiormente proprio sulle relazioni bilaterali tra Atene e Berlino, parecchio deteriorate a causa degli obblighi finanziari imposti dal governo tedesco. I sentimenti verso la Germania nel paese greco sono ai minimi storici, Berlino viene percepita come la responsabile del peggioramento delle condizioni di vita della popolazione della Grecia, mentre in Germania sono molti, ma non tutti, ad augurarsi una uscita dall’euro di Atene. Il problema della pessima percezione che si sta sviluppando nei confronti della Germania, non è soltanto presente all’estero, e non solo in Grecia, ma, anche all’interno dello stesso suolo tedesco. L’ultima copertina di un popolare settimanale tedesco, ritrae, con un fotomontaggio, la Merkel in mezzo a generali nazisti fotografati durante l’occupazione del paese greco nel 1941, sotto il Partenone, durante la seconda guerra mondiale. Del resto anche le dimostrazioni per l’inaugurazione della nuova sede della Banca centrale europea a Francoforte, hanno dimostrato ulteriormente, come parte della società tedesca sia contraria ad una Germania che impone una eccessiva linea del rigore agli altri paesi europei. Pur trattandosi ancora di una opinione minoritaria, il fenomeno è crescente e potrebbe mettere in crisi il governo di grande coalizione. Anche per questi motivi, più specificatamente politici, la Merkel  dovrà cercare di trovare una soluzione con la Grecia, che non appaia troppo oppressiva, ma il compito è tutt’altro che agevole, Atene pare non abbia ancora soddisfatto nessuna richiesta in tema di riforme e necessita urgentemente di contante per saldare le scadenze prossime. Si tratta di un miliardo e mezzo di euro per marzo e due miliardi per aprile per fare fronte agli obblighi con il Fondo Monetario Internazionale. Secondo alcuni analisti, il tempo sarebbe troppo breve per recepire queste somme. La Grecia, quindi, dovrebbe intaccare le riserve dei fondi pensione, prospettiva troppo impopolare per il governo greco e quindi da scartare nel modo più assoluto o affrontare una soluzione di emergenza che possa permettere il pagamento di stipendi e pensioni. La prospettiva è quella di emettere cambiali, in sostanza battere di nuovo una sorta di moneta propria ed alternativa all’euro. Erano tre le possibilità prospettate per la Grecia per la risoluzione della crisi: la prima riuscire a ripianare i debiti, soluzione che nei tempi prestabiliti, cioè nel brevissimo periodo, non pare possibile; la seconda dichiarare il default ed uscire dall’euro; la terza adottare un sistema alternativo all’euro, pur restando nell’area della moneta unica e prendere tempo per il pagamento del debito. Per ora i programmi del governo greco sono sempre stati quelli di restare nell’euro, ma di ottenere delle dilazioni in ragione di una ipotetica crescita dell’economia del paese, ma l’ostracismo di buona parte dell’Unione Europea, guidata dalla Germania, sembra impedire questa soluzione. Ecco allora profilarsi all’orizzonte l’espediente di un sistema monetario parallelo, che permetterebbe di sopravvivere sul breve periodo, ma creerebbe una sorta di economia artificiale e metterebbe il paese in una sorta di limbo. Si tratta di una eventualità che rappresenta l’anticamera dell’uscita dalla moneta unica, con tutte le implicazioni e le conseguenze, soprattutto di politica internazionale, del caso. La Germania ha quindi la responsabilità del futuro dell’euro ed anche di alleanze sovranazionali di tipo militare, che dovrebbero contare di più di quelle economiche. Se Atene si vedrà costretta ad utilizzare questo espediente scricchiolerà tutto il sistema economico e politico europeo ed anche occidentale nel suo complesso, con conseguenze che potranno portare alterazioni degli equilibri globali non indifferenti.

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