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lunedì 2 marzo 2015
I motivi di espansione del califfato
L’evoluzione dello Stato islamico impone una attenta analisi, anche per capire il perché della richiesta dei poteri di guerra, effettuata dal Presidente Obama al congresso statunitense. Nella lotta interna al radicalismo islamico, si è a lungo sottovalutata la crescita del califfato, preferendo optare per un controllo maggiore di quello che è stato il primo nemico: Al Qaeda. Combattuta a lungo, l’organizzazione di Osama Bin Laden è stata praticamente sconfitta militarmente, ma non si sono però attenuate quelle ragioni storiche e geopolitiche, che ne avevano decretato il successo. Il movimento integralista islamico non è finito, ma si è mantenuto vivo ed ha rappresentato un terreno di coltura abbondante, per i movimenti terroristici emergenti, che ne hanno saputo intercettare i sentimenti e le potenzialità. Uno degli errori più grandi degli USA e dell’occidente è stato quello di non affiancare una azione politica e civile, capace di riempire il vuoto lasciato da Al Qaeda, favorendo i movimenti musulmani moderati, giunti ad una crescita economica e civile, capace di favorire l’identità nazionale, in un quadro politico ben definito e collocato all’interno della presenza della religione, intesa in maniera meno radicale. Avere tralasciato questo intento ha favorito la proposta esattamente opposta arrivata dal califfato, che si è presentato come movimento pan-islamico e quindi transnazionale. A favorire questa tendenza ci sono stati errori di gestione delle crisi internazionali di Siria ed Iraq e la conclusione, spesso non prevista delle primavere arabe, che hanno costituito uno strato di insoddisfazione, capace di generare un ampio favore al progetto dello Stato islamico. Sebbene l’insieme del movimento integralista, soprattutto nelle sue componenti paramilitari, sia molto diviso al suo interno, la capacità attrattiva e di aggregazione che sta esercitando il califfato, gli ha consentito di affiliare diversi gruppi, che gli hanno permesso di creare una rete vasta e diffusa nei paesi arabi, che non deve essere assolutamente sottovalutata. Se in Siria ed Iraq la guerra avviene sul campo ed in maniera, tutto sommato, convenzionale, in altri paesi la struttura fluida che aderisce al califfato, crea pericoli di nuovo genere, capaci di tenere sotto pressione interi paesi. L’organico militare in Siria ed Iraq è stimato tra le 20.000 e le 30.000 unità, che possono contare su armamenti di tutto rispetto, sia leggeri che pesanti. Questi uomini hanno fatto del presidio del territorio la loro forza, imponendo con il terrore ed autentiche pulizie etniche, l’affermazione possibile di una entità praticamente statale basata sull’applicazione più rigida della legge islamica. L’intenzione è ora quella di espandere questa organizzazione in altre zone del mondo dove la presenza dell’Islam può giustificare questa impostazione. Non è una minaccia da poco, il califfato mirerebbe ad espandersi in Afghanistan, Algeria, Libia, Egitto, Yemen, Libano, Tunisia, Arabia Saudita e Giordania. Si tratta di paesi con situazioni differenti, ma tutti accomunati dal gran numero di combattenti che hanno ingrossato le fila dello Stato islamico. Certamente le mire su Arabia Saudita, Egitto e Giordania, risultano praticamente impossibili per le strutture ben salde dei governi che le guidano, ma la situazione in paesi che non possono contare su istituzioni ben radicate o ancora in sviluppo, come Libia e d Afghanistan, indicano come il califfato abbia la capacità di alterare equilibri regionali già fragili. Un ulteriore elemento di attrazione verso il califfato, che ha vinto la concorrenza su Al Qaeda, è stato quello di attrarre i giovani musulmani, specialmente dai paesi europei, che non si sono mai integrati nei sistemi di vita occidentali, ma ne hanno saputo imparare i mezzi comunicativi, a scapito dell’importanza che l’organizzazione di Osama Bin Laden dava alla formazione teologica ortodossa, elemento sicuramente mancante nel livello medio dell’istruzione in materia religiosa degli aderenti al califfato, come è stato più volte rilevato. Non risulta trascurabile neppure la capacità attrattiva verso elementi che neppure entrano in contatto diretto con l’organizzazione dello Stato islamico, ma possono agire d’impulso trasformandosi in commando imprevedibili, come accaduto in Francia.
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