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mercoledì 11 marzo 2015
La strategia dell'India per fermare l'influenza della Cina nell'oceano Indiano
L'India individua le nuove priorità della propria difesa, per contrastare la preponderanza cinese e studiare nuove forme di collaborazione con gli Stati Uniti. L’espansionismo cinese in Asia è visto come un pericolo per la nazione indiana, sia dal punto di vista geopolitico che da quello economico, I due paesi sono divisi da una profonda rivalità, che ha contribuito, nel recente passato, ad una lotta serrata sul piano delle relazioni internazionali per accaparrarsi i favori delle nazioni vicine. Su questa strada deve inquadrarsi il viaggio del premier indiano compiuto in Sri Lanka, Mauritius e Seychelles; questi paesi rivestono una grande importanza per l’interesse strategico che ricoprono, grazie alla posizione del loro territorio, dove possono essere installate basi a guardia dei sempre più importanti percorsi commerciali di mare. Nuova Delhi ritiene essenziale che questi paesi non siano sottoposti all’influenza cinese, che permetterebbe a Pechino di avvicinarsi sempre di più al paese indiano, preoccupazione condivisa anche da Washington, che ha fatto del presidio dei mari del sud est asiatico un punto fermo della propria politica internazionale. La lotta tra India e Cina si svolge sulla base degli investimenti finanziari impegnati anche nell’ambito del settore militare. Pechino ha dato un forte impulso alla modernizzazione del proprio apparato bellico, destando le preoccupazioni dei paesi vicini e degli Stati Uniti, che hanno dovuto bilanciare le potenzialità cinesi con investimenti altrettanto importanti. La Cina ha puntato molto sul potenziamento della propria flotta navale e della forza aerea e le navi militari cinesi sono sempre più presenti nelle acque internazionali lontane dalla madrepatria, impegnate ufficialmente in esercitazioni e ad assolvere compiti di pattugliamento contro la pirateria marina. Questo attivismo cinese, ha però destato diversi sospetti sulle reali intenzioni di Pechino, soprattutto in quei paesi come il Giappone, la Corea del Sud, il Vietnam e la stessa India, che temono un sempre maggiore espansionismo cinese; d’altra parte i cinesi hanno ribadito più volte, anche nei confronti degli USA, di ritenere la zona di mare del sud est asiatico sotto la propria legittima influenza, innescando aspri contrasti, con situazioni di crisi potenziale molto pericolose. In questo quadro, che esaspera una situazione già presente di contrapposizione, l’India ha aumentato il proprio budget militare, stanziando una percentuale dell’11% in più rispetto alla cifra precedente ed arrivando, quindi, a prevedere una spesa di circa 37.400.000 euro. La maggioranza di questi investimenti riguarda il settore navale e quello aereo, praticamente ricalcando le scelte cinesi. Si tratta di una chiara indicazione dell’intenzione di affrontare la Cina sullo stesso terreno ed, al contempo, cercare di acquisire potenzialmente altrettanto valore militare, da presentare come deterrente per contrastare le mire della Cina. Questa evoluzione però, promette scenari di continuo confronto, anche solo a distanza, che potrà sfociare in una creazione di equilibri sempre meno stabili, fondati sull’uso implicito della forza come elemento di dialogo politico internazionale, sempre più preponderante all’interno dei canali diplomatici. All’interno del tour diplomatico del premier indiano la tappa più significativa sarà quella nello Sri Lanka, dove il cambio di esecutivo ha coinciso con una nuova ed opposta direzione intrapresa dal nuovo governo, non più in favore della Cina, a cui sono state sospese le commesse per la costruzione di nuove infrastrutture portuali a Colombo. Questa decisione dovrebbe, di conseguenza, favorire i rapporti con l’India, paese quasi contiguo, ed inasprire ulteriormente le relazioni tra Pechino e Nuova Delhi.
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