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lunedì 23 marzo 2015
Lo Yemen può diventare il nuovo Iraq
Nello Yemen si sta combattendo un conflitto parallelo a quello che avviene in Siria e soprattutto Iraq. L’avanzata di terra che ha costretto le truppe del califfato ad arretrare, condotta dall’esercito irakeno, coadiuvato dai combattenti sciiti provenienti dall’Iran, ha evidenziato come la guerra da regionale e contro l’occidente, attualmente ha preso una caratterizzazione di tipo più religioso, il confronto tra sciiti e sunniti e parallelamente ha inasprito le avversità tra Arabia Saudita e Teheran. La situazione è complicata anche da fattori esterni, quali le sorti del negoziato sul nucleare iraniano, a cui l’Arabia è particolarmente contraria, tanto da minacciare di intraprendere la stessa via del paese iraniano per arrivare a bilanciare le potenzialità atomiche del paese sciita. Riyadh teme uno sviluppo del potere degli sciiti al proprio confine, sul territorio yemenita, sviluppando un senso di accerchiamento che potrebbe renderla pericolosa. Occorre però analizzare la situazione interna dello Yemen, focalizzandosi anche sui problemi di sicurezza del paese e non solo sulle influenze esterne, che restano importanti, ma costituiscono un aspetto complementare. La situazione di equilibrio pesantemente instabile ha fatto diventare dello Yemen uno dei paesi più insicuri ed instabili; la forte presenza di Al Qaeda, di cui il paese costituisce ormai la maggiore roccaforte, rappresenta uno dei motivi di maggiore destabilizzazione, tanto da impegnare le forze armate statunitensi a diversi raid, condotti con i droni, su obiettivi come rifugi e campi base dell’associazione terroristica. Negli ultimi tempi la maggiore influenza sul paese sembra essere in mano agli sciiti, che, per questo motivo, sono stati bersaglio di attentati terroristici con molte vittime, messi in atto fin dentro i loro luoghi di culto. Quella in atto sembra una strategia per gettare il paese nel caos, come sta accedendo in Libia; gli sciiti accusano l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti di volere colpire il crescente peso politico e sociale della parte sciita nel paese yemenita. In realtà la situazione non appare così semplice e definita. Occorre sempre tenere presente il ruolo di Al Qaeda, che non intende lasciare l’unico territorio su cui ha ancora un certo seguito, anche in funzione anti califfato, per il predominio della galassia terroristica sunnita. In quest’ottica è chiaro che Al Qaeda ha tutto l’interesse, sia pratico, che politico, di contenere l’avanzata sciita, anche come fattore di prestigio da opporre allo Stato islamico, tuttavia l’accusa rivolta all’Arabia Saudita potrebbe essere non del tutto infondata, giacché potrebbe rispondere all’esigenza di bilanciare la crescente influenza sciita in Iraq, prima dominato dai sunniti. Il caso yemenita, ma anche quello irakeno, rappresenta la battaglia a distanza tra i principali rappresentanti dello scisma islamico. Questo fatto ha una valenza importante per lo scacchiere internazionale, ma soprattutto per gli equilibri della politica estera americana. Se le accuse a Riyadh, sono perlomeno plausibili, anche se non certe, quelle ai paesi occidentali e soprattutto a Washington appaiono difficili da risultare attendibili. Non che questo voglia dire che l’indirizzo USA in politica estera sia certo, ma, piuttosto il contrario. Verosimilmente, in questo momento la Casa Bianca, deve tenere un atteggiamento quasi di equidistanza tra l’Arabia Saudita, formalmente il maggiore alleato sunnita, e l’Iran, attraverso il quale deve raggiungere l’accordo sul problema nucleare e che ora ha acquistato una certa valenza strategica per avere impegnato i suoi uomini sul terreno, nel conflitto contro il califfato. Proprio per questi motivi non sembra possibile, che gli USA siano implicati in atti contro gli sciiti, oltretutto Al Qaeda rimane un obiettivo da sconfiggere nel quadro della lotta al terrorismo. Una possibilità potrebbe essere costituita dall’uso della situazione yemenita come forma di pressione da parte dell’Arabia verso gli stessi Stati Uniti, una manovra con il duplice intento di sottrarre il paese all’influenza sciita e mettere Washington in difficoltà di fronte alle due parti. La situazione dello Yemen appare, comunque, al momento ingovernabile internamente da parte di un solo soggetto coinvolto, come è stato sottolineato dall’ONU. Come sempre, in questi casi, si raccomanda il dialogo da distante, senza un intervento organico capace di portare la calma nel paese.
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