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lunedì 27 aprile 2015

Il terremoto in Nepal ha colpito un paese già in grossa difficoltà

Il terribile terremoto che ha devastato il Nepal, ha colpito una delle nazioni più povere del mondo, che stava già soffrendo una crisi economica strutturale, accompagnata ad una situazione altrettanto grave dal punto di vista istituzionale. Una ribellione ha provocato la caduta della monarchia dal 2007 ma il parlamento non è riuscito a redigere una nuova costituzione a causa dei pesanti dissidi interni ed anche con le elezioni del 2013 la situazione non si è sbloccata, per il perdurare dei contrasti all’interno dell’assemblea nazionale. In questa situazione di paralisi politica, che non permette la transizione istituzionale, il governo dell’economia non ha potuto essere efficace. La nazione nepalese conta circa 27 milioni di abitanti ed è contraddistinta da una orografia prevalentemente montana che non consente lo sfruttamento del suolo in maniera sufficiente, per una economia che costituita prevalentemente dal settore primario. La superficie coltivabile è soltanto del 20% del paese ed è spesso condizionata da situazioni dove l’uso delle macchine è molto difficoltoso ed i contadini nepalesi devono lavorare praticamente senza l’aiuto di macchinari adatti. Uno dei problemi maggiori è la necessità, non soddisfatta, della creazione di infrastrutture, che potrebbero consentire una crescita adeguata. Le agenzie internazionali stimano che l’attuale livello di investimenti stranieri dovrebbe crescere quattro volte tanto, per assicurare uno sviluppo adeguato per eliminare o ridurre l’ingente quota di povertà dal paese. I dati del prodotto interno lordo per il 2013, parlano di una quota pro capite di 964 euro, con un quarto della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Il settore più importante resta l’agricoltura, con tutti i limiti evidenziati dalla struttura del paese e la distribuzione nono omogenea della popolazione, provoca che un terzo delle attività produttive del paese siano concentrate nei dintorni della capitale Katmandu. Una delle principali entrate è costituita dalle rimesse degli emigranti, che lavorano prevalentemente come manovali nei paesi del Golfo Persico, spesso in condizioni dove non sono assicurati i più elementari diritti, per il resto il Nepal dipende dagli aiuti dei paesi stranieri e dal turismo legato all’alpinismo, che ora subirà una forte battuta d’arresto, anche per la tragedia avvenuta al campo base dell’Everest e per la distruzione delle vie di accesso ai siti più frequentati. La tragedia del sisma ha dunque colpito un paese già in condizioni precarie, dove mancano i mezzi per i soccorsi e la pronta ripresa. Anche il patrimonio artistico è stato irrimediabilmente danneggiato. Mentre il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, la situazione rischia di peggiorare per la mancanza di norme igieniche, che potrebbero causare epidemie, a cui si somma la mancanza di acqua potabile. Se la situazione più grave finora accertata è nei centri urbani, dove i crolli sono stati numerosi, preoccupa la situazione dei tanti piccoli centri isolati che sono impossibili da raggiungere per il crollo di strade e vie di comunicazione; proprio per questa ragione si teme che il bilancio delle vittime sia destinato ad aumentare rispetto agli ultimi dati, comunque sempre in aggiornamento. La mobilitazione internazionale degli aiuti ha fornito risposte rapide, ma le condizioni atmosferiche, condizionate da forti piogge, unite al pessimo stato delle infrastrutture, complica di molto l’azione dei soccorritori, che si muovono in un ambiente naturale del tutto ostile.  

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