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giovedì 16 aprile 2015

La tragedia dei migranti nel Mediterraneo come fallimento dell'Unione Europea e delle Nazioni Unite

La situazione delle migrazioni, che partono dalla Libia verso l’Italia, attraversando il braccio di mare, che divide i due paesi si fa sempre più problematica per le conseguenze umanitarie ed evidenzia, come il paese italiano sia lasciato solo ad affrontare questa emergenza. Attualmente è in vigore il dispositivo di contrasto Triton, che si basa, non sull’aiuto delle persone in fuga, ma sul controllo delle frontiere comunitarie ed ha un budget insufficiente per gestire il fenomeno. Precedentemente Roma aveva affrontato il problema con l’operazione “Mare Nostrum”, che era a totale carico dell’Italia. Grazie all’impegno ed all’investimento economico italiano le disgrazie, seppure presenti erano state minori rispetto alle attuali misure prese dall’Unione Europea. Il flusso dei migranti, complice la situazione di assoluta mancanza di controllo in Libia, è aumentato e si calcola che soltanto nell’ultima settimana la Guardia Costiera italiana ha tratto in salvo circa 10.000 persone. Si tratta di operazioni che avvengono al di fuori di quanto pensato da Bruxelles, a totale carico dell’Italia. Nel 2014, l’agenzia dell’ONU per gli immigrati ed i rifugiati ha valutato che oltre 210.000 migranti hanno attraversato il Mediterraneo e che 3.500 abbiano perso la vita; tuttavia questo secondo dato è una valutazione al ribasso, perché si basa sui corpi recuperati e le testimonianze dei sopravvissuti, mentre è ragionevole ritenere che di alcuni naufragi non si sia avuta notizia. La situazione è ritenuta molto grave dalle Nazioni Unite che hanno fatto appello agli altri paesi europei ad aiutare l’Italia, non solo nel controllo delle frontiere, ma, soprattutto, nell’assistenza ai migranti. Il problema esiste fin dalla presenza al governo della Libia del Colonnello Gheddafi, che regolava la quantità dei migranti, per fare pressione sull’Italia e sull’Europa, per aiuti economici e riconoscimento politico. Dopo la caduta del regime di Tripoli, la Libia è sprofondata nel caos istituzionale e non esiste una autorità capace di gestire il fenomeno sulle coste africane; d’altro canto il fenomeno della migrazione è aumentato a causa delle guerre e delle carestie e per il fatto di essere una fonte di sicuro reddito per le organizzazioni che gestiscono i traffici umani, tra cui si sono inseriti gli integralisti islamici. I migranti sono soggetti a violenze di ogni genere ed una particolare attenzione va rivolta ai bambini, che affrontano senza familiari il viaggio della speranza. L’organizzazione “Save the children” parla di un gran numero di vittime minorenni. Inoltre vi è il pericolo che in mezzo ai disperati che attraversano il Mediterraneo per sfuggire alla fame ed alle violenze delle guerre vi siano potenziali terroristi infiltrati. Resta il fatto che la questione più urgente da affrontare è una pianificazione dei soccorsi che non può essere affidata soltanto all’Italia, perché è un problema che travalica anche i confini comunitari, ma deve essere condiviso da tutta l’Unione Europea e dalla stessa ONU, che devono essere in grado di mobilitare e mettere in campo una task force in grado di gestire il primo livello di emergenza. Connesso però a questo vi è la necessità di arrivare ad una pacificazione della Libia per operare sul suo territorio e con la sua autorizzazione e collaborazione, inviando dei Caschi Blu in grado di approntare campi profughi per fornire l’assistenza necessaria a chi giunge sul suo territorio dopo viaggi estenuanti. Purtroppo questo caso rappresenta l’ennesimo fallimento politico degli enti sovranazionali: l’Europa è impegnata soltanto nella ricerca della stabilità finanziaria e non riesce ad avere una sufficiente organizzazione, che discenda dalle decisioni della politica per sapere fare fronte all’emergenza, che non è solo di un suo membro, ma che nel tempo si riflette su tutti gli altri. Le Nazioni Unite si limitano, come orami da troppo tempo, alle dichiarazioni di buone intenzioni, a cui non segue alcun comportamento pratico. Comportamenti come questi delegittimano sia Bruxelles che New York, come sede del Palazzo di vetro, e fanno sorgere la domanda su quale sia la reale utilità di questi enti, che continuano a tradire i loro principi ispiratori.

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