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martedì 14 aprile 2015
Sale la tensione tra Arabia Saudita ed Iran
La cancellazione di tutti i voli che collegano l’Iran all’Arabia Saudita, soprattutto a favore dei pellegrini verso la Mecca, rappresenta l’ultimo passo di una escalation sempre più preoccupante nei rapporti tra i due stati. Aldilà dell’episodio, che ha provocato la decisione di Teheran, siamo di fronte ad una sempre maggiore tensione tra i due paesi, da sempre su posizioni opposte, dovute all’evoluzione della questione yemenita. Da quando l’Arabia Saudita si è impegnata militarmente in prima persona, per sedare la ribellione degli Huthi, appartenenti ad una corrente dagli sciiti, l’Iran rischia di essere coinvolto in modo altrettanto netto nella questione. Tuttavia il confronto è volutamente indirizzato sul possibile coinvolgimento iraniano, da parte dei sauditi, per ragioni, che sono principalmente al di fuori del contesto specifico. L’Arabia Saudita è fortemente irritata dalla rottura dell’isolamento nei confronti dell’Iran, avvenuto grazie alla firma preliminare degli accordi di Losanna sulla questione nucleare e sul fatto stesso che Teheran possa dotarsi di una tecnologia atomica, ufficialmente a scopi civili, particolare che viene considerato dai sauditi come l’anticamera dello sviluppo militare. Questa evoluzione ha compromesso i rapporti con gli Stati Uniti, che sono diventati sempre più tesi in concomitanza con il raggiungimento dell’accordo. Quello che teme l’Arabia Saudita è una maggiore influenza del paese iraniano nella regione, influenza che potrebbe essere anche aumentata dal possibile controllo dello stato yemenita, dove la minoranza sciita rappresenta comunque un terzo del paese. Secondo alcuni analisti americani, la questione degli Huthi non è una novità nello Yemen, infatti precedenti disordini provocati da questa minoranza non hanno avuto alcuna tutela da Teheran, ed attualmente l’Iran si limiterebbe ad un appoggio politico senza alcun intervento. Quello che gli analisti statunitensi affermano è che il fatto di appartenere ad un ramo della religione sciita non significa automaticamente avere l’appoggio militare iraniano. Ma la situazione contingente ha portato il grado di apprensione dei sauditi oltre il limite degli avvertimenti politici; Riyadh considera lo Yemen una propria zona di influenza ed il timore di vedere estesa su questo territorio l’ombra dell’Iran, ha prodotto una reazione capace di innescare veramente un possibile intervento di Teheran. Se il fatto che all’interno del territorio yemenita sia possibile una presenza di agenti segreti iraniani, ciò, per contro, non è affatto certo. Più probabile che se l’azione militare saudita dovesse continuare, gli iraniani forniranno un qualche tipo di risposta, per ottemperare alla dottrina che hanno adottato e che li vede protettori delle minoranze sciite, in quanto paese leader in questo ramo religioso dell’islam. L’azione dei sauditi non è comunque limitata all’intervento militare, ma viene espletata sul piano politico internazionale con il tentativo di creare una forza tra i principali paesi sunniti, riconducendo la questione ad un pericoloso confronto religioso. L’Arabia sta cercando il coinvolgimento di Turchia e Pakistan, ma per il momento non ha ottenuto l’appoggio desiderato, se non con dichiarazioni di principio e rischiando così di portare avanti da sola l’azione intrapresa. Anche dagli Stati Uniti si registra un appoggio più che altro dovuto, ma che non ha avuto effetti pratici, paradossalmente, ma fino ad un certo punto, la posizione più simile è quella di Israele, che è accomunato all’Arabia Saudita dalla grande avversione per Teheran, ma non può appoggiare apertamente Riyadh. Molto della evoluzione della situazione dipenderà dalle possibili richieste di aiuto degli Huthi a Teheran e dalla volontà dell’Arabia di aumentare la pressione militare senza la ricerca di una soluzione negoziata della crisi.
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