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lunedì 4 maggio 2015

Nello Yemen si intensificano i combattimenti

La guerra in corso nello Yemen registra un incremento dei combattimenti; purtroppo quello annunciato tempo fa da sauditi, riguardo la fine dei bombardamenti è stato più volte smentito e gli ultimi casi registrano l’uso degli ordigni a grappolo, secondo quanto denunciato dall'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch. Queste bombe sono incluse nel divieto di uso in alcuni trattati per la loro pericolosità, soprattutto per la popolazione civile, ma l’Arabia Saudita e lo Yemen non hanno mai firmato questi accordi . La decisione di utilizzare questo tipo di bombe significa soltanto che la monarchia saudita ha deciso di innalzare il livello dello scontro, forse per accelerarne la fine. Non è escluso che questa decisione sia in relazione con gli attacchi che i ribelli huthi, hanno cercato di portare fino al confine saudita. L’attacco è stato condotto nei pressi del confine meridionale dell’Arabia Saudita, ed avrebbe provocato una dura risposta delle forze saudita, che avrebbe provocato diverse vittime tra le forze ribelli. La mossa degli huthi potrebbe essere stata dettata dal tentativo di alleggerire la pressione militare e fornire nello stesso tempo una risposta adeguata all’intervento bellico dell’alleanza sunnita. Tuttavia la forza degli huthi appare nettamente inferiore a quanto messo in campo dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati, malgrado i ribelli abbiano ancora sotto controllo una parte del territorio yemenita, compresa la capitale del paese. Frattanto la coalizione militare sunnita avrebbe iniziato, contemporaneamente ai bombardamenti aerei, una azione terrestre, con personale militare fatto arrivare via mare ad Aden, per attaccare le posizioni degli sciiti nella zona. Di questo contingente potrebbero anche fare parte le forze speciali saudite, che intendono recuperare posizioni alle milizie avverse, probabilmente in minore tempo, per riuscire a concludere un conflitto, che preventivavano di concludere prima. L’intensificazione dell’impegno dei sauditi ed il grande dispiegamento di forze, segnalano che la campagna contro gli huthi, malgrado quanto messo in campo, non è affatto agevole. La resistenza dei ribelli sciiti, nonostante le grandi perdite e l’assenza di possibilità di rispondere con l’arma aerea, agli attacchi dal cielo, fornisce una percezione di grande difficoltà da parte della coalizione sunnita. L’Arabia, soprattutto, in questo momento ha la necessità di concludere al più presto possibile la campagna yemenita, essenzialmente per due motivi. Il primo è impedire che gli Stati Uniti si pronuncino contro le modalità di questo conflitto, soprattutto per le ricadute sulla popolazione civile; la seconda è impedire che l’Iran intraprenda una azione di appoggio agli huthi, in maniera ufficiale. Questa seconda opzione è la più temuta dalle diplomazie di tutto il mondo, perché potrebbe portare ad un confronto diretto tra i due principali paesi musulmani, alfieri dei due rami in cui si è divisa la religione di Maometto. Per il momento Teheran non ha fatto alcun passo ufficiale, anche se risulta certo che il monitoraggio della situazione è continuo. L’Iran è però soggetto a due forze opposte al riguardo di appoggiare ufficialmente i ribelli huthi. Se da un lato i movimenti sciiti più estremi sono per un appoggio incondizionato agli insorti yemeniti, facendone una questione di appartenenza e di orgoglio religioso, dall’altra parte, l’avvicinarsi della data della firma definitiva sul trattato della questione nucleare impone allo stato iraniano una obbligata prudenza. Una soluzione, seppure di difficile attuazione, potrebbe essere quella di dividere in due zone lo Yemen, una per gli sciiti ed una per i sunniti; tale soluzione dovrebbe essere portata avanti dalle Nazioni Unite ed in maniera provvisoria, senza, cioè, dare alla divisione del paese un assetto definitivo, ma temporaneo, per permettere trattative di pace. Questo espediente, però, potrebbe costituire una sconfitta per i sunniti che puntano al totale controllo del paese; questa motivazione contribuirebbe a spiegare l’aumentata intensità degli attacchi militari, per arrivare ad una conquista definitiva dello Yemen da riconsegnare al governo in esilio a Riyadh. Questo scenario, che è il più probabile, impone all’Iran una azione non ufficiale di sostegno agli huthi, che spiega in modo esauriente la loro capacità di resistenza. Probabilmente Teheran, oltre a fornire armi ed attrezzature, impiega sul campo propri effettivi, sull’esempio di quanto fatto in Siria ed in Iraq. La situazione è così di fatto apparentemente bloccata, nonostante lo sforzo militare sunnita e pare destinata ad andare avanti, con gravi problemi per i civili. Soltanto una azione diplomatica di Washington, nella qualità di alleato dei sauditi e di paese protagonista al tavolo delle trattative sul nucleare iraniano, potrebbe indurre le due parti ad aprire le trattative per un cessate il fuoco ed una successiva sistemazione della questione yemenita.

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