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giovedì 14 maggio 2015
Questione palestinese: il Vaticano riconosce la soluzione dei due stati
L'annuncio che lo Stato della Città del Vaticano ha raggiunto un accordo con lo Stato della Palestina, come è stata definita dai documenti ufficiali l’entità palestinese, che riconosce la soluzione dei due stati, cioè la coesistenza sullo stesso territorio di Israele e Palestina rimette al centro del dibattito internazionale la questione palestinese da una visuale differente. La portata del documento è molto rilevante per lo scenario internazionale, in quanto è un riconoscimento dello stato palestinese ad esercitare la propria sovranità entro i confini stabiliti dalla risoluzione dell’ONU del 1947; ciò è stato esplicitamente affermato dal Segretario vaticano per i rapporti con gli stati, ed ha quindi valore di ufficialità da parte dello Stato della Città del Vaticano. L’accordo tra le due parti prevede l’assicurazione della attività della chiesa cattolica in Palestina ed il reciproco riconoscimento e sarà firmato in un prossimo futuro. L’intento della chiesa di Roma è quello di favorire il riconoscimento della sovranità ed indipendenza dello stato palestinese e di diventare un esempio da seguire per altri stati cattolici; gli effetti di questo accordo, non si limitano, infatti, al rapporto bilaterale tra le due parti, ma, proprio per il peso morale e l’autorevolezza della Chiesa cattolica, aprono una via da seguire, che può consentire il progressivo riconoscimento dell’esercizio della sovranità palestinese da parte di un sempre maggiore numero di soggetti internazionali. Anche la circostanza che il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, sarà ricevuto in udienza ufficiale dal Papa, rappresenta una ulteriore prova delle intenzioni vaticane; tuttavia ancora maggiore significato è rappresentato dalla canonizzazione di due religiose nate in Palestina, che diventeranno le prime sante nate nella terra di Gesù Cristo. Sebbene questo atto sia di natura religiosa, la coincidenza con il raggiungimento dell’accordo con la Palestina, riveste anche un valore politico non indifferente e diventa uno strumento attraverso il quale il Vaticano riconosce implicitamente l’importanza della relazione con i palestinesi. L’auspicio della Chiesa cattolica romana va nella direzione di essere decisiva per arrivare alla soluzione dei due stati, che permetterebbe di mettere fine all’annoso problema tra Israele e palestinesi e si colloca nel solco della visione statunitense portata avanti con molta difficoltà e senza risultati apprezzabili dall’amministrazione di Obama, attraverso l’opera del Segretario di stato , Kerry. Per gli Stati Uniti la mossa del Vaticano costituisce un aiuto ed un incentivo a riprendere l’opera di convincimento su Tel Aviv. Ma Israele, non ha risposto certo con entusiasmo all’iniziativa sottoscritta dal Vaticano, purtroppo però ancora una volta le argomentazioni portate a supportare la propria contrarietà non costituiscono un valido contributo al dibattito sull’argomento. La motivazione, che qualunque atto o azione tendente a riconoscere il diritto ai palestinesi ad esercitare la propria sovranità, sia una minaccia per la pace è diventato, ormai un ritornello senza alcun senso costruttivo. Tel Aviv non può pensare di giustificare di fronte al mondo la violazione di accordi internazionali, quelli del 1947, con lo scopo di accrescere il proprio territorio sottraendolo ai palestinesi, giustificandoli come iniziative di pace. In realtà una delle parti che attentano alla pace è proprio lo stato israeliano, che non riconoscendo la necessità della creazione di uno stato palestinese, alimenta la violenza araba, che diventa così, strumento funzionale al mantenimento dello status quo, da cui proprio Israele raccoglie i vantaggi maggiori. Ma l’annuncio del Vaticano è la conferma di quanto la tendenza mondiale sia quella di volere arrivare alla soluzione dei due stati, che è anche la migliore possibile per gli equilibri regionali. Sul piano delle relazioni internazionali il riconoscimento della chiesa di Roma rappresenta l’ennesima sconfitta ed un ulteriore motivo di isolamento per lo stato israeliano, che vede sempre più aumentare la propria solitudine nel difendere la sua ingiustificata incapacità di accettare la soluzione dei due stati. Questo favore internazionale, sempre più marcato, affinché la Palestina diventi uno stato indipendente non potrà che tradursi, se la posizione di Israele non cambierà in maniera sincera, in iniziative sanzionatorie anche di tipo economico, come quella pensata dell’Unione Europea di boicottare i prodotti provenienti dalle colonie, che avranno per Tel Aviv costi sempre più alti.
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