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venerdì 12 giugno 2015
Il Pakistan espelle Save the Children dal paese
Dietro la chiusura della organizzazione non governativa “Save the Children” in Pakistan si agita la guerra non dichiarata tra Islamabad e Washington. Tra i due paesi, formalmente alleati, i rapporti sono deteriorati da tempo, per i gravi sospetti di collaborazione tra parti dei servizi segreti pachistani e parti del terrorismo fondamentalista islamico, in modo particolare con i talebani afghani, che si rifugiano nelle vallate al confine tra i due stati, fino ai legami con Al Qaeda. Gli USA da tempo non ritengono affidabile il Pakistan e la prova maggiore è stata l’operazione condotta sul territorio di Islamabad, che ha portato all’eliminazione fisica di Osama Bin Laden. L’azione americana, avvenuta fuori da ogni consuetudine del diritto internazionale, ha sollevato le proteste pachistane, ma ha anche evidenziato che i sospetti statunitensi non erano infondati. Da quel momento i rapporti tra i due paesi si sono deteriorati e l’esecutivo pachistano, che non ha mai riconosciuto le proprie responsabilità, ha ingaggiato una guerra per ostacolare l’attività delle organizzazioni non governative occidentali, accusandole di esercitare una attività spionistica in favore degli Stati Uniti. In particolare “Save the Children” è stata accusata, attraverso l’incriminazione e la successiva carcerazione di un medico pachistano, di avere avuto una parte attiva nella preparazione del raid che ha decretato la morte del capo di Al Qaeda. Il governo pachistano non ha dato spiegazioni sulla chiusura dell’organizzazione ed ha comunicato ai responsabili stranieri di lasciare il paese entro 15 giorni. Islamabad non ha dato alcuna versione ufficiale, mentre sembrerebbe che esista una versione ufficiosa, che parla di attività anti pachistana da parte di “Save the Children”. L’Organizzazione svolge la sua attività nel paese asiatico da oltre 35 anni , con 1.200 dipendenti, attraverso una stretta collaborazione con le istituzioni del paese nel campo dell’accesso all’istruzione, del miglioramento dei servizi pubblici in materia di sanità ed alimentazione dei minori; lo scorso anno ben 4 milioni di bambini sono stati raggiunti dall’attività dell’organizzazione, che ha colmato il vuoto lasciato dalle istituzioni pubbliche. L’atteggiamento pachistano, si spiega, quindi, come una ritorsione contro gli americani, che avrà, invece, affetti diretti sugli abitanti più poveri del paese, ai quali Islamabad non riesce ad assicurare adeguata assistenza. Se gli effetti collaterali dei pessimi rapporti tra i due stati si evolveranno in questo senso, potrebbe crearsi un pericoloso precedente, applicabile anche in altre realtà o diretto contro altre organizzazioni operanti nel paese, creando uno scenario molto grave per la collaborazione internazionale e la privazione di una serie di servizi per la popolazione comune.
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