Esiste una situazione particolare in America Latina riguardo alla condizione del lavoro: ad una crescita dello stipendio dei lavoratori non corrisponde un analogo aumento dei posti di lavoro; è quanto si evince da un rapporto della Banca Mondiale, che evidenzia come nei paesi dell’America centrale e meridionale le diseguaglianze non sono diminuite e da tre anni non si registrano progressi nella loro diminuzione. Tuttavia con l’attuale congiuntura, che segna una diminuzione dei prezzi delle materie prime, le conseguenze strutturali avranno ricadute pesanti sul mercato del lavoro, necessario alla lotta alla povertà. In America Latina e nei Caraibi, la percentuale di popolazione che vive con meno di 4 dollari al giorno di un punto percentuale nel 2013, rispetto al 2014, attestandosi al 24,3%, mentre la situazione di povertà estrema, che comprende coloro che vivono con una media di 2,50 dollari al giorno risulta in discesa dal 12,% al 11,5%. Si tratta di piccoli progressi, ma che denunciano un andamento ancora troppo lento nella riduzione della condizione di povertà, inoltre questi valori non sono da considerare uniformi, giacché nell’America centrale ed in Messico i valori sono più bassi. Deve essere specificato che ci troviamo in settore del mercato del lavoro, dove la parte più ampia è quella relativa ai lavoratori scarsamente qualificati; questa quota, che è la più ampia, ha rappresentato, soprattutto dopo primi anni di questo secolo, l’occasione di elevare il proprio reddito ed uscire da condizioni di miseria, anche se sono quelli nettamente meno remunerati e possono permettere soltanto di passare dalla miseria a condizioni di povertà. Si stima che i lavoratori non qualificati costituiscano la metà della forza lavoro dell’America Latina. Con questa consistenza numerica e la difficile congiuntura mondiale e senza l’adeguato sostegno di politiche statali, migliorare la condizione lavorativa risulta molto complicato, tanto da essere definito insignificante. Le uniche variazioni, fino ad ora si sono potute registrare nei paesi esportatori di materie prime, dove i salari hanno avuto un aumento medio ed hanno prodotto ricadute analoghe anche in settori non direttamente connessi con questo settore, elevando i redditi medi dei paesi coinvolti. Al contrario nei paesi che non sono esportatori di materie prime le retribuzioni hanno mantenuto i medesimi livelli, quando non hanno subito diminuzioni. Uno degli obiettivi fissati dai paesi dell’America Latina era quello di eliminare la povertà estrema entro il 2030, ma per fare ciò occorre diversificare le produzioni e soprattutto puntare sul capitale umano. L’educazione è lo strumento su cui puntare per eliminare le condizioni di miseria; il miglioramento delle competenze raggiunto con una istruzione media più elevata è stato il fattore trainante per la riduzione della diseguaglianza. Naturalmente si deve migliorare questi piccoli incrementi della lotta alla miseria sostenendo i governi locali con programmi internazionali in grado di ampliare sempre più la platea coinvolta, soprattutto pensando al pubblico femminile ed ai minori, spesso impegnati in attività lavorative che vanno a discapito della frequentazione scolastica.
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