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lunedì 3 agosto 2015

Gli USA difenderanno con la forza aerea la nuova formazione armata siriana

Gli Stati Uniti intendono utilizzare la propria forza aerea per difendere il nuovo gruppo armato che opererà in Siria, sia contro l’esercito di Assad, che contro lo Stato islamico. La nuova formazione, che raggruppa, le milizie militari di orientamento laico, dovrà rappresentare la forza sul terreno su cui gli Usa contano di fare affidamento. I componenti di questa formazione militare, individuano il principale nemico nel dittatore di Damasco, mentre Washington, almeno in questa fase, intende impiegarli maggiormente contro i soldati del califfato, per limitare l’espansione degli i integralisti in Siria e d ottenere la riconquista progressiva del territorio siriano; soltanto superata questa fase si potrà ragionare sul confronto diretto con Assad. La Casa Bianca ha pensato ad un piano di azione che non contempli l’azione militare contro entrambi gli obiettivi in maniera simultanea, giudicando questo impegno troppo gravoso per la composizione della nuova forza ed individuando come prioritaria l’esigenza di infliggere dure sconfitte al califfato. Resta da vedere se la motivazione dei combattenti siriani, principalmente ostili ad  Assad, rappresenterà una spinta sufficiente per seguire le priorità statunitensi. Questo interrogativo potrebbe porre serie domande sulla efficacia della strategia che gli USA hanno approntato; anche perché il regime di Damasco potrebbe trarre beneficio da questa nuova impostazione e conservare il territorio almeno fin qui mantenuto. Ciò significherebbe, in maniera implicita, un progetto di divisione della Siria, dove Assad potrebbe recitare ancora un ruolo di protagonista, seppure con capacità limitata. Questa ipotesi non appare inverosimile, perché gli USA devono tenere conto delle necessità iraniane ed anche di quelle russe, che giudicano la presenza di Assad una sorta di garanzia per i loro obiettivi; soprattutto non si può chiedere a Teheran di rinunciare ad avere una qualche influenza sulla regione, dopo il raggiungimento dell’accordo sul nucleare e la collaborazione ufficiosa, ma indispensabile, contro le armate dello Stato islamico. Se questa analisi ha un qualche fondo di verità, i combattenti siriani, addestrati dalle forze del Pentagono, devono avere accettato una prospettiva che riduce il loro obiettivo principale: quello di liberare la Siria da Assad, con la conseguenza di vedere il paese siriano non più unito ma diviso in entità amministrative, una delle quali potrebbe restare in mano al dittatore, che è il loro principale nemico. Deve essere però specificato, che la strategia americana, appare, al momento la più logica, perché senza l’eliminazione dello Stato islamico dalla Siria la situazione di guerra dal paese non può essere arrestata. Per Assad ciò costituisce un aiuto, che si può definire indiretto, ma che contribuisce a permettergli di guadagnare tempo prezioso, in una situazione dove le sue forze armate accusano una forte e grave crisi di tipo militare. L’esercito regolare siriano, infatti, ha subito le maggiori difficoltà proprio contro l’avanzata costante dello Stato islamico ed un maggiore impegno americano dovrebbe alleggerire la pressione del califfato su Damasco. La tutela prevista che la forza aerea statunitense assicurerà alla nuova formazione militare, è prevista anche contro eventuali atti ostili da parte degli uomini di Assad: ciò potrebbe provocare un confronto diretto tra le forze di Damasco e l’aviazione militare di Washington, tuttavia, secondo diverse previsioni, Assad si guarderà bene dal provocare, anche solo un possibile incidente, che possa determinare un tale confronto. La vicinanza delle base aeree turche, concesse da Ankara agli Stati Uniti, costituirà un fattore decisivo per l’incisività dell’importanza dell’arma aerea americana, che potrà colpire in maniera ravvicinata le postazioni dello Stato islamico e permettere alla nuova forza una più facile avanzata sul terreno. Resta da vedere se il califfato verrà rimandato fuori dai confini siriani, cosa accadrà a quel punto. L’opzione più plausibile dovrebbe essere un cessate il fuoco, che permetta alla diplomazia di concordare un diverso assetto del paese, se con Assad o con qualche  altro personaggio gradito a Teheran è ancora impossibile da prevedere.

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