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venerdì 7 agosto 2015
In Grecia oltre 280.000 persone non hanno accesso alle risorse alimentari
Esiste un dato inconfutabile che sancisce meglio di molti altri il totale fallimento del progetto europeo così come è stato portato avanti fino ad ora dalla Germania e da Bruxelles. Un dato il cui valore sociale e morale è incontestabile e che sta a significare come la presenza della povertà sia reale e tangibile, dentro all’Unione Europea, dove non dovrebbe avere diritto di cittadinanza ed essere soltanto un brutto ricordo da tanto tempo. Invece la carenza di risorse che causa il mancato accesso alle risorse alimentari è una realtà creata dalla rigidità finanziaria, che avrà assicurato stabilità ma soprattutto persone indigenti. Sono infatti oltre 280.000 le persone che in Grecia hanno chiesto, attraverso una regolare domanda, di ottenere aiuti alimentari al Fondo per il sostegno europeo degli indigenti. Significa che queste persone sono sprofondate in uno stato di totale necessità, impossibilitate ad assicurarsi il minimo necessario per alimentarsi al fine di garantirsi la sopravvivenza. Il panorama delle richieste di aiuto rischia di essere anche più ampio, perché sul totale delle domande soltanto circa 50.000, sono state presentate in maniera individuale, mentre le altre da associazioni di beneficenza e non governative, che si occupano del problema alimentare nel paese greco, svolgendo un ruolo di supplenza delle istituzioni, spesso impossibilitate ad intervenire perché vittime loro stesse dei tagli imposti ad Atene. L’alta affluenza delle domande di accesso agli aiuti ha provocato la proroga per la scadenza delle richieste, diventando un ulteriore elemento di analisi della grave situazione. A completamento di questo scenario deve essere aggiunta la grave crisi sanitaria che attraversa la Grecia, dove sono ricomparse patologie scomparse da tempo, a causa della impossibilità materiale di curarsi di diverse persone, associata ai gravi tagli imposti all’assistenza medica. Questi fattori, più che molti altri dovrebbero essere alla base del progetto europeo o, almeno, essere ugualmente importanti di quelli finanziari. L’ingiustizia di colpire la popolazione, spesso incolpevole delle scelte dei governi, dovrebbe essere riconosciuta immediatamente dagli organi centrali europei e d essere sanata al più presto. L’azione per risanare la situazione finanziaria non dovrebbe colpire in modo indiscriminato, ma tenere conto delle esigenze di base dei cittadini: la salute, l’alimentazione e l’istruzione; viceversa si rischia di alterare gli equilibri sociali e politici di qualunque paese coinvolto in una situazione del genere, che ora riguarda la Grecia, ma che può, potenzialmente, investire qualsiasi altro stato oggetto delle attenzioni della rigidità finanziaria. Il dato greco sulla necessità di aiuti alimentari alla popolazione non può che porre la domanda sulla convenienza di appartenere all’Europa ed all’euro, non solo dal punto di vista politico ed economico, ma proprio pratico, dato situazioni analoghe non si verificavano con le monete nazionali. La volontà punitiva della Germania nei confronti di Atene è giustificata solo in minima parte e non è ammissibile se comporta effetti del genere, riportando un paese ad un livello di povertà inaccettabile. Questi segnali vanno aldilà del pericolo del populismo tanto evocato dai burocrati di Bruxelles, che pure è una minaccia non da poco, perché investono i diritti minimi della cittadinanza quali sono la sopravvivenza e le cure mediche. Siamo di fronte, cioè, ad un chiaro abuso di potere imposto da uno stato membro che si riserva il diritto di interrompere la sovranità di un altro stato, che ha ricadute immediate e dirette sui suoi cittadini, privandoli perfino della possibilità di alimentarsi. Risulta chiaro come questa situazione sia inaccettabile, come altrettanto inaccettabile è il fatto che gli stati europei, salvo poche timide eccezioni, subiscano in modo talora passivo e talora, invece, contribuendo in modo troppo attivo a questo andamento totalmente in disaccordo con i principi fondanti dell’Unione Europea. Forse è meglio ripensare l’istituzione ed arrivare anche a prospettare una divisione tra Europa del nord e d Europa del sud, che possa permettere una maggiore autonomia ed eliminare queste pericolose derive.
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