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giovedì 8 ottobre 2015

La Presidentessa del Brasile rischia l'incriminazione

Il Brasile potrebbe avviarsi verso una crisi istituzionale, dopo che la Corte dei conti ha invitato i parlamentari brasiliani ad un voto contrario sui conti pubblici del 2014, fatto che segue la decisione del Tribunale elettorale di riaprire una inchiesta sulla campagna presidenziale dello stesso anno, ritenuta viziata dall’opposizione a causa di illeciti finanziamenti pubblici, che hanno coinvolto l’ente petrolifero pubblico. In quella elezione venne rieletta l’attuale presidente del paese Dilma Rousseff, che potrebbe trovarsi così nello scomodo ruolo di imputata, un fattore, che, se anche solo potenziale, contribuirà ad aggravare i già bassi indici di gradimento nei sondaggi. Quasi per prevenire questa situazione la presidentessa brasiliana aveva, nei giorni scorsi provveduto alla formazione di un nuovo governo, che dava più potere agli alleati centristi del Partito del Movimento Democratico Brasiliano, che si sono distinti più volte per non essere allineati sulle posizioni della Rousseff, la quale, quindi, ha operato una mossa della disperazione per impedire la caduta del governo per motivi politici. D’altro canto nella sinistra del paese suscita particolare avversione il programma di tagli, che la Rousseff, vorrebbe effettuare, ma che ha recentemente subito una pesante sconfitta non essendo stati approvati alcuni provvedimenti per la mancanza di partecipazione al voto di molti esponenti appartenenti alla maggioranza. Nonostante, che, secondo alcuni analisti i risultati delle procedure che potrebbero incriminare la presidentessa, non abbiano grandi probabilità di avere effetti, l’influenza di queste accuse sulla stabilità politica del paese hanno ricadute evidenti, in un momento di grande difficoltà economica per il Brasile, che risulta coinvolto in una grave recessione economica, dopo anni di crescita consistente. Dal punto di vista istituzionale, gli effetti delle inchieste, potrebbero provocare la decadenza della Rousseff, che causerebbero una nuova tornata elettorale, dove difficilmente il Partito dei Lavoratori, quello della presidente, potrebbe ottenere una nuova vittoria. Potrebbe così, interrompersi la parabola politica della sinistra brasiliana, probabilmente troppo lontana dai valori di partenza, perchè cambiata profondamente nel suo modo di agire e nelle sue politiche. Certamente una delle cause pratiche del declino della sinistra è stata la bocciatura, seppure non vincolante,  dei conti pubblici per il 2014, anno delle elezioni, fatto che non accadeva dal 1936, a causa della probabile volontà di rendere meno gravosa l’entità del disavanzo pubblico, fattore che poteva essere usato dall’opposizione durante la campagna elettorale. Se ciò fosse vero la violazione riguarderebbe direttamente la legge in vigore sulla materia della responsabilità fiscale e la stessa Costituzione del Brasile; in conseguenza di ciò potrebbe configurarsi la violazione della responsabilità del presidente e quindi la sua decadenza. Ma aldilà di questi dettagli tecnici, seppure molto rilevanti, la crisi della sinistra brasiliana riflette quella di gran parte di movimenti progressisti, che una volta saliti, al potere, rinnegano nei fatti i loro valori e la loro storia, tramite il coinvolgimento in scandali, che tradiscono la correttezza e la legalità di cui dovrebbero essere portatori e l’attuazione di pesanti misure che colpiscono diverse fasce sociali, dalle più deboli fino al ceto medio, lasciando inalterate le grandi concentrazioni di potere. In Brasile, paese ricco di risorse, questo è accaduto con il coinvolgimento delle industrie di stato, che gestiscono la ricchezza del paese e che dovevano diventare lo strumento della redistribuzione della ricchezza nazionale. Se la Rousseff riuscirà a scampare le trappole legali, causate dal comportamento suo stesso partito, non è detto che riesca a terminare lo stesso la legislatura: il governo uscirà indebolito dalla vicenda e dovrà basarsi su compromessi sempre meno attinenti alla volontà popolare per sopravvivere.

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