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martedì 3 novembre 2015
Cina, Corea del Sud e Giappone si sono incontrati per favorire la stabilità della regione
Il vertice che si è tenuto a Seul, tra i capi di stato di Corea del Sud, Cina e Giappone, registra la ripresa ufficiale di questo incontro che non si teneva da tre anni. La volontà di instaurare una collaborazione più continuativa e prolifica denota quello che appare più di un tentativo per mantenere l’impegno della garanzia della pace, della stabilità regionale e della prosperità, mediante accordi di libero scambio tra i tre paesi. Si tratta di questioni di primaria importanza non solo in ambito regionale ma anche mondiale, visto i continui dissidi trai tre stati, ma sopratutto, tra Cina e Corea del Sud con il Giappone, governato da un esecutivo improntato ad un nazionalismo sempre più spinto. L’obiettivo dei tre paesi di trovare una forma di collaborazione rispondente a criteri standard di riferimento, eventualmente applicabili ad una platea più allargata in futuro. Per ora occorre però verificare il funzionamento di questi rapporti, sui quali pesano le questioni delle isole contese, che Tokyo ha in corso con la Corea del Sud e la Cina. Si tratta di emergenze che preoccupano l’intera platea diplomatica, ma che mettono in pericolo per primi, i rapporti commerciali tra i tre stati. Il valore di questi scambi commerciali arriva alla considerevole cifra del 17,5% del prodotto interno lordo mondiale, mentre la produzione di Pechino, Seul e Tokyo ammonta a ben il 20% dell’intra produzione del pianeta. Come si vede, si tratta di numeri molto importanti, che potrebbero crescere ulteriormente se i tre paesi arrivassero a concordare definitivamente una zona di libero scambio, che è in progetto ed oggetto di trattative. La creazione di un mercato comune di tale portata potrebbe avere benefici influssi anche sulla Corea del Nord, che potrebbe mostrare aperture al proprio isolamento, in cambio del coinvolgimento nella produzione di beni. Tuttavia l’atteggiamento delle tre nazioni verso Pyongyang rimane piuttosto guardingo. Seul, Pechino e Tokyo hanno esortato il regime nordcoreano da non continuare sulla via della proliferazione nucleare, che resta il grande punto interrogativo per la stabilità dell’area. I tre paesi hanno richiamato Pyongyang al rispetto della risoluzione delle Nazioni Unite contro nuovi esperimenti atomici, proprio appena poco tempo dopo l’annuncio della volontà nordcoreana di nuovi test missilistici a medio e corto raggio. Il problema dell’esistenza della dittatura nordcoreana è sentito, seppure in maniera differente, da tutti e tre gli stati, ma sopratutto dalla Corea del Sud, che ha intrapreso una serie di iniziative per arrivare alla distensione con la parte Nord, dopo i recenti scontri avvenuti alla frontiera. Certamente una unità di intenti per attenuare il pericolo nordcoreano condiviso con la Cina, che resta l’unico alleato di Pyongyang, è il segnale che anche Pechino intende risolvere il problema, che per la Repubblica Popolare Cinese, rappresenta una minaccia ai suoi traffici marittimi, l’approccio che i tre stati sembrano volere usare è di tipo morbido, fondato sulle relazioni internazionali e l’arma dell’economia, quindi con effetti sul lungo periodo, ma che non dovrebbe prevedere un coinvolgimento della forza. Naturalmente questo vertice non può essersi svolto con la benedizione americana, grande alleata di Corea del Sud e Giappone, profondamente interessata a che non si apra un nuovo fronte di instabilità mondiale nel nord est asiatico, ritenuto una regione fondamentale per lo sviluppo economico del pianeta. L’esistenza di buone relazioni tra i tre paesi principali non obbligano Washington ad investire più del dovuto nella regione, sia per tutelare gli interessi degli alleati, sia per preservare la propria influenza, malgrado la volontà cinese di affermare la propria potenza nell’area. Nonostante gli investimenti militari effettuati, per Pechino, in questa fase è più importante il mantenimento dell’espansione economica, che nella regione, può avvenire soltanto in accordo con Giappone e Corea del Sud, trovando una intesa che consenta una crescita capace di compensare le perdite patite in altri mercati.
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