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giovedì 5 novembre 2015
L'Alleanza Atlantica prevede maggiore impegno per la tutela dei suoi alleati del Mediterraneo
L'Alleanza Atlantica si prepara a considerare nuovi scenari di guerra, anche non convenzionale, che potrebbero investire i paesi alleati del sud Europa: Italia, Spagna e Portogallo. Il dato discriminante è la vicinanza geografica con aree di grande instabilità presenti nell’Africa del Nord, sulla sponda meridionale del Mediterraneo ed il loro immediato entroterra. In queste zone vi sono ampi territori sfuggiti ad un controllo dei rispettivi stati sovrani, sia per una mancata possibilità di esercitare la propria sovranità, anche in senso militare, sia per l’assenza di strutture statali idonee a garantire il controllo, come è il caso della Libia, divisa in due governi contrapposti e dove esiste una ampia zona che sfugge alla giurisdizione di entrambi gli esecutivi. Questa situazione ha favorito la creazione di milizie indipendenti, spesso connaturate da una profonda appartenenza all’estremismo religioso islamico, tanto da essere sovente affiliate ad organizzazioni più strutturate come Al Qaeda e lo Stato islamico. L’attività di queste forze paramilitari si è evoluta dal traffico di persone, armi, droga e petrolio, attraverso le quali si finanziano, fino ad attentati ed azioni militari in piena regola contro le istituzioni governative o strutture di interesse nazionale, come le eclatanti stragi in Tunisia contro il Museo del Bardo ed il villaggio turistico. Oltre a questi casi, che hanno avuto ampia risonanza internazionale, si sono verificate ed intensificate azioni sempre più violente, contro strutture civili, che hanno lo scopo di instaurare un clima di terrore nella popolazione. Soltanto l’Egitto, ad esclusione del Sinai, può dirsi al riparo di queste azioni, ma soltanto perchè è stata instaurata una dittatura militare, che sta reprimendo violentemente ogni forma di dissenso, anche pacifico. Il timore del comando dell’Alleanza Atlantica è che, prima o poi, il terrorismo islamico presente nel nord Africa, tenti il salto di qualità esportando nei paesi europei immediatamente contigui gli attacchi terroristici. Rispetto all’Ucraina, altro fronte di impegno particolarmente gravoso per l’Alleanza Atlantica, i rischi di un conflitto appaiono meno probabili, ma la situazione è contraddistinta da maggiore imprevedibilità. Infatti, mentre nell’Europa orientale il confronto militare sarebbe contro un nemico ben definito, nel Mediterraneo la situazione si presenta più fluida e meno delineata , perciò, più subdola. Il dispiegamento che l’Alleanza Atlantica intende portare nel Mediterraneo appare una soluzione mista con armamenti convenzionali e l’impiego di sorveglianza elettronica, attuato attraverso l’impiego di droni, per cautelarsi contro emergenze militari tradizionali o di guerra asimmetrica. Sopratutto il monitoraggio dovrà costituire il primario grado di prevenzione da eventuali attacchi, da parte di una forza capace di mobilitare in un arco di tempo contenuto il suo apparato militare. Il significato di questa iniziativa non è solo quello di approntare una risposta militare adeguata in tempi rapidi, ma di costituire dei test capaci di testare il sistema di difesa e di lanciare un messaggio agli eventuali avversari, siano essi lo Stato islamico o la Russia, per quanto riguarda l’oriente europeo. Questo impegno dell’Alleanza Atlantica appare accrescere il ruolo preventivo dell’organizzazione, sempre più chiamata in causa dal timore dei suoi membri di diventare l’oggetto di attacchi tendenti a destabilizzarne il sistema. Quello che si prefigura è uno scenario globale, che in parte ricalca, seppure in una posizione geografica più avanzata, il confronto con l’Unione Sovietica, ed in parte presenta elementi di forte novità, come l’impegno nel Mediterraneo, che rischia di diventare un teatro globale di conflitto: infatti se gli effetti della guerra siriana dovessero estendersi, anche la parte più europea del bacino potrebbe rischiare un pericoloso coinvolgimento. La volontà di Washington sembra essere quella di non farsi trovare impreparata di fronte ad una eventualità ritenuta remota e probabilmente non possibile, ma, comunque potenzialmente verificabile, sopratutto nelle modalità di conflitto asimmetrico. Da considerare, poi, adeguatamente gli effetti destabilizzanti degli effetti delle migrazioni, che hanno avuto conseguenze politiche molto gravi, capaci di evidenziare pesanti contrasti tra i membri dell’Unione Europea, un fattore che spaventa in modo considerevole la Casa Bianca intenzionata a preservare l’Unione Europea nella sua integrità. I controlli sul Mediterraneo sono stati pensati anche in funzione del contrasto dell’immigrazione clandestina, con il duplice scopo di combattere il traffico di esseri umani e ridurre i motivi di attrito presenti a Bruxelles.
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