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mercoledì 11 novembre 2015
Portogallo: la sinistra al governo, segnale per l'Unione Europea
L'unione delle formazioni di sinistra portoghesi ha determinato la caduta dell’esecutivo di destra, che governava in una situazione di minoranza. I partiti della sinistra del Portogallo riescono ad unirsi per la prima volta da quando, nel paese, vige la democrazia, cioè da circa 40 anni; il fatto appare molto rilevante dal punto di vista politico e potrà essere considerato di esempio per la formazione di altre coalizioni analoghe in altri paesi dell’Unione Europea. Questa situazione è vissuta, però, con apprensione crescente dai mercati finanziari per il timore che venga a formarsi una situazione sul tipo di quella greca. In realtà questa ipotesi appare meno probabile, perchè il paese portoghese detiene un maggiore controllo della propria contabilità; piuttosto potrebbe verificarsi l’attuazione di una politica meno vincolata alla rigidità imposta da Bruxelles, improntata all’espansione degli investimenti. La situazione dell’economia portoghese è molto contratta, i vincoli di bilancio imposti ad una situazione dei conti pubblici difficile, ha soffocato l’iniziativa privata e provocato un grande incremento dell’emigrazione, sopratutto da parte giovanile. Appare chiaro che uno dei punti della sinistra del paese sarà quello di cercare di invertire la tendenza, attraverso anche il rilancio degli investimenti pubblici. Lo scenario politico in cui è avvenuta la caduta del governo è comunque caratterizzato da una instabilità che crea incertezza: l’esecutivo di destra si era insediato appena undici giorni prima ed è stato fatto cadere attraverso il respingimento del suo programma con soltanto 123 voti contrari contro i 107 favorevoli. Il risultato della sfiducia rende il governo uscente il più breve della storia portoghese, nonostante il partito di destra fosse risultato il primo nelle recenti votazioni del 4 ottobre. Il dato politico interno più rilevante è stata la decisione del Partito Socialista, che ha deciso di unirsi alle forze di sinistra per cercare di inaugurare una nuova stagione per il paese. Al centro di questa decisione vi è la convinzione di diminuire l’austerità, pur restando convintamente all’interno della zona della moneta unica europea. Del resto non potrebbe essere altrimenti, visto il sostegno che sosterrà il nuovo esecutivo, grazie agli accordi firmati con il Blocco di sinistra, Partito Comunista e Verdi. In realtà, il fatto che gli accordi, che ha firmato il Partito Socialista con le altre forze politiche, siano separati, appare come un fattore di debolezza del nascente governo e mette il paese a rischio di nuove elezioni. Questo fattore ed il potere contrattuale che avranno le formazioni di sinistra, sul Partito Socialista, che ha una visione più moderata e conciliante con l’Europa, possono costituire un fattore limitante per gli eventuali investitori, che sono indispensabili per risollevare l’economia del paese ed attuare una politica più espansiva. Da qui a ritornare in una situazione di difficoltà per i conti pubblici nazionali e vedere, così, il ritorno del controllo esercitato in passato dalle istituzioni politiche e creditizie europee, la distanza appare veramente breve. Se ciò dovesse verificarsi, si aprirebbe un nuovo fronte di contenzioso economico, a cui Bruxelles rinuncerebbe volentieri, perchè, significherebbe, anche, che aumenterebbero le polemiche sull’ingerenza della sovranità degli stati da parte delle istituzioni sovranazionali, con le conseguenze della salita del gradimento degli euro scettici. D’altra parte la situazione portoghese appare come l’ennesimo segnale del disagio patito a seguito di una applicazione troppo rigida dei vincoli di bilancio, una sensazione sempre più diffusa nei paesi europei, che non sembra essere tenuta nel dovuto conto, sopratutto in ottica di sviluppo politico dell’Unione Europea. Senza la percezione di una istituzione comune che faciliti la vita ai cittadini, anzichè privilegiare i gruppi bancari e finanziari, la speranza di incontrare il necessario gradimento verso una maggiore unione politica, capace di contrastare i gruppi contrari resterà soltanto una vana speranza.
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