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venerdì 4 dicembre 2015

La Banca centrale europea abbassa i tassi per accelerare la ripresa economica

La banca centrale europea inietta altro denaro nel sistema continentale, nel tentativo di rilanciare l’economia. Il basso tasso di inflazione ancora presente nell’area euro giustifica il timore del ritorno in grande stile della deflazione e della conseguente ulteriore riduzione dell’economia che avrebbe come risultato logico la contrazione della produzione: in una parola la tanto temuta stagnazione. Questo nonostante il basso prezzo delle materie energetiche che dovrebbero facilitare una ripresa della produzione e quindi dei consumi. Proprio sul tema dei consumi quello che si registra sono i bassi valori dei consumi interni, che non permettono ai valori produttivi di decollare. Questa condizione è praticamente comune a tutti i paesi dell’area euro, con l’eccezione tedesca sostenuta dalle esportazioni, sopratutto di macchinari. Per la verità le esportazioni non vanno male anche negli altri paesi, ma non bastano a compensare i bassi valori dei marcati interni. Tuttavia, anche su questo fronte, si rischia di andare incontro a contrazioni consistenti a causa del trend negativo cinese, chenon sarà compensato dalle buone performance della crescita statunitense. Secondo i tecnici della Banca centrale europea, occorre continuare sulla linea del deprezzamento dell’euro, che ha quasi raggiunto la parità con il dollaro, per rilanciare la competitività dei prodotti europei. Questa sorta di svalutazione può essere favorita dall’immissione di denaro nel sistema economico attraverso l’incremento degli acquisti di titoli nono solo emessi dagli stati sovrani, ma anche dagli enti locali dei paesi dell’area euro: un acquisto in dosi massicce di debito pubblico quantificato nell’ordine di circa 60 miliardi di euro al mese, fino ad arrivare ad un importo totale di 1.500 miliardi di euro, contro i 1.160 previsti. Ciò dovrebbe favorire l’abbassamento dei tassi di interesse a carico della mutualità pubblica e liberare risorse per le banche private, facilitandone gli investimenti in altri settori, che non siano quelli pubblici. Ad affiancare questa manovra vi sarà un innalzamento degli interessi dei depositi che le banche commerciali effettuano nelle casse della banca centrale europea; questo provvedimento mira a stimolare una maggiore concessione di prestiti ad imprese e famiglie, mantenendo il tasso di riferimento al valore più basso possibile, lo 0,05%, per lasciare il costo del credito ad un livello sempre basso. Questi provvedimenti arrivano comunque in ritardo di almeno cinque anni, dopo che hanno determinato il blocco dell’economia della zona euro a causa dell’ostinazione tedesca per un rigore conveniente solo a Berlino. Al contrario analoghi provvedimenti presi in tempo utile da istituti bancari centrali, come quello inglese e statunitense, hanno consentito riprese economiche consistenti. L’atteggiamento tedesco, sempre comunque diffidente verso manovre di questo genere, per il timore che i paesi del sud europa abbiano il pretesto di rinviare le riforme economiche, potrebbe essere cambiato dalla consapevolezza che nel prossimo futuro le esportazioni della Germania potranno non essere più sugli attuali livelli e che quindi anche il credito del paese tedesco abbia la necessità di essere stimolato.

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