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martedì 1 dicembre 2015
Le ragioni contrapposte per raggiungere l'accordo sul clima
Lo scenario che si muove intorno alle trattative per il raggiungimento di un accordo sul clima ruota intorno a tre grandi blocchi di nazioni, che devono decidere le azioni da prendere per ridurre gli effetti del riscaldamento globale. La partita si gioca tra paesi industrializzati, in via di sviluppo ed emergenti. Le necessità e le esigenze di ogni singolo blocco di paesi sono molto differenti e costituiscono una distanza notevole che è un reale ostacolo nelle trattative; all’interno poi di questi tre blocchi il ruolo dei tre paesi che maggiormente inquinano il pianeta, USA, Cina e d India, risulta essenziale nell’economia della trattativa per il peso specifico ricoperto nell’ambito della valutazione generale. Il punto è che i paesi industrializzati hanno raggiunto questa posizione inquinando in tempi precedenti, quelli emergenti stanno trasformando la propria economia e, quindi, hanno la necessità di inquinare in questo periodo storico, mentre quelli in via di sviluppo, presumibilmente, stimano di avere uno scatto della produzione in futuro e quindi di inquinare in futuro. La responsabilità dei paesi che hanno già raggiunto la fase dell’industrializzazione matura, con uno sviluppo delle proprie economie da manifatturiere a settori come il terziario o il terziario avanzato è innegabile nell’ambito dell’inquinamento, come lo è altrettanto, in maniera solo minore perchè hanno iniziato la loro industrializzazione molto più tardi, quella dei paesi in via di sviluppo, che, tuttavia, al momento sono gli inquinatori maggiori; d’altro canto anche le ragioni dei paesi in via di sviluppo non sono trascurabili: un taglio alle emissioni inquinanti significa una diretta proporzione con una mancata crescita in termini di produttività. La questione è quindi di difficile soluzione, perchè nessuno vuole rinunciare a qualcosa, ed inoltre occorre considerare attentamente il punto di vista dei paesi produttori di petrolio, che vedono la lotta all’inquinamento come una riduzione delle loro entrate. Certo non tutti i produttori di greggio rientrano in questa categoria, ma quelle economie che non hanno sviluppato delle reali alternative al loro sistema produttivo, vedono la lotta l’inquinamento come un problema. L’obiettivo che il vertice si è dato è quello di ridurre la temperatura media del pianeta in un intervallo compreso tra 1,5 e 2 gradi, ma le modalità per arrivare a questo risultato non sembrano agevoli. Il fattore positivo è l’atteggiamento di alcune potenze come gli USA e la Russia, che pre ragioni differenti non si oppongono al raggiungimento dei valori ritenuti idonei a fermare i cambiamenti climatici. Anche la Cina, seppure condizionata da esigenze differenti, appare più conciliante; il gigante asiatico si trova nel doppio ruolo di paese con un inquinamento troppo elevato, che produce ripercussioni tangibili sulla salute e sulla vivibilità del paese, che male si concilia con quello delle esigenze di paese produttore esclusivamente manifatturiero, Pechino sconta una impostazione produttiva ancora troppo ancorata ad una produzione di basso livello, basata sulla grande disponibilità di manodopera. Questa impostazione dell’economia cinese, che è già entrata in crisi per l’innalzamento del costo del lavoro, non ha ancora avuto uno sviluppo adeguato ad una produzione di qualità in grado di mantenere i livelli di crescita che il governo cinese ha preventivato, tuttavia la Cina sembra disponibile ad accogliere in tempi più dilazionati, un passaggio a combustibili meno inquinanti, anche per ridurre il grande impatto che il paese cinese subisce dagli effetti dell’inquinamento. A questa posizione non corrisponde altrettanta disponibilità dell’India, più indietro della Cina nel processo di industrializzazione. Il governo indiano ha pensato ad una sorta di ricatto nei confronti del mondo, cercando di barattare aiuti economici gratuiti in cambio della riduzione delle proprie emissioni. Quello dei contributi economici per ridurre l’inquinamento è una delle possibili soluzioni che riguarda anche i paesi, molti dei quali invia di sviluppo, che sono stati più colpiti dalle inondazioni provocate dall’innalzamento climatico; in questo caso la forma degli aiuti economici può costituire una forma di risarcimento per i danni patiti. Gli aiuti non dovrebbero essere pensati soltanto sotto la forma finanziaria, ma anche in passaggio di conoscenze per favorire una industrializzazione sostenibile. Infine il problema dell’inquinamento è da risolvere anche per le ricadute politiche e sociali che produce: non a caso una delle cause dell’immigrazione e dello spostamento di numeri sempre più ingenti di persone è dovuto alle carestie provocate dal riscaldamento climatico, che alterano economie agricole sempre più in difficoltà. La desertificazione e le inondazioni sono la due diverse facce della stessa medaglia.
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