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lunedì 28 dicembre 2015

Pechino si offre come negoziatore della crisi siriana: una crescita della Cina verso un ruolo sempre più importante

La notizia che la Cina si è detta disponibile ad intervenire nel processo di pace siriano, ospitando i membri del governo di Damasco ed i rappresentanti delle forze di opposizione, per intraprendere delle trattative, che possano portare ad una soluzione politica della questione siriana, segna una importante novità nel panorama diplomatico mondiale. Infatti è la prima volta che il paese cinese interviene in maniera diretta in una questione in cui non ha interessi economici, violando la regola principale di condotta di Pechino in politica estera: quella di non intromettersi negli affari interni di uno stato straniero. Fino ad ora la guerra civile siriana, che va avanti da cinque anni, veniva proprio considerata come una questione di politica interna tra Assad ed i suoi oppositori, dal governo cinese. Questo cambiamento di indirizzo può essere stato dettato dalla presa d’atto, che la Cina era, dopo l’entrata nel conflitto della Russia, ormai l’unica superpotenza a non avere alcun ruolo nella questione. Questo fattore avrebbe fatto derogare il governo di Pechino dalle proprie linee guida in politica estera, per assumere un ruolo di protagonista nella vicenda siriana. L’importanza del conflitto per gli equilibri mondiali potrebbero, però avere provocato la valutazione che, per gli interessi cinesi, la ricerca di una soluzione è divenuta di primaria importanza. La Cina, pur potendo disporre di un seggio permanente all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non ha mai esercitato un ruolo centrale nei processi internazionali, preferendo concentrarsi sugli aspetti economici del proprio sviluppo, tuttavia l’attività cinese all’estero è tutt’altro che assente. In Africa, Pechino ha sviluppato una politica di alleanze commerciali piuttosto invasiva, ma basata essenzialmente sullo sfruttamento delle risorse ed incentrata sugli aspetti economici, piuttosto su temi di politica estera più ampi. La scelta cinese è stata formalmente in linea con quella russa, basata sulla volontà di non interferire nelle questioni interne. Coerentemente a questo aspetto l’intervento della Russia in Siria rientra nella tutela di un governo amico, che garantisce l’utilizzo dell’unica base militare della marina di Mosca nel Mediterraneo. Quindi il comportamento della Russia, seppure non condivisibile se valutato dall’angolatura occidentale, risulta comprensibile e si sviluppa nella linea tenuta da Putin. La proposta cinese, invece, appare una sorpresa per le consuete modalità di azione della diplomazia cinese, abituata a restare in disparte nelle grandi contese internazionali. Pechino sceglie dunque di entrare nell’arena delle relazioni internazionali cercando subito un ruolo da protagonista, in grado di fargli assumere quel rilievo da grande potenza che cerca da tempo. La mossa appare inattesa, ma era prevedibile che prima o poi, la Cina tentasse di entrare a tutti gli effetti nelle trattative di un caso importante ed emblematico, come quello siriano. Pechino si gioca molto sul piano diplomatico: se l’obiettivo che si è dato dovesse non essere raggiunto, la credibilità diplomatica della Cina, quale attore di rilievo internazionale, potrebbe uscire ridimensionata, tuttavia un successo, anche solo parziale, potrebbe dare l’avvio ad una nuova dimensione sulla scena diplomatica. Risulta significativo che la Cina abbia scelto la via esclusivamente diplomatica per la soluzione della crisi, senza proporsi come attore militare, anche soltanto inquadrato sotto le insegne delle Nazioni Unite. Questo fattore indica che l’intenzione di Pechino è quello di contribuire in modo sostanziale ad una soluzione esclusivamente diplomatica, in questo senso l’invito a svolgere il vertice sul suolo cinese appare come una indicazione della chiara volontà di protagonismo del governo cinese, che vuole operare in prima persona, probabilmente anche al di fuori degli accordi approvati dal Consiglio di sicurezza. L’intenzione è quella di accelerare sui tempi e dare informazione al mondo dell’esito dell’incontro a cose fatte, senza alcuna intromissione. L’atteggiamento cinese non deve essere sottovalutato da alcun attore di rilevanza internazionale, primo fra tutti gli Stati Uniti, poi la Russia e l’Unione Europea; perchè un ingresso in grande stile nella diplomazia, uscendo dai margini in cui si era relegata da sola, pone la Cina, grazie alla sua potenza economica e la crescente forza militare, in una nuova posizione più influente circa gli equilibri globali  futuri del mondo.

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