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Politica Internazionale
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venerdì 8 gennaio 2016
L'instabilità finanziaria cinese aggravata dalla situazione internazionale
La forte instabilità mondiale, caratterizzata dalla situazione mediorientale ed ora dalla minaccia nucleare nordcoreana, tornata prepotentemente sulla scena, diventa un fattore di pericolosa influenza sull situazione finanziaria ed economica mondiale, quando sembrava potersi intravedere un lieve miglioramento. La Cina, in questo momento, sembra patire le conseguenze maggiori delle problematiche internazionali, che vanno ad aggiungersi ad una situazione interna di grande stress dovuta alla mancata espansione del mercato interno, che doveva rappresentare un canale preferenziale dove collocare la sovraproduzione delle merci che non trovano adeguati sbocchi sui mercati esteri, giunta alla grande disponibilità di liquidità ed all’alto indebitamento degli enti locali e delle famiglie. Questo ultimo aspetto non sembra essere stato valutato adeguatamente dalle autorità di Pechino, che speravano , forse, di nasconderlo, con i tassi di crescita a due cifre. La contrazione della crescita cinese, pur con performance sempre alte per le economie occidentali, ha messo in rilievo questo problema del debito interno, che non risulta essere ascritto nominalmente allo stato, ma è scaricato sugli enti locali del paese, rappresentando comunque un fattore di instabilità complessiva per il sistema economico generale. Il problema è che la Cina ha pensato il proprio sistema economico in una sorta di fase espansiva perenne, basato sulla grande disponibilità della forza lavoro, a cui non è seguita, per ora, una fase di maggiore specializzazione capace di alzare il livello qualitativo della produzione, in grado anche di innalzare le contribuzioni e così di portare la quota di vendite del mercato interno a valori capaci di assorbire la produzione in eccesso. Questi problemi hanno poco a che vedere con le problematiche di politica internazionale, ma creano i presupposti per una vulnerabilità del sistema finanziario cinese, che risente appunto di ogni variabile negativa che si presenta sulla scena diplomatica. Per contrastare queste emergenze di turbativa dei mercati, non è stata neppure sufficiente la grande iniezione di liquidità che le autorità di Pechino hanno immesso nel sistema interno per combattere gli eccessivi ribassi e non sono stati variati gli strumenti coercitivi nei confronti degli azionisti nazionali, cui sono stati imposti limiti di vendita dei titoli, per evitare i grandi volumi di cessioni azionarie. Si è creato così un attacco alla moneta cinese, la cui svalutazione è stata spiegata come vittime di attacchi speculativi , malgrado l’intenzione della Banca centrale di mantenere la divisa nazionale ad un livello di equilibrio ragionevole. Quale sia però l’effettivo livello ragionevole che le autorità cinesi siano in grado di assicurare alla moneta cinese, sembra difficile da quantificare; sicuramente nelle intenzioni cinesi vi è un livello tale da consentire i tassi di crescita auspicati, ma in questa fase, sembra prevalere più l’intenzione di limitare i danni in attesa di tempi migliori. La percezione è che le autorità economiche cinesi si siano date una operatività basata sul corto periodo, per evitare danni contingenti, capaci di incrinare la capacità dei mercati finanziari cinesi. La scelta è comprensibile per una economia con grandi volumi di produzione, tuttavia sembrerebbe necessario, nal contempo, elaborare strumenti e modalità di intervento maggiormente strutturate, in grado di andare oltre l’emergenza, anche in ragione della perdurante situazione della sovrapproduzione di petrolio, che favorisce i concorrenti cinesi, sia nelle produzioni di basso livello, che di livello qualitativo più alto, dove i margini di guadagno sono più alti e l’erosione a carico della produzione cinese è maggiore. Tuttavia il problema della contrazione dei mercati finanziari non è solo cinese, anzi dalla Cina di riflette in tutte le borse mondiali, provocando una consistente volatilità degli investimenti, misurata in cali percentuali considerevoli. Nella sua globalità il mercato finanziario mondiale appare impreparato all’insorgenza di problematiche internazionali, certamente gravi, ma non inaspettate, mettendo in evidenza una preoccupante mancanza della capacità di creare strumenti adatti alla prevenzione ed al contrasto di questi fenomeni da parte degli stati e delle autorità preposte, lasciando i mercati in balia di chi è abituato alla speculazione ed a sfruttare proprio questi momenti di grande incertezza.
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