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venerdì 25 marzo 2016

Contro il terrorismo islamico sono necessarie analisi più profonde

La maggiore debolezza che sembra emergere dagli attentati terroristici ad opera degli estremisti islamici è l’assenza di una visione e di un’analisi più profonda, che vada oltre la minaccia e gli effetti contingenti e che non sappia prendere in esame il livello più alto da dove provengono le azioni. Resta impossible credere che la potenza del gruppo Stato islamico, sia creata dal nulla e si finanzi con la vendita illegale di petrolio, così come pare difficilmente possibile che il califfato abbia strateghi di prima grandezza e reti di collegamento così capillari. Intanto non si deve separare mai, nell’analisi complessiva del terrorismo islamico il legame presente tra Stato islamico ed attentatori europei; questo legame è ben saldo e non riguarda, per i fenomeni rilevanti, l’Europa con Al Qaeda, che pare muoversi in altre zone del pianeta. Con questo non si deve sottovalutare Al Qaeda, ma occorre concentrarsi maggiormente su chi sta dietro lo Stato islamico e quali sono i reali obiettivi. Dalla stampa questo argomento non sembra essere preso in sufficiente considerazione, mentre dai governi il silenzio è maggiormente comprensibile perchè potrebbe investire delicati rapporti diplomatici. Il rilievo verso l’opinione pubblica  è quello di mettere in guardia le persone contro lo stato di terrore e di insicurezza che gli attentatori vogliono creare, ma l’analisi si ferma a questo punto; viceversa dovrebbe essere sviluppata per cercare di comprendere i reali obiettivi di chi è al vertice della piramide del terrore. Innazitutto occorrerebbe capire se dietro gli attentatori ci sono stati stranieri, gruppi finanziari o elementi sfuggiti al controllo di chi li ha usati per altri scopi geopolitici.  Le situazioni di emarginazione presenti in determinati quartieri possono essere una giustificazione che regge soltanto fino ad un certo punto, in altre zone l’emarginazione culturale si è trasformata in criminalità, senza sfociare nel terrorismo. La presenza di organizzazioni religiose fortemente orientate al radicalismo sembra essere un fattore discriminante per creare le condizioni necessarie a sviluppare un proselitismo in questo senso, tuttavia senza l’esistenza di una rete e di un coordinamento superiore, appare improbabile che l’estremismo religioso compia il salto di qualità verso il terrorismo. Se questi centri religiosi, poi, sono in grado di supplire alle carenze sociali, devono disporre di finanziamenti, sui quali sarebbe bene stabilire con certezza l’origine e la provenienza. Si tratta di un primo passo che può inquadrare chi ha interesse a questo tipo di funzionamento che predilige i valori salafiti, quindi quelli più estremisti, rispetto a quelli più moderati.  Trovare queste informazioni non permette ancora di capire la regia del fenomeno, ma può indirizzare verso una maggiore comprensione. Se assumiamo come vera l’identità dell’orientamento salafita con il terrorismo, non possiamo non contemplare l’analisi di quali siano i paesi dove questa versione dell’islam assurge ad elemento politico e di governo, non tralasciando quegli stati, che pur proclamandosi moderati, operano una contrazione dei diritti civili e sociali e, nel contempo, sono governati da partiti che hanno una connotazione religiosa molto forte. La domanda successiva è il motivo di questa azione, se è ancora una strategia in vigore o se è vi è un uso ambiguo e pericoloso di queste forze, che, possono sfuggire a chi crede di controllarli. L’ambizione di volere estendere il proselitismo religioso islamico delle correnti più rigide, in Europa può essere alla base di questo scenario, un proselitismo perseguito senza troppa preoccupazione per quello che poteva accadere e per le eventuali conseguenze, di cui, ad un certo punto si è perso il controllo. Ma ciò non basta ad alimentare il terrorismo senza adeguati finanziamenti ed anche una preparazione paramilitare, che neppure la rigida interpretazione del Corano può fornire. Gli stati ed i governi europei ed occidentali dovrebbero interrogarsi su quali nazioni potere fare sicuro affidamento, sopratutto, in un contesto di pesante incertezza relativamente agli equilibri mondiali e monitorare con precisione assoluta i flussi di denaro provenienti da determinate parti del pianeta, perchè anche la finanza può essere un vettore di aiuto al terrorismo; vi è, quindi, la necessità di investigare sia dal lato degli attentati veri e propri, ma, forse, è ancora più importante capire come questi possano svolgersi. Poi se sarà necessario  fare passi diplomatici importanti, dovranno essere fatti senza indugio.

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