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mercoledì 30 marzo 2016

Il calo della popolarità di Al Sisi, può aprire una stagione di profonda incertezza in Egitto

La questione della verità sulla morte del ricercatore italiano, coincide con uno dei punti più bassi della popolarità del presidente egiziano Al Sisi. Non si tratta soltanto del comportamento di settori legati alle forze dello stato, che pure sembrano avere aggravato la loro impunità, anche rispetto ai tempi di Mubarak, ma a tutto l’insieme della situazione del paese appare molto difficile, dalla situazione economica a quella politica, per arrivare a quella internazionale. Insediatosi dopo avere scongiurato la presa del potere in senso strettamente religioso dei Fratelli Musulmani, che intendevano applicare la sharia come legge dello stato e, di conseguneza, cancellando la democrazia ed i diritti delle minoranze, Al Sisi si è accreditato all’estero come difensore dell’occidente dall’avanzata dell’integralismo religioso. Il suo arrivo al potere è stato visto con favore dagli Stati Uniti e da Israele, in quanto le posizioni molto vicine all’integralismo dei Fratelli Musulmani potevano mettere in pericolo i già incerti equilibri della regione. Forte di questo appoggio Al Sisi, ha creduto di potere esercitare un potere senza controllo alcuno, applicando una feroce repressione degli oppositori, indirizzata non soltanto contro le formazioni politiche confessionali, ma anche contro quelle laiche, che avevano capito e denunciato quasi da subito gli abusi della giunta militare. Le condizioni che hanno permesso ad Al Sisi di prendere il potere all’inizio hanno favorito accordi economici che riguardavano grandi investimenti esteri, per risollevare una economia in profonda crisi, una delle ragioni che avevano aperto le ribellioni contro Mubarak.  L’iniziale azione dell’esercito aveva fornito all’occidente la sensazione di avere stabilizzato una realtà politica con una grave precarietà di equilibrio, tuttavia questa valutazione si è rivelata un errore a seguito delle modalità dell’esercizio del potere dell’esercito, che sono state contraddistinte da violenze sempre crescenti ed al di fuori di limitazione. Le forze armate, vero potere occulto del paese, non solo per il monopolio della forza, ma per avere il controllo anche della parte più importante dell’economia, hanno agito in modo indisturbato ed al di fuori di ogni regola teorica, in spregio dei diritti civili e politici della popolazione. Si sono moltiplicati i casi di sparizioni di persone sgradite al regime, le torture e gli assassini, insieme con la cancellazione delle tutele giuridiche, rimaste soltanto in senso teorico. Ciò ha portato  all’incremento degli atti di ribellione, spesso coincidenti con veri e propri atti terroristici intimidatori per il regime e la sua economia. L’attentato all’aereo russo, che ha provocato la morte di oltre 200 turisti è l’esempio più eclatante delle motivazioni che hanno determinato la crisi del turismo egiziano, una delle fonti di maggiore entrata di valuta straniera nel paese. Questo fatto ha determinato una contrazione dell’economia, che ha risentito del mancato arrivo degli investimenti esteri attesi, proprio per la situazione generale di scarsa sicurezza del paese, di conseguneza la moneta egiziana ha subito una svalutazione, che ha reso ancora più precarie le condizioni del popolo egiziano. Si stima, infatti, che, almeno il 40% degli egiziani viva con meno di due dollari giornalieri. Occorre ricordare, ancora una volta, che tra i principali motivi della ribellione a Mubarak ci furono proprio fattori economici. Il quadro dell’Egitto è così diventato molto preoccupante, con gli stati occidentali sempre più preoccupati di un vicino poco affidabile, che anche sul piano internazionale, si è compromesso per una condotta ambigua nella lotta al terrorismo a causa dei legami con Turchia ed Arabia Saudita nel nome dei comune denominatore sunnita. In questo quadro la popolarità di Al Sisi, sia in patria, che all’estero ha subito una drastica diminuzione, rischiando di innescare una faida tra i poteri dello stato e le varie correnti all’interno delle forze armate, che vedono l’elemento comune, Al Sisi, appunto, indebolirsi sempre di più. Questo scenario impedisce previsioni affidabili sul futuro di un paese, che appare, ancora una volta, sull’orlo di una grave crisi, le cui conseguenze sono difficilmente pronosticabili.    

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