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giovedì 24 marzo 2016
L'insufficienza politica dell'Europa, mette in pericolo i suoi cittadini
Gli attentati di Bruxelles hanno messo in rilievo l'incapacità delle forze di sicurezza e le numerose falle nei sistemi di prevenzione del Belgio, una situazione, in parte, analoga a quella francese, ma aggravata dal fatto che l’attentato a Bruxelles, sia per la numerosa presenza di musulmani radicali, sia perchè è la sede delle istituzioni europee, era stato valutato come fortemente probabile. Certo l’assenza di norme comuni europee sul problema dell’antiterrorismo ha aggravato lo scenario presente ed ha sollevato profonda preoccupazione per il futuro. Lo stesso presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha ammesso come la cooperazione tra i servizi segreti dell’unione fu decisa fino dal 1999, ma mai veramente attuata; infatti non sono mai state risolte quelle resistenze da parte di alcuni paesi, primi fra tutti Francia e d Inghilterra, da sempre poco propensi ad una reale collaborazione con i colleghi degli altri paesi. Ciò ha impedito uno scambio di informazioni e la relativa creazione di un archivio unico, che permettesse di avere una conoscenza dei movimenti dei terroristi, anche nei loro paesi, necessaria per una efficace opera di prevenzione. Questa situazione chiarisce come la necessità della creazione e del funzionamento di una struttura condivisa sia stata trascurata, per motivi di campanilismo e miopia nazionalista, con il risultato di facilitare l’azione dei terroristi, che hanno sfruttato le debolezze delle difese europee. La necessità di un coordinamento dell’intelligence è stata ribadita dal Commissario per gli affari interni dell’Europa, Avramopoulos, che ha apertamente accusato i governi nazionali per avere ostacolato le decisioni, prese già nello scorso anno, per raggiungere una maggiore collaborazione tra le polizie degli stati membri e, quindi, una maggiore efficienza nella prevenzione dei fenomeni in contrasto al terrorismo. Dagli Stati Uniti arriva la richiesta di un maggiore impegno dell’Europa contro lo Stato islamico, un aspetto dove l’Unione Europea è stata finora poco convincente, a causa dello scarso impegno militare. In effetti sono molti i versanti sui quali l’Europa deve impegnarsi e togliersi dallo stato passivo nel quale si è confinata da sola. Fa specie, che dopo ogni atto terroristico di cui è vittima, l’Unione Europea esprima una retorica molto forte ed anche condivisibile, se poi fosse seguita dai fatti: ma finora questo atteggiamento necessario è sempre stato smentito dal prevalere degli interessi nazionali su quelli comunitari. Eppure ogni volta che l’Europa è colpita viene dimostrata la necessità di superare l’attuale assetto unitario, basato su una adesione poco convinta ai valori fondativi e su di una unione monetaria sempre meno a favore della popolazione; non è azzardato dire che gli stessi vincoli di bilancio imposti da Bruxelles, hanno avuto delle ricadute negative sulle spese per la sicurezza, che hanno risentito di contrazioni non indifferenti. Tutto i lati negativi dell’unione appaiono collegati: la scarsa sicurezza,l’incertezza economica e l’incapacità a governare fenomeni emergenti, come il terrorismo, rendono l’attuale Unione Europea, così come è ora strutturata, un soggetto politico del tutto insufficiente a fornire risposte a situazioni che richiedono rimedi urgenti e spesso preventivi. Lo scenario attuale parla di una situazione di costante pericolo, che necessita di istituzioni centrali dotate di un potere reale e non solo nominale, di forze armate europee e organizzazioni di intelligence centralizzate, capaci, insieme, di razionalizzare le forze ed indirizzarle verso scopi che vanno oltre il mero interesse nazionale. Ma creare questi presupposti senza un organismo politico soprastante non è pensabile, come non è pensabile fare rinunciare a parti di sovranità, stati i cui cittadini non si riconoscono in una Europa che peggiorato la loro qualità della vita. Ci sarebbe stato il tempo per fare avanzare questi processi, senza dare la possibilità di critica alle forze populiste, si è preferito, invece, privilegiare gli interessi della grande finanza, delle banche e dei grandi gruppi economici, non certo in sintonia con la maggiore parte della popolazione. Così, ora, si affronterà il terrorismo in modo approssimativo e poco funzionale, concedendo all'estremismo terroristico un vantaggio che non si doveva concedere.
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