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lunedì 14 marzo 2016

Ripartono le trattative di pace per la Siria, con l'incognita Assad.

Il problema Assad resta il punto centrale, nelle trattative di pace in corso a Ginevra. Per l’opposizione siriana una transizione pacifica del paese è imprescindibile dall’allontanamento del potere del dittatore di Damasco, posizione avversata dal regime, che pone come condizione necessaria, per proseguire i negoziati, l’esclusione di un ritiro dalla scena politica siriana del Presidente del paese. Non è chiaro se questa condizione sia transitoria, sia, cioè, funzionale all’attuale stato della situazione o possa essere poi modificata. In realtà le possibilità di una eventuale uscita di scena definitiva di Assad appaiono remote: l’aiuto russo e l’appoggio di un Iran ritornato protagonista sulla scena internazionale, rappresentano sufficienti garanzie per evitare l'allontanamento del potere. Anche in caso di elezioni democratiche, sempre che si riescano a fare e che si svolgano con criteri di parità per tutti i concorrenti, Assad ha comunque la possibilità di un controllo indiretto su molti settori amministrativi e potrebbe avvantaggiarsene senza difficoltà. Il  governo di Damasco punta su quello che ritiene il simbolo della sovranità della repubblica di Siria, come garanzia del successo dei negoziati, sopratutto in chiave anti Stato islamico e, di conseguenza, ritiene che, in questa fase negoziale, affrontare un discorso relativo ad una transizione di potere, sia allontanare il vero obiettivo, che è quello di mantenere la tregua ed evitare le conseguenze dei combattimenti alla popolazione civile. Si tratta della risposta a quanto chiesto dall’Alta commissione nazionale per i negoziati, l’organismo che rappresenta l’opposizione ad Assad, che attendeva un nuovo calendario degli incontri, con la finalità di arrivare ad elezioni, nelle quali il dittatore di Damasco non avrebbe potuto candidarsi, con il primo passo consistente proprio nell’avvio della transizione. Questa distanza tra le due parti appare notevole, tuttavia i negoziati iniziano in coincidenza con l’anniversario dell’inizio della guerra siriana, il quinto, che ha provocato un disastro umanitario di grandi proporzioni, con oltre 250.000 morti, una situazione sanitaria nel paese a livello di emergenza, con la conseguenza di avere aperto una ingente migrazione verso i paesi europei. Attualmente la fragile tregua sembra resistere ed il cessate il fuoco ha avuto solo delle violazioni di piccolo rilievo, questo aspetto è giudicato molto importante dai negoziatori e costituisce una base di partenza irrinunciabile sulla quale sviluppare le trattative per una pace più sicura. Le difficoltà di portare avanti il negoziato sono ben presenti negli inviati delle Nazioni Unite, così come l’assenza di una ulteriore alternativa praticabile: a questo proposito Staffan de Mistura ha dichiarato espressamente che un fallimento dei negoziati riaprirebbe il conflitto, probabilmente in maniera ancora più dura.  Certamente esistono elementi capaci di turbare i negoziati, come la questione curda, con i turchi che hanno impedito agli esponenti dei combattenti dei curdi, alleati degli USA, di partecipare ai negoziati e lo stesso atteggiamento di Ankara e dell’Arabia Saudita, fortemente contrari ad Assad, che viene bilanciato dall’atteggiamento russo ed iraniano. Questo ciclo di incontri dovrebbe avere termine il 24 marzo , ma senza esiti positivi i negoziatori dovranno ricorrere di nuovo alle parti più influenti che compongono il Gruppo internazionale di sostegno sulla Siria: Usa, Russia e Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

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