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mercoledì 1 giugno 2016
Cameron in difficoltà sulle probabilità di uscita dall'Unione
La data del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea si avvicina ed i pronostici sono sempre più incerti, anche per le molte persone che non si sono ancora registrate per le operazioni di voto. La grande incertezza rischia di riflettersi sullo stesso governo del premier Cameron, che, al momento si basa soltanto su 17 voti per mantenere la maggioranza assoluta. Il problema principale è che nel partito conservatore si sta attuando una spaccatura netta, tra contrari e favorevoli all’uscita da Bruxelles, che rischia di compromettere in maniera definitiva l’unità della formazione politica. Se è scontato, che in caso di sconfitta, Cameron sarebbe costretto a rassegnare le dimissioni, non è affatto certo che in caso di vittoria possa mantenere il posto di premier del paese, perchè il governo rischia di soccombere proprio a causa degli eventuali voti contrari dei parlamentari conservatori favorevoli alla fuoriuscita dall’Europa. Del resto il clima politico nel partito di governo è sempre più teso, proprio per gli attacchi che Cameron continua a ricevere dai sostenitori della contrarietà a Bruxelles. Si tratta di un segnale chiaro ed evidente, che denota come la posizione di leader del partito conservatore, per Cameron, si allontani sempre di più, con qualsiasi esito le urne restituiranno. Il maggiore avversario di Cameron, l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sembra avere gioco facile, sopratutto in questi giorni, nei quali si intensificano gli sbarchi nel continente, a sottolineare come il ruolo dell’Europa di ridurre l’immigrazione sia totalmente fallito; è una visione, seppure vera, certamente parziale e sopratutto funzionale all’obiettivo di uscire dall’Unione Europea, che non tiene conto delle colpe dello stesso Regno Unito sul tema dei migranti, che spesso è stato solidale soltanto a parole. D’altro canto anche in Inghilterra le posizioni populiste avanzano proprio in quei ceti sociali che, secondo le previsioni, avrebbero le maggiori ripercussioni, dal lato economico, con l’uscita dall’Unione. Alcune previsioni calcolano una diminuzione media dei salari di circa 38 sterline settimanali, un importo certamente non trascurabile, come non sarà trascurabile l’impatto dell'uscita dall'unione sul giro di affari di finanza e fatturato industriale. Cameron, nei giorni scorsi ha giocato una carta, che ha dato l’impressione di essere quella della disperazione: infatti ha tenuto dei comizi a favore della permanenza in Europa insieme al sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan. Sui risultati di questa mossa, probabilmente azzardata, all’interno degli ambienti dei conservatori, si nutrono molti dubbi affinché possa produrre una inversione di tendenza, sopratutto negli ambienti più orientati all’uscita dell’Europa. Probabilmente Cameron, con questa iniziativa, ha inteso intercettare il voto degli indecisi, facendo passare una idea trasversale degli svantaggi che l’uscita dall’unione produrrebbe. Tuttavia la visione di molti conservatori rimane contro le previsioni negative, assumendo per corretti scenari contrari, che vedono una compressione dell’economia inglese, derivante proprio dagli accordi che Cameron ha fatto con Bruxelles per restare dentro all’Europa, perchè troppo soggetti ad una sorta di invasione di stranieri, non solo migranti, verso il Regno Unito. Questo perchè approfondendo l’avversione all’Europa vi è prima di tutto nei contrari, la percezione della perdita di una sovranità non più recuperabile, sia dal punto di vista prettamente politico e quindi legislativo, che quello che riguarda la cultura, gli usi ed i costumi, dei quali i britannici sono fermamente gelosi. Secondo questa intepretazione i vantaggi dell’Europa non potrebbero compensare la perdita di identità culturale, compromessa dalla sempre maggiore presenza invasiva delle leggi di Bruxelles e dall’aumento della popolazione straniera, tra cui spesso si conteggia anche quella proveniente dal resto degli altri paesi europei. Chi sostiene l’uscita dell’Inghilterra, in sostanza, ha soltanto evidenziato una incompatibilità latente a mescolare il proprio paese con altre entità nazionali, sentimento sempre presente, ma che è stato soltanto acuito dalla crisi economica. Con queste prospettive il destino di Cameron sembra segnato: inviso ai laburisti, anche una parte consistente del proprio partito lo vede ormai come un corpo estraneo ed il risultato più probabile nel futuro del paese, con qualunque esito del referendum, sarà la sfiducia verso questo esecutivo ed una nuova tornata elettorale.
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