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venerdì 15 luglio 2016

La Francia sotto attacco del terrorismo islamico

Dopo avere superato in maniera indenne la manifestazione dei campionati europei di calcio, la Francia viene colpita immediatamente dopo, nel giorno della festa nazionale del paese. Questa volta l’obiettivo non è Parigi, ma Nizza, città turistica del sud francese. Certamente la valenza dell’attentato, per chi lo ha compiuto e per chi lo ha festeggiato è stata quella di essere celebrato nella data simbolo della Francia, una data che va però anche aldilà dei confini nazionali, per quello che rappresenta: l’antitesi stessa alla ragione di essere e di esistere di movimenti come lo Stato islamico o comunque di intolleranza e fanatismo politico e religioso. Dunque la data non è stata scelta a caso, perchè compiere un attentato il 14 luglio significa volere affermare di essere contrari ai valori di libertà e tolleranza, che vengono negati come valori universali e combattuti in quanto identificati con l’odiato occidente. Ma oltre l’aspetto simbolico c’è quello tragico dei morti, che è immediato, dell’emergenza presente e di quella futura, che mira a tenere il paese francese sotto una pressione costante attraverso la ripetizione degli attentati sanguinari e la minaccia del loro  accadimento, in modo da bloccare la continuità normale dello svolgimento della vita dei cittadini del paese. In questo momento la Francia paga il prezzo di una politica estera che ne ha visto l’impegno contro i musulmani integralisti in diversi teatri di guerra, primi fra tutti quelli dove Parigi ha i suoi interessi al di fuori dei confini nazionali. La condotta di Hollande non è sempre stata lineare, perchè, a volte, ha voluto rischiare iniziative autonome e non coordinate con altri paesi, esponendosi alla feroce critica degli integralisti che si è tramutata in una reazione violenta condotta entro il territorio francese. Si deve specificare che la Francia, nonostante la sua potenza militare convenzionale, non sembra disporre di una forza di pari valore al suo interno in grado di anticipare o contenere episodi di difficilissima valutazione. A questo si deve aggiungere che l’esercito dei così detti lupi solitari, sollecitati ad azioni come quelle di Nizza da diverse autorità del terrorismo religioso internazionale, appare potenzialmente illimitato. Questo punto è il vero nodo centrale del problema: la Francia attuale paga un prezzo altissimo per una situazione protratta nel tempo, dove non si è voluto affrontare la questione dell’integrazione delle seconde e terze generazioni di cittadini di origine nordafricana, che popolano le sue periferie e sono preda dell’esclusione e del disagio sociale, andando a costituire un terreno fertile per quei predicatori violenti e fondamentalisti capaci di trovare a questi esclusi una sorta di identità nella quale riconoscersi. Vi sono diversi casi che costituiscono un vero e proprio paradosso di cittadini francesi che odiano la Francia, dove sono nati e vissuti, e si riconoscono in organizzazioni di luoghi dove non sono neanche mai stati. Questo problema non è certamente di immediata soluzione e prevede, con politiche interamente dedicate, una soluzione che oltrepassa il medio periodo per arrivare, forse, al lungo periodo; è chiaro che in una situazione del genere la sola arma è una prevenzione serrata dove gli apparati di sicurezza non lasciano nulla al caso e che non può non vedere un impegno ed un coinvolgimento di risorse molto ingente. Dal punto di vista dell’andamento internazionale della lotta al califfato appare il verificarsi di un rapporto direttamente proporzionale tra le sconfitte militari convenzionali dello Stato islamico ed il suo ricorrere ad attentati per spostare lo scontro in senso positivo (per il califfato) fuori dai territori di battaglia. Sostituire con la riuscita degli attentati, recentemente avvenuti in Francia, Iraq, Bangladesh, le sconfitte militari in Iraq e Siria rappresenta l’unica via possibile per mantenere viva la stessa lotta di affermazione del terrorismo islamico, che si sposta su di un terreno nuovo, con nuovi combattenti ed anche nuovi propositi. Se si deve abbandonare la velleità di esercitare la propria sovranità ben definita su porzioni di territorio, non resta altra alternativa di abbracciare la modalità di sottoporre al terrore il più possibile di stati nemici. In uno scenario del genere, in Europa, la Francia, come il Belgio, appare il luogo dove è più facile e più economico esercitare questa strategia, proprio per le ragioni sopra descritte, che pur costituendo una analisi elementare, sono alla base del ragionamento di chi incita agli attentati. Il valore strategico dei cosidetti lupi solitari rappresenta una risorsa enorme per chi non ha a disposizione grossi mezzi, sopratutto in paesi stranieri, questi attentatori possono essere mobilitati soltanto con la propaganda ed, al massimo, con la fornitura di armi ed esplosivo, che costano infinitamente meno di un carro armato o dell’addestramento di truppe scelte. Quindi, se da un lato non deve essere abbassata la guardia contro le organizzazioni terroristiche e la possibilità di infiltrazione sul territorio, una maggiore attenzione deve essere posta al controllo di individui isolati potenzialmente pericolosi: un lavoro sicuramente enorme, ma che è, almeno al momento l’unica prevenzione in grado di fermare attentati del tipo di quelli di Nizza. Sicuramente una maggiore collaborazione tra le forze europee è auspicabile, fino alla creazione di una polizia unica dedicata alla prevenzione di questi fenomeni, altro che uscire dall’Europa, ma in questo momento il lavoro maggiore deve essere fatto dalla Francia perchè è la più esposta ad un fenomeno, che appare essere di matrice interna.

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