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mercoledì 5 ottobre 2016

Gli statunitensi potranno ricorrere contro l'Arabia Saudita per gli attentati dell'11 settembre

L’approvazione del Congresso degli Stati Uniti della legge, che potrà permettere ai familiari delle vittime dell’undici settembre di citare in giudizio l’Arabia Saudita, minaccia gravemente, ed ulteriormente, il rapporto tra i due stati. Particolare molto rilevante è costituito dal fatto che il Congresso americano si è espresso contro la volontà del Presidente degli Stati Uniti e che diversi esponenti del partito democratico hanno votato a favore del provvedimento. Obama sperava di chiudere la sua presidenza lasciando il meno compromesso possibile il rapporto con i sauditi, impedendo un provvedimento legislativo che apre la possibilità di rivalersi, in ambito legale, contro Riyahd. Se le ragioni di politica internazionale sono comprensibili, la Casa Bianca doveva impedire nuovi fattori di contrasto con l’Arabia Saudita, dopo che il rapporto reciproco si era deteriorato per la questione degli accordi sul nucleare iraniano, quello che ha prevalso, in ambito legislativo, è il comune sentire della popolazione americana, desiderosa di giustizia contro l’attentato del 2001. Un sentimento, d’altro canto già recepito anche da Hillary Clinton, che ha pubblicamente dichiarato, che, in caso di vittoria, avrebbe appoggiato la legge, ormai già approvata. Dal punto di vista delle relazioni internazionali è chiaro che la distanza tra i due paesi aumenta in maniera considerevole e ciò non potrà non avere riflessi sui rispettivi rapporti, mettendo in seria cirsi un alleanza, che fino ad ora era stata un punto fermo nella politica estera statunitense. Obama ha ritenuto un punto fermo del suo mandato l’obiettivo di raggiungere un accordo con gli iraniani, per scongiurare il pericolo nucleare, tuttavia ciò ha compromesso il rapporto con i sauditi, per la verità già non più troppo saldo, per i sospetti della presenza dei legami con il terrorismo fondamentalista islamico, che avrebbe beneficiato, nel tempo dei finanziamenti provenienti dalle monarchie sunnite. Il rischio che comporta l’attuale decisione del Congresso è quello di indebolire la presenza indiretta degli USA nel medio oriente e, quindi, quello di favorire instabilità ed incertezza sul fronte delle alleanze nella regione, con la conseguenza di una mancato coordinamento tra Washington e le monarchie del Golfo Persico, attualmente sulla lotta allo Stato islamico ed in futuro anche su altre eventualità, che potrebbero verificarsi, in una parte del mondo con situazioni sempre più incerte. Sul piano interno, invece, le conseguenze potranno essere di ordine  prevalentemente economico. Il timore di cause legali che possono comportare la perdita di ingenti somme di denaro da parte dei sauditi, implica la possibile dismissione degli ingenti  investimenti che il paese arabo ha operato negli Stati Uniti, non solo nel settore privato, ma anche in quello pubblico, detenendo quote consistenti del debito statale degli USA. Si comprende come i possibili riflessi nel mondo della finanza potrebbero aprire scenari tali da avere ripercussioni sul mercato globale. Tuttavia gli stessi sauditi sono piuttosto scettici sulla possibilità che, tecnicamente, i tribunali americani possano accogliere le cause contro di loro; resta però il fatto che la percezione che gli americani hanno dell’Arabia è diventata profondamente avversa e ciò non potrà non avere conseguenze dirette, sia a livello politico, che economico. Questa considerazione potrebbe dare inizio ad una riflessione sull’opportunità di avere legami con stati dove non esistono garanzie sui diritti e, proprio per questo fatto, non esitano a perseguire i propri fini politici danneggiando anche i loro alleati. Il punto è che tenere una condotta troppo discorde dalla propria morale, per evidenti motivi di opportunità politica, potrebbe anche non avere quei ritorni attesi. Certamente questo caso è contorto, per la incertezza che lo riguarda, sopratutto sulle reali, ma possibili, responsabilità sugli attentati dell’undici settembre, ma indica, comunque, un esempio che potrà essere destinato a fare scuola, su come anche le relazioni internazionali possano essere condizionate dal basso: infatti un voto contrario alla possibilità di ricorrere contro l’Arabia Saudita sarebbe stato accolto in maniera troppo negativa dalla maggioranza della popolazione americana, sulla quale gli effetti psicologici dell’attentato del 2001 sono ancora presenti. In futuro non è escluso che casi analoghi possano influenzare i rapporti tra gli stati e fornire indicazioni completamente differenti da quelle seguite dagli esecutivi in carica. 

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