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mercoledì 23 novembre 2016
Erdogan minaccia di aderire all'Organizzazione di Shanghai per la cooperazione
La minaccia di Erdogan di aderire all’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione, sembra essere il ricatto definitivo contro una Unione Europea, con la quale le distanze aumentano ogni giorno di più. La nuova meta che Ankara vorrebbe raggiungere è una organismo sovranazionale, che raggruppa Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan ed Uzbekistan e che ha come fine la collaborazione militare ed economica. In lista di attesa per future possibili adesioni vi sono la Mongolia, il Pakistan, l’India ed anche l’Iran. Si tratta di una organizzazione eterogena per i diversi fini dei suoi membri e che, fino ad ora, non ha sviluppato più di tanto la propria attività. Tuttavia in un mondo in continua evoluzione l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione, sembra avere ampi margini di sviluppo, in un contesto mondiale dove gli attori singoli perdono sempre più importanza a favore di alleanza tra più stati. Se il modello dell’Unione Europea o quello dell’Alleanza Atlantica, sembrano essere ancora lontani, la necessità di accordi più ampi di quelli bilaterali, fa crescere di importanza le organizzazioni che sono già presenti con una propria struttura, sopratutto se contribuiscono ad avvicinare paesi limitrofi con esigenze complementari. Le esigenze turche, di rompere un isolamento destinato ad aumentare, potrebbero trovare una valida giustificazione nella richiesta di ammissione all’Organizzazione di Shanghai. Questo escluderebbe definitivamente ogni altro tentativo di entrare nell’Unione Europea, peraltro attualmente impossibile a causa dell’atteggiamento che il governo di Ankara ha assunto nei confronti dei diritti civili, sempre più compressi nel paese. Però per Erdogan si tratterebbe dell’ammissione di una sconfitta, più facile da giustificare, ma pur sempre una sconfitta, dato che la mancata adesione all’Europa andrebbe a certificare il fallimento di un obiettivo a lungo rincorso. Perchè una adesione ad una alleanza dove c’è la Russia renderebbe inconciliabile un ingresso a Bruxelles. La percezione è che Erdogan voglia tenere aperte entrambe le possibilità, con l’adesione a Shanghai come possibilità estrema, e che la manovra rappresenti una sorta di ultimatum all’Europa, che in caso di entrata della Turchia nell’Organizzazione di Shanghai, potrebbe avere ai suoi confini la possibilità di avere sia cinesi che russi. Per il regime presente attualmente nel paese turco ci sarebbero senz’altro maggiori affinità e minori critiche, resta da vedere se questa adesione potrà portare vantaggi paragonabili al rapporto, sia pure a distanza, che è attualmente in essere con l’Unione Europea. C’è poi da considerare il problema dell’Alleanza Atlantica, la cui permanenza della Turchia, nel caso di adesione a Shanghai, potrebbe essere messa in discussione; anche se è pur vero, che gli attuali rapporti con la Casa Bianca sono tutt’altro che distesi. Possibili cambiamenti potrebbero però verificarsi con l’insediamento del nuovo presidente americano Trump, cha ha più volte manifestato di volere mettere in pratica un diverso coinvolgimento degli Stati Uniti nell’Alleanza Atlantica. Peraltro sarà anche interessante vedere come i rapporti tra Trump e Putin potranno evolversi e come andranno ad influenzare il comportamento della stessa Turchia. Quello che Erdogan pensa è una possbile consultazione referendaria sulla intenzione o meno di procedere ancora con i negoziati per l’integrazione europea, in modo da annullare tutte le questioni in essere con Bruxelles ed eventualmente ripartire da zero, nel quadro di un rapporto bilaterale tra Ankara e l’Unione Europea, senza i presupposti legati ad una eventuale entrata del paese turco. Si prefigurerebbe, così, una sorta di rottura con l’Unione, con qualche analogia al caso inglese.
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