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giovedì 3 novembre 2016
Le elezioni americane diventano incerte
A sei giorni dal voto che eleggerà il presidente della più grande potenza mondiale, sale l’incertezza per un risultato, che sembrava oramai definito. L’indagine dell’FBI, che ha messo nuovamente sotto accusa la candidata democratica, a pochi giorni dal voto, è sembrata, ai più, un attacco ad orologeria, portato dal campo di un Trump, dato ormai per sconfitto. La notizia delle accuse alla Clinton ha spostato i valori dei sondaggi, che paiono, mai come in questo momento, incerti ed inaffidabili, perchè ostaggio di notizie dell’ultimo minuto. Tuttavia la possibilità che la campagna elettorale si decida per gli umori dominanti alla vigilia del voto, piuttosto che per ragionamenti meditati, sembra diventare una concreta possibilità. Secondo alcuni dei sondaggi Trump, sarebbe per la prima volta davanti alla sua rivale; se questa possibilità risulti essere veritiera è difficile da stabilire, ma la sensazione è che in questo momento, la distanza tra i due si sia ridotta sensibilmente ed entrambi i candidati avranno bisogno di ogni singolo voto per prevalere. Certamente, l’arrivo di novità capaci di spostare l’elettorato da un campo all’altro appare tutt’altro che scongiurato, rendendo una consultazione elettorale, che pareva ormai indirizzata verso un risultato sicuro, sempre meno prevedibile. D’altra parte si è trattato di una campagna elettorale caratterizzata da un livello molto basso, sopratutto a causa del messaggio e del comportamento volutamente contro le regole, del candidato repubblicano, che ha oltrepassato ogni limite, anche rispetto a campagne condotte in modo aspro ma sostanzialmente leale. Il rischio che gli strascichi negativi della campagna elettorale si protraggano oltre l’elezione del candidato si fanno sempre più concreti, minacciando di portare il paese statunitense all’interno di una spirale di instabilità e di non governabilità per la possibile mancata accettazione del nuovo presidente da parte dello sconfitto. Questa eventualità è proprio quella che ha minacciato Trump accusando, che la Clinton è in grado di vincere solo in presenza di brogli elettorali. L’indagine dell’FBI potrebbe segnalare l’apertura di un conflitto interno alle istituzioni, con la polizia federale schierata apertamente con Trump; sia chiaro la leggerezza della Clinton per avere usato server di posta non protetti per la corrispondenza statale riservata è una leggerezza inaudita, ma farne il fulcro di una campagna elettorale, con la presentazione di programmi di governo non definiti, non rendono certo una campagna elettorale credibile. Nonostante questo sembra che la possibilità di avere Trump insediato alla Casa Bianca, sia diventata meno remota. Ricapitoliamo cosa potrebbe succedere con il miliardario nel ruolo del Presidente degli Stati Uniti: revisione della politica estera americana e quindi dell’impostazione della difesa estesa anche al ruolo dell’Alleanza Atlantica, messa in discussione degli accordi di libero scambio vigenti per gli USA e, cosa non secondaria, la disponibilità dell’arsenale atomico. Le borse hanno registrato questi timori, che segnalano una situazione di instabilità interna ed esterna agli Stati Uniti, come un’anomalia inaspettata, una caso paragonabile all’uscita dell’Inghilterra dall’Europa ed hanno dato chiari segnali negativi. Questo trend potrebbe, però, rafforzare l’idea che la Clinton è una candidata dei grandi gruppi finanziari ed industriali e finire per favorire ulteriormente Trump, che raccoglie, paradossalmente, molto dello scontento degli operai bianchi, anche, sebbene in parte, tra coloro che hanno votato sanders alle primarie. In ogni caso, qualsiasi sarà il risultato, sempre meno scontato, lo scenario post elezioni presenterà un paese profondamente diviso, dove gli elettori della parte sconfitta non saranno disposti a riconoscere la legittimità della parte vincitrice. Occorre prepararsi, nel mondo occidentale, ad una situazione dove gli USA potrebbero vivere una situazione involuta, quasi ripiegati su se stessi, rovesciando gli attuali parametri dei rapporti con gli alleati, oppure vivere una situazione opposta dove Washington miri a riprendere in mano il ruolo di gendarme mondiale, a cui Obama aveva rinunciato. Sarà fondamentale l’apporto di tutti i moderati americani, in primo luogo e della diplomazia mondiale in seconda battuta, considerando come sarà anche inevitabile che i nemici degli USA, cercheranno in ogni modo di sfruttare la situazione a proprio vantaggio.
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