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giovedì 24 novembre 2016

L'Europa condanna l'ingerenza russa nei propri confronti

L’ingerenza russa in occidente ed, in special modo in Europa, è stata denunciata da una risoluzione del Parlamento europeo, dove viene evidenziato che il Cremlino starebbe operando, tramite finanziamenti occulti a favore di partiti ed organizzazioni, per favorire i sentimenti anti europeisti e provocare così una frammentazione nel tessuto politico e sociale dell’Unione Europea. Per la verità la risoluzione condanna anche la pressione esercitata da gruppi terroristici islamici, che, attraverso la propria propaganda, mirerebbero a creare divisioni tra gli europei di fede islamica e gli altri cittadini del vecchio continente. Si tratta di due casi, però, completamente differenti, accomunati soltanto dalla loro pericolosità intrinseca verso l’organizzazione di Bruxelles. Il caso russo deve essere inquadrato in un progetto più ampio, dove l’Europa è soltanto una parte dell’obiettivo, all’interno del quadro più ampio, che ricomprende l’intero occidente, sempre più visto come il nemico da combattere. Devono essere ricordate le azioni, ascrivibili ad hacker russi, per influenzare le elezioni americane e scongiurare quello che per Mosca era considerato il pericolo più importante: l’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Hillary Clinton. La vittoria di Trump non è stata certo merito delle intrusioni di Mosca, tuttavia queste azioni hanno dimostrato come l’interesse ad intraprendere azioni nella sfera interna di altri stati, sia diventata una strategia sulla quale Putin attribuisca particolare importanza. Del resto si tratta di sfruttare gli ampi spazi di manovra che le profonde divisioni presenti nell’occidente, consentono, grazie a politiche economiche e sociali errate, che sono state favorite dal peso crescente della globalizzazione intesa in maniera sbagliata e che hanno prodotto profondi squilibri sociali, fondati sulla crescente diseguaglianza. Questo per dire che portare avanti queste pratiche di ingerenza ha un costo economico e politico molto più contenuto rispetto al passato e si tratta di una scelta che mette in una posizione di forza un regime a democrazia contenuta rispetto alle democrazie evolute che vigono in Europa. Nei confronti di Bruxelles, Mosca starebbe puntando ad una disinformazione sempre crescente, portata avanti sia con mezzi diretti, agenzie di stampa, televisioni, social media ed altro, sia con finanziamenti in grado di dare maggiore forza e peso a partiti anti europei, che, guarda caso, si sono sempre detti profondamente contrari alle sanzioni contro la Russia. Quello del Cremlino potrebbe essere il tentativo di delegittimare i normali valori democratici europei, quelli su cui si fonda l’impianto dell’Unione, per provare una destabilizzazione in grado di indebolire quello che è considerato da Putin, l’avversario più vicino in senso geografico. Una Europa sempre più divisa ed attraversata da profondi motivi di contrasto, in grado di rendere sempre più radicale l’avversione proveniente dai movimenti anti europei, costituirebbe un avversario più morbido per la politica espansiva, che il Cremlino vuole attuare nei territori che considera come la propria zona economica esclusiva. Il discorso, però, non riguarda gli obiettivi e gli equilibri geopolitici, ma anche quelli economici, giacché una Europa più divisa avrebbe un minore potere contrattuale ed un altrettanto minore impatto nei rapporti con la Russia. Putin, per sostenere la propria politica non può basarsi soltanto sull’aspetto militare, ma deve rielaborare anche l’approccio del proprio paese sull’aspetto economico, necessario per sostenere l’azione politica. La Russia patisce un ritardo enorme nel campo della produzione di beni e servizi, che la produzione di materie prime non riesce più a compensare ed una Europa divisa rientrerebbe in modo completo negli obiettivi di Mosca. Sarà fondamentale l’atteggiamento che vorrà tenere il nuovo Presidente degli USA, che in campagna elettorale, ha dimostrato di gradire il politico Putin, ma che su diverse questioni ha già cambiato atteggiamento. Per ora all’Europa resta l’eredità politica di Obama, che nel suo ultimo viaggio da inquilino della Casa Bianca, ha raccomandato agli stati europei di non eliminare le sanzioni verso la Russia e di non abbassare la guardia nei rapporti con un Cremlino sempre meno rispettoso del diritto internazionale. Deve, quindi, essere letta in questo senso la risoluzione del Parlamento europeo: come una presa d’atto delle minacce provenienti da Mosca e la volontà di prevenirle, sia con questo atto pubblico, che con la creazione di una task force per contrastare la propaganda del Cremlino. In ogni caso sembra aggravarsi il rinnovato contrasto tra occidente e Russia, con questi nuovi sviluppi, che un tempo non sarebbero stati così evidenti ed espliciti, fattore che rappresenta un elemento di assoluta novità nei rapporti internazionali.

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