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venerdì 25 novembre 2016
L'Unione Europea sospende le trattative con la Turchia per l'adesione a Bruxelles
La decisione del Parlamento europeo, presa a grande maggioranza, di bloccare in modo ufficiale le trattative di adesione della Turchia all’Unione Europea, non cambia, sostanzialmente, lo stato delle cose, giacché il processo era già in fase di stasi, ma è importante dal punto di vista simbolico e politico, perchè sancisce la condanna ufficiale al regime turco per avere notevolmente ridotto i diritti civili con la scusa del tentato colpo di stato, la cui dinamica non è ancora stata chiarita. Finalmente Bruxelles ha preso una decisione densa di profondi significati politici, che presuppone una condanna verso Ankara, che sembra essere inappellabile, se non interverranno cambiamenti sostanziali nella politica interna del governo turco e nell’atteggiamento del presidente Erdogan. La decisione rende ufficiale un allontanamento tra Unione Europea e Turchia, iniziato già molto prima che Erdogan iniziasse una limitazione dei diritti civili e che era iniziata con la svolta confessionale imposta dal presidente turco e che aveva provocato un deterioramento dell’immagine laica del paese. Malgrado il relativo avvicinamento, tra le due parti, determinato dall’emergenza profughi, dalla quale la Turchia sperava di avere dei vantaggi, sopratutto per la circolazione dei suoi cittadini nei paesi dell’Unione e per la speranza di una accelerazione del processo di adesione a Bruxelles, la strada intrapresa da Erdogan ha di nuovo allontanato le due parti in una maniera fino ad ora mai verificata, dall’inizio del processo di adesione. Nonostante che il presidente turco avesse più volte sminuito, recentemente, la possibilità di entrare in Europa, la decisione ha suscitato profonda delusione, sia nel governo turco, che nell’opposizione, sia pure per motivi differenti. Il rifiuto europeo rappresenta per la Turchia e per le ambizioni di Erdogan una sconfitta, che lede il prestigio, già offuscato, del governo turco in campo internazionale. Per Ankara, isolata su diverse questioni, tenere aperta, anche con possibilità remote, la possibilità di un ingresso in Europa era anche un modo per mantenere un dialogo ufficiale con Bruxelles; viceversa il congelamento del processo rappresenta una chiusura diplomatica che è anche una bocciatura ufficiale, ed una condanna, della svolta autocratica di Erdogan. Viene, cioè, messo in discussione in modo ufficiale, al di fuori delle condanne espresse dai singoli membri, il modo di governare del governo turco , in spregio al rispetto dei diritti umani e civili. Per le opposizioni ad Erdogan, viceversa, si tratta della fine della speranza chela possibile entrata in Europa rappresentava: l’obbligatorio adeguamento agli standard occidentali del rispetto dei diritti. Tuttavia, su questo punto, la speranza dell’opposizione turca, appare al momento troppo vana: non è possibilie, per l’Europa, impegnarsi su questo terreno, con un governo che rasenta la dittatura e che sconvolgerebbe l’impianto politico europeo, non per niente la votazione per il blocco del processo di adesione della Turchia è stato a grande maggioranza. Questo voto, cioè, si può leggere come uno strumento di pressione nei confronti di Erdogan a tutela della stessa opposizione. D’altro canto l’Europa con questa risoluzione si assume una grande responsabilità nei confronti di se stessa, per le possibili ritorsioni che la Turchia potrà esercitare. Si calcola, che sul suolo turco, i rifugiati siano circa tre milioni e mezzo di persone: aprire le frontiere per un ingresso in Europa, anche solo di una parte degli occupanti dei campi, rappresenta un pericolo per la stabilità europea, già provata dalla mancata collaborazione sulla ripartizione delle quote dei migranti, da parte di diversi stati. Erdogan è consapevole di avere questa enorme arma di ritorsione per il blocco del negoziato ed ha già apertamente minacciato di usarla se l’Europa non cambierà atteggiamento. Resta così difficile prevedere gli sviluppi della vicenda: se Erdogan darà seguito alle proprie minacce, il rapporto con Bruxelles sarà irrimediabilmente chiuso, ed anzi, potrà diventare ancora peggiore, nel caso l’Europa decida di applicare delle sanzioni per le violazioni dei diritti, viceversa non esercitare alcuna ritorsione provocherà una diminuzione del prestigio interno del presidente turco, che risulterà indebolito dalla decisione europea. Fare previsioni è così tutt’altro che agevole, se no per la certezza del peggioramento dei rapporti tra le due parti che potrà aprire un nuovo fronte diplomatico ai confini europei.
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