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martedì 17 gennaio 2017

Trump può essere un'opportunità per l'Europa

Il presidente eletto degli USA, Donald Trump, ha dichiarato tutto il suo favore al Regno Unito ed alla sua politica di uscita dall’Unione Europea, giudicando negativamente la supremazia tedesca e la politica di accettazione dei profughi  di Berlino, nel contempo, ha dichiarato che l’Alleanza Atlantica è uno strumento obsoleto, sopratutto per quanto riguarda la lotta al terrorismo. Aldilà delle dichiarazioni, talvolta estemporanee, del nuovo presidente americano, non si può non individuare in questi giudizi un disegno, forse un poco confuso ma che si dirige verso un obiettivo ben delineato. L’Unione Europea, con questo assetto non risponde ai criteri che la nuova amministrazione americana, o, almeno, per il suo massimo rappresentante, immagina per consentire agli Stati Uniti di trarre i vantaggi, che il nuovo programma di governo deve raggiungere. Per Trump l’Europa attuale non è più un’opportunità, ma un costo, sia dal punto di vista politico, perchè complica le relazioni con Putin, sia da quello militare, perchè non impegna risorse in maniera sufficiente nella difesa, demandando questo ruolo a Washington, sia da quello economico, perchè potenzialmente può essere un concorrente pericoloso nel mercato globale. L’intento della nuova Casa Bianca diventa quello di creare divisioni all’interno dell’Unione, sfruttando le già grandi differenze che ci sono tra i vari membri, per motivi economici, connessi, cioè, alla politica finanziaria, tra fautori della rigidità di bilancio e della politica espansiva e per i contrasti sorti sulle soluzioni su come risolvere il problema dell’immigrazione. L’apprezzamento per la Gran Bretagna per l’uscita dall’unione è il mezzo per dividere ancora di più l’Europa alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, puntando su quei movimenti che vogliono una Unione ancora più divisa; nello stesso tempo la ricerca di un accordo particolare proprio con Londra, sul commercio e la circolazione delle merci, svela l’intenzione di prendere possesso del mercato inglese e, di conseguneza, privarne Bruxelles. In poco tempo dal clima di collaborazione, presente con Obama, si sta passando ad una relazione che promette di essere alquanto tormentata. Ma questo non è detto che sia esclusivamente un problema, al contrario per l’Europa potrebbe trattarsi di una opportunità capace di costringere una volta per tutte i membri dell’Unione ad interrogarsi in modo effettivo sui reali bisogni dell’organizzazione di Bruxelles ed agire di conseguenza. Certamente è necessario abbandonare l’attuale assetto su cui si basa l’organizzazione dell’Unione, un assetto troppo debole sul piano politico ed ancora troppo concentrato sulla moneta unica e sulla leadership di Berlino. La prima cosa da scongiurare è l’abbandono dei paesi fondatori, sui quali si possono basare i sentimenti europeisti più condivisi. Poi il ruolo di Berlino non deve essere più di salvaguardia della propria autonomia, ma deve favorire una divisione delle responsabilità, che devono avere come obiettivo il raggiungimento di arrivare il più possibile vicino ad una unione politica, quale punto di partenza per diventare un soggetto a rilevanza internazionale. Senza di questo passo non si potrà arrivare ad un progetto comune di difesa, comprendente anche una forza militare europea integrata. Arrivare a questo obiettivo sembra essere diventato essenziale, specialmente se Trump metterà in atto i suoi propositi di diminuire l’impegno finanziario statunitense in Europa.  Per raggiungere il nuovo assetto organizzativo necessario, sarà obbligatorio rivedere i trattati e costruire una unione con quei paesi realmente convinti di rinuciare alla propria sovranità a favore di Bruxelles. Certamente dovrà essere garantito un diverso indirizzo dell’Unione, più attento ai bisogni dei cittadini e non a quelli delle isitutzioni finanziarie e si dovranno bilanciare le esigenze dei diversi territori, cosa difficile ma non impossibile. Forse sarà più complicato convincere i paesi dell’Europa orientale, che fino ad ora, non si sono distinti per spirito collaborativo, ma hanno esclusivamente beneficiato dei vantaggi dell’Unione. Per loro si può pensare due alternative: o un legame più allentato, ma con minori investimenti europei o l’esclusione totale dalla nuova organizzazione dell’Unione, sempre che non si impegnino formalmente ad aderire ai principi di unità politica. Queste soluzioni sono state rimandate troppo a lungo, l’arrivo di Trump, dopo l’uscita del Regno Unito, impongono soluzioni drastiche e decisive: il periodo in cui temporeggiare è definitivamente finito.

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