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lunedì 13 marzo 2017

Aumentano i contrasti tra Turchia ed Europa

La crisi diplomatica in corso tra la Turchia e diversi paesi dell’Unione Europea, aggrava il rapporto che Ankara tiene con l’Europa ed i paesi occidentali. La questione fondamentale è la pretesa del governo turco di potere tenere comizi di fronte alle comunità turche, riguardanti gli aventi diritto al voto, cittadini con doppio passaporto, presenti all’estero, per perorare la causa del passaggio da repubblica parlamentare a presidenziale. In occidente la percezione attuale della politica di Erdogan non è positiva: la Turchia è entrata in una fase della sua storia dove la laicità appare ridotta in favore di norme più tendenti ad una invasione dell’aspetto religioso su quello sociale e politico, inoltre dopo il fallimento del colpo di stato, è stata inasprita la compressione dei diritti civili, specialmente quelli relativi alla libertà di stampa, con incarcerazione di molti giornalisti contrari alla politica del governo. Un variazione in senso presidenziale è vista in modo negativo dall’Europa perchè aumenterebbe i poteri di Erdogan, che non viene identificato come di tendenze propriamente libertarie. La Turchia ha patito molto le critiche occidentali ed europee, riversando, a sua volta, pesanti considerazioni sull’Europa ed accusandola spesso di islamofobia. Alla base vi è anche il risentimento per il rifiuto per Ankara all’accesso all’Unione Europea, ma con l’evoluzione di Erdogan al potere la situazione si è fatta sempre più tesa. Ma è anche vero che l’Unione Europea ha cercato di usare la Turchia per fermare i migranti, con il sostanzioso contributo di tre miliardi di euro, cercando così di impedire i contrasti per il rifiuto di alcuni membri di accettare quote di profughi sul proprio terreno. In sostanza si è chiesto ad Ankara di svolgere il lavoro sporco in ostituzione dell’Europa, tuttavia, anche ciò ha provocato forti contrasti perchè l’Europa ha spesso contestato alla Turchia il trattamento riservato ai profughi, mentre il governo turco non è riuscito ad ottenere la libera circolazione dei suoi cittadini all’interno dell’Unione, un punto a cui il governo turco teneva molto. In questo clima, non certo facile, il governo turco ha preteso di volere svolgere campagna elettorale, in favore del presidenzialismo e quindi di Erdogan, al di fuori dei suoi confini, specialmente in paesi dove questa attività poteva creare disagi e difficoltà per la presenza concomitante di elezioni, come l’Olanda, o di gruppi consistenti contrari a questa sorta di invasione di campo. Se la situazione più tesa è con i  Paesi Bassi, anche la contrarietà di Germania, Austria, Svizzera e Svezia, a cui deve essere aggiunta la Danimarca, rileva che il comportamento del governo di Ankara non è gradito. In sostanza, se  la propaganda turca fosse stata permessa, poteva creare tensioni all’interno delle componenti sociali presenti nei vari paesi, sia di matrice politica di destra che di sinistra; i primi non avrebbero gradito l’intromissione di una tematica esterna la proprio paese, mentre i secondi erano contrari all’azione di un governo ritenuto illiberale. Ciò avrebbe potuto provocare dei problemi di gestione, anche di ordine pubblico, dei comizi richiesti dal governo turco; in ogni caso inviare ministri o rappresentanti ufficiali da parte di un governo straniero sul territorio di un altro stato appare una pratica inconsueta e da cui possono nascere, come in questi casi, contrasti anche forti. Ciò non ha fatto che aumentare la diffidenza verso Erdogan, che ha aggravato la situazione con dichiarazioni fuori luogo e totalmente non pertinenti, accompagnate da minacce ingiustificate, che si sono poi rivelate contro producenti, sopratutto se si pensa alla situazione del comparto turistico turco. Non è difficile anche immaginare come in una situazione a parti invertite, quale sarebbe stato il comportamento del governo turco.  La sensazione è che sia nel breve, che nel medio periodo, sarà difficile che i rapporti tra la Turchia e l’Unione, sopratutto con alcuni paesi, possano essere recuperati: siamo di fronte ad una crisi diplomatica che potrà avere ripercussioni sulla questione dei migranti e su gli assetti delle alleanze come l’Alleanza Atlantica, già in notevole difficoltà a gestire crisi precedenti e totalmente presa alla sprovvista dai contrasti attuali tra alcuni dei suoi stati membri. Il risultato è che la Turchia è sempre più lontana dall’Europa, sia fisicamente, che politicamente, che sul piano dell’applicazione dei diritti: un divario difficilmente colmabile, ormai.

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