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giovedì 27 aprile 2017
Le elezioni francesi e l'Europa
L’esito delle elezioni francesi deve suscitare speranza per l’Europa e, se si, quale? Non certo per quella diretta dalla Merkel, che con l’eventuale elezione del candidato arrivato in testa nel primo turno, non potrà che sentirsi sempre più isolata nel portare avanti le sue politiche del rigore. La percezione è che la possibilità di questo potenziale conflitto non sia abbastanza indagata dagli analisti, che stanno preferendo focalizzarsi sulla grande massa di voti, cioè la somma delle preferenze dell’estrema destra con quelle dell’estrema sinistra, che hanno espresso un chiaro rifiuto delle istituzioni europee. Infatti, per quanto riguarda l’unione e dando per scontate le differenze più puramente politiche, che restano inconciliabili malgrado i tentativi della Le Pen di portare i voti dell’estrema sinistra sul suo nome, vi è una convergenza notevole sul giudizio circa la politica economica che Bruxelles ha attuato in questi anni. In Francia quasi la metà dei votanti ha espresso, dunque, un voto contrario all’Europa e le ragioni sono note da lungo tempo: peggioramento della qualità della vita del ceto medio, incapacità decisionale e scarsa lungimiranza, aggravate da una mancanza cronica di coordinazione a livello continentale, che ha finito per favorire la Germania, le istituzioni finanziarie ed i grandi agglomerati economici. Ma, tutto sommato,poteva andare peggio, per ora la popolazione francese ha espresso ancora una preferenza verso l’Europa, che deve, però, essere intesa non come scelta verso la soluzione migliore , ma verso quella meno peggio. La mancanza di certezze di chi propugna una soluzione di ritorno alle sovranità nazionali, che implica un progressivo allontanamento dei paesi europei, con la prospettiva dell’abbandono della moneta unica, riscuote ancora una diffidenza , che esprime in modo forzato la preferenza verso l’Europa, ma questo sentimento di ripiego non è indefinito, ma, anzi, con una scadenza neanche troppo lunga. Il candidato indipendente del centrosinistra si è presentato come interprete di un diverso approccio verso Bruxelles, pur nei confini molto rigidi delle istituzioni europee, che vuole mantenere e sviluppare, cambiando gli assetti attuali, che tante critiche hanno provocato. Se questo candidato sarà eletto presidente, però, non potrà essere evitato uno scontro con la Germania, se la Merkel resterà al potere; mentre le cose potranno, forse, essere un poco differenti se a vincere saranno i socialdemocratici tedeschi. Al momento però la Merkel sembra essere saldamente al potere ed anche il tessuto sociale dell’elite della Germania sembra sempre indirizzato a mantenere un saldo controllo della rigidità finanziaria, quale strumento più adatto agli interessi tedeschi. Questo particolare indica che anche un eventuale cambio politico nel paese tedesco dovrà comunque tenere conto del volere delle classi dominanti, con cui occorrerà fare i conti per un eventuale cambio di rotta. Se il programma del candidato di En Marche non subirà cambiamenti una volta eletto, potrebbe crearsi una alleanza più forte tra i paesi del sud Europa, cioè tra Francia, Italia, Spagna principalmente, ma coinvolgendo anche Portogallo e Grecia e comunque tutti quelli che si vorranno opporre alla rigidità finanziaria imposta da Berlino, per creare una maggiore elasticità a favore degli investimenti ed anche per obbligare la Germania ad investire il proprio consistente surplus di bilancio; non si tratta certo di tecnicismi: sono gli strumenti necessari per ricreare lavoro e ricchezza a favore delle classi disagiate e di quanti hanno subito gli effetti della finanza distorta, che costituiscono il necessario punto di partenza per ricreare fiducia nell’istituzione europea. Ma si tratta, appunto, di soli punti di partenza, sui quali creare la riduzione progressiva delle diseguaglianze ed una nuova interpretazione dell’unione, che deve passare, per forza, attraverso l’adozione di leggi e la creazione di organi capaci di rendere concrete le idee di partenza dell’ideale europeo. Quindi, se ad affermarsi allo scranno più alto della Francia, sarà il portatore di queste tendenze, il dibattito si sposterà dagli antieuropeisti, come protagonisti di un ritorno alle sovranità nazionali, verso e tra correnti comunque favorevoli all’Europa, ma con una diversa visuale, sia di scopo che di indirizzo. Si tratta di un dibattito già presente ma che assumerebbe dimensioni differenti, proprio grazie ad i nuovi sviluppi francesi, che potrebbe rendere finalmente, maggiormente concrete le soluzioni rifiutate fino ad ora. Lo sviluppo degli organismi europei e dell’importanza dell’unione, quali fattori espliciti di una maggiore diffusione del benessere al suo interno e dei diritti politici e sociali al suo esterno, sono i requisiti essenziali per una diversa percezione della meta da raggiungere: l’unione politica europea, come mezzo per attenuare gli effetti della globalizzazione.
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