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martedì 16 maggio 2017

Francia e Germania per una nuova Europa

Che l’elezione del nuovo presidente francese abbia interrotto quella striscia negativa per l’Europa, iniziata con l’uscita del Regno Unito da Bruxelles e continuata con la proclamazione di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, appare un fatto assodato.  Il nuovo presidente francese si è subito mosso per rinforzare questa tendenza, compiendo come primo atto del suo mandato, una visita a Berlino, per ricreare l’alleanza più stretta in ambito europeo con la Germania di Angela Merkel. La cancelliera tedesca, peraltro, è stata confortata dal gradimento del popolo tedesco, grazie ai risultati delle elezioni amministrative, che hanno visto una chiara affermazione della sua formazione politica nei confronti dei socialisti, che parevano in ripresa. Questo risultato elettorale pone la Merkel in netto vantaggio nelle prossime elezioni tedesche, aprendo al strada al suo quarto mandato di governo. L’incontro, quindi, è stato tra due leader vincenti, nei loro rispettivi paesi e forti di un consenso che li può autorizzare a progettare un nuovo disegno per l’Unione Europea. Siamo di fronte, infatti, ad una nuova leadership, che la Germania vuole condividere con la Francia, sopratutto, per non essere individuata come sola responsabile della politica europea e quindi accusata del troppo rigore che è stato imposto ai paesi aderenti. Questo non vuole dire che la Germania intenda spostarsi dal suo percorso, soltanto che intende condividerne le responsabilità con un partner ritenuto affidabile e capace di rendere efficaci le proposte di Berlino. Vista in quest’ottica la percezione è di una Germania che ha ancora saldamente in  mano il controllo della politica europea, ed in un certo senso è vero, perchè il nuovo inquilino dell'Eliseo sembra essere cooptato in questa visione politica, tuttavia al nuovo presidente francese si dovrà, per forza di cose concedere qualcosa, almeno in termini di cambiamenti istituzionali, per rendergli il merito di sviluppare l’attuale assetto dell’area euro. Il presidente della Repubblica francese parte dall’assunto che così com’è l’architettura della moneta unica è incompleta, perchè manca di un regia comune condivisa dagli stati membri. Questo indirizzo presuppone necessariamente una cessione di sovranità da parte degli stati nazionali verso una autorità centrale europea, in grado di governare l’economia dell’unione, attraverso un bilancio europeo capace di indirizzare la crescita dei paesi meno sviluppati, con l’adozione di investimenti appositi. Si comprende come questa direzione vada in senso opposto di quella  propria di quei movimenti che sono contrari alla cessione di sovranità dei propri paesi, della quale, la rappresentante principale è Marine Le Pen. Tuttavia senza una diffusione della ricchezza ed una redistribuzione effettiva, il presidente francese rischia di attirare, in campo europeo, su di se le critiche che gli sono state fatte durante la campagna elettorale francese e cioè di essere l’espressione delle banche e della finanza. Finita l’euforia per il mancato pericolo di una ascesa del movimento di estrema destra ed antieuropeista della Le Pen, il nuovo presidente francese potrebbe trovarsi nella sgradita posizione di fare gli interessi dei poteri finanziari ed esaurire rapidamente il credito concesso dalla pubblica opinione e finire così come un Hollande qualsiasi. D’altra parte la Merkel non è ancora sicura della vittoria elettorale, per quanto favorita, e non può avvallare il trasferimento di fondi ai paesi del sud europa per favorirne la crescita. La cancelliera tedesca deve dare la sicurezza ai suoi elettori di avere ancora il potere di condizionare l’unione, perchè per i tedeschi una cessione di sovranità in favore di Bruxelles, può significare soltanto una minore rigidità dei bilanci e quindi un minore valore del risparmio tedesco. Se ci sarà veramente questo ipotetico ministero dell’economia dell’Unione, non dovrà essere una istituzione in ostaggio della finanza, ma agire da protagonista per la crescita continentale ed essere in grado di invertire la tendenza che ha inasprito la diseguaglianza profonda presente in Europa; solo così facendo si potranno creare i reali presupposti per tentare di raggiungere traguardi ancora più ambiziosi come una forza militare unica fino ad arrivare all’unione politica. Per fare ciò il rapporto tr a Berlino e Parigi non dovrà essere esclusivo, ma ampliato il più possibile agli altri governi, che veramente condividono queste mete, lasciando ai margini chi sta nell’Unione Europea solo per mera convenienza e senza condividere gli ideali su cui Bruxelles fonda la propria esistenza. 

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