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giovedì 4 maggio 2017
La grave situazione del Venezuela
La situazione del Venezuela appare sempre più in pericolo. Se dal punto di vista del rifornimento alimentare e di quello relativo ai medicinali la situazione è già più che critica, l’iniziativa del Presidente Maduro, di creare una costituente per oltrepassare le prerogative del parlamento, assomiglia sempre di più al tentativo di un colpo di stato. Il paese è spaccato da tempo, ma ora iniziano a venire meno anche i consensi tradizionali degli aderenti al partito del presidente: la parte più povera del paese, che patisce maggiormente le condizioni critiche della nazione. Potrebbe essere questo uno dei motivi che hanno indotto Maduro a cercare una soluzione assurda e difficilmente realizzabile, se non al prezzo di esasperare ancora di più le tensioni del paese. La soluzione appare una trovata dettata più dalla disperazione e dall’incapacità di generare una risoluzione della situazione. Probabilmente la cosa migliore sarebbero delle nuove elezioni, ma, probabilmente, è proprio quello che Maduro vuole evitare, perchè sicuro della sconfitta. La violenza nel paese è ormai un fattore quasi normale della vita del Venezuela: ai dimostranti che si battono sempre più spesso con le forze dell’ordine, si aggiungono bande di criminali e di disperati, che cercano di approfittare del caos nel quale versa il paese. Come si comprende, il tentativo di esautorare il potere legislativo, dove la maggioranza è contro Maduro, sembra andare contro ogni logica di conciliazione tra le due parti politiche, l’unico strumento, forse, veramente in grado di ridare un assetto più normale al paese, ma la responsabilità appare tutta del governo venezuelano e del suo presidente, che non intendono rinunciare al potere conquistato. La costruzione della Costituente appare fatta proprio per favorire il mantenimento del potere all’attuale gruppo dirigente, con l’insediamento di figure favorevoli al governo nella commissione costituzionale, dove prenderà posto anche la moglie di Maduro. Inoltre la partecipazione al voto non sarà universale e forse il voto non sarà neppure segreto. Sembra certo che sarà il governo a decidere chi potrà partecipare al voto, con la sicura certezza che almeno la metà dei votanti sarà scelta tra i gruppi che appoggiano Maduro. Parallelamente i seguaci del presidente cercano di intimidire il parlamento con atti violenti, tra i quali ha fatto scalpore il tentativo di occupare la sede dell’assemblea legislativa venezuelana. Sul piano internazionale si sono moltiplicati gli appelli per una soluzione pacifica della situazione che riguarda il paese sudamericano, che sembra essere ormai sull’orlo della guerra civile. Uno degli attori più coinvolti è la diplomazia vaticana, che sta lavorando per cercare una intesa. La preoccupazione è condivisa dagli Stati Uniti, dal Brasile e dall’Argentina, che hanno tutti condannato l’iniziativa di Maduro come una violenza contro la democrazia. La situazione attuale del Venezuela dipende in grande parte da ragioni economiche, connesse con la caduta del prezzo del petrolio, da cui l’economia del paese è stata ed è ancora troppo dipendente; i governi, sai quello di Chavez, che quello di Maduro non hanno mai elaborato una strategia economica e produttiva alternativa, ciò ha causato l’attuale situazione di estrema povertà, che si sta estendendo a gran parte del tessuto sociale del paese. Il rifiuto di intraprendere riforme economiche sufficienti a garantire alla popolazione livelli della qualità della vita sufficienti, si è sommato ad una mancata redistribuzione della ricchezza, che è stata indirizzata verso i ceti e gli ambienti più vicini a Maduro; questi, pur nella congiuntura economica negativa che affligge il paese, non si è rivelato un successore all’altezza di Chavez ed ha instaurato una sorta di autoritarismo populista, che voleva essere di sinistra, ma che alla fine si è distinto solo per favorire una parte politica, senza dare seguito alla visione, forse utopica, del suo predecessore, che, in qualche modo, ha cercato di attuare una redistribuzione del reddito nazionale. Se Maduro resterà al potere si annuncia un regime dittatoriale, che riporta la regione sudamericana indietro di parecchi anni e che potrà favorire una alterazione degli equilibri, grazie al possibile ingresso di potenze straniere al fianco del dittatore per sfruttare le risorse naturali del paese. Si rischia, così, l’apertura di un nuovo fronte internazionale che può evocare ancora una volta gli scenari della guerra fredda o quelli dell’eccessiva invadenza di grandi potenze.
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