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giovedì 6 luglio 2017

Corea del Nord: l'ambiguo comportamento di Cina e Russia

Anche fonti americane hanno confermato che l’ultimo missile lanciato dalla Corea del Nord e caduto in acque giapponesi, poteva raggiungere lo stato dell’Alaska e, quindi colpire gli Stati Uniti, come Pyongyang ha più volte minacciato. Lo scenario che si presenta è, probabilmente, il più allarmante dalla fine della guerra fredda. Non si può dare torto alla casa Bianca, quando afferma, che la situazione attuale è dovuta ad una risposta troppo morbida alle provocazioni nordcoreane. La linea di condotta di Obama, quella di puntare su sanzioni economiche e diplomatiche, non è stata sostanzialmente disattesa da Trump, che, malgrado le minacce, non non ha attuato alcuna azione militare, se non le consuete manovre congiunte con le forze armate sudcoreane. Tuttavia la condotta americana, sostenuta dall’Europa, non può avere effetti pratici e concreti, se altri stati, pur firmando ufficialmente le sanzioni, poi continuano a mantenere rapporti commerciali con Pyongyang. Anzi, Pechino avrebbe fatto registrare addirittura un incremento degli scambi commerciali nell’ultimo quadrimestre. Se ciò fosse confermato il sospetto che la Cina stia usando la Corea del Nord come elemento di pressione sugli Stati Uniti, non sarebbe così improbabile. D’altro canto la Cina ha interesse che la penisola coreana resti divisa in due stati, perchè nell’ipotesi di riunificazione a prevalere sarebbe Seul e Pechino avrebbe così le truppe americane direttamente sui propri confini. Se questa ipotesi fosse vera la condotta cinese si rivelerebbe ambigua e molto pericolosa. Trump, pur nei suoi modi poco politici, ha fatto appello più volte affinché Pechino esercitasse la propria influenza sui nordcoreani per riportare uno stato di maggiore calma nella regione. Bisogna però riconoscere, che, aldilà di dichiarazioni di rito, Pechino si è contraddistinta per una immobilità, che, nella migliore delle ipotesi ha dato coraggio al dittatore nordcoreano. Anche l’atteggiamento russo, dopo che il Cremlino si è reso conto di non potere condizionare le lobbies politiche ed i militari, appare mutato nei confronti degli USA: la diatriba tra Washington e Mosca sulla necessità di maggiori sanzioni verso Pyongyang, testimonia che le distanze tra i due paesi sono tutt’altro che accorciate. Può essere possibile che Cina e Russia, sfruttino la pressione nordcoreana per portare gli Stati Uniti ad una reazione, che potrebbe generare una grande incertezza internazionale e mettere in crisi il primato americano? Le possibilità in politica internazionale sono infinite, ma finché la Corea del Nord provava dei missili che non potevano coprire la distanza dagli Stati Uniti, una ritorsione del pentagono era fortemente improbabile; l’ultimo test missilistico ha però cambiato tutto. Washington ora è nella posizione di doversi difendere da un possibile attacco nucleare, dopo avere ricevuto ripetute ed esplicite minacce. La sensazione che Cina e Russia non facciano abbastanza per limitare le possibilità di un evento disastroso iniziano a diventare più che certezze. L’impressione è che Pyongyang arrivi sempre al limite e poi si fermi, ma è un fatto, che a questo punto non si era mai arrivati.  Negli scenari possibili non si può più scartare un intervento preventivo, anche se cercare di distruggere l’arsenale atomico di Pyongyang è tutt’altro che agevole. La soluzione più facile sarebbe che la Cina determinasse la caduta della dittatura nordcoreana, mantenendo il controllo sul paese: Pechino avrebbe la forza militare ed economica di farlo, ma se continua nella linea attuale significa che queste non sono le sue intenzioni. Una guerra convenzionale, condotta da USA ed eventualmente i suoi alleati regionali sul terreno, sembra da scartare, perchè darebbe il tempo a Pyongyang di attuare le sue minacce nucleari, non solo verso gli USA, ma anche contro Corea del Sud e Giappone.  L’attesa potrebbe logorare gli Stati Uniti, che in questo momento devono percorrere la via diplomatica, sopratutto con Pechino e Mosca e ciò li mette in condizione di svantaggio, una situazione dove il nervosismo potrebbe portare a sviluppi molto pericolosi. 

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