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giovedì 20 luglio 2017

Israele non vuole militari iraniani al suo confine

Durante l’incontro con il presidente francese, il premier israeliano Netanyahu si è opposto ad una tregua nel sud della Siria, perchè rafforzerebbe la posizione dell’Iran nella regione. Il timore di Tel Aviv è quello di essere minacciato contemporaneamente dalla formazione Hezbollah, dal confine libico e dalla presenza forze militari iraniane sul confine siriano. La conflittualità tra Israele ed Iran è molto profonda ed ha già  generato, in passato, episodi di confronto militare, peraltro mai riconosciuti da entrambe le parti. Si è trattato di bombardamenti a convogli iraniani o azioni di spionaggio, rivolte a contrastare le rispettive attività. L’avversione allo stato israeliano da parte iraniana, non sembra essersi attenuata neppure dopo la svolta moderata che ha confermato all’esecutivo l’attuale governo. Questo confronto rischia di diventare un ulteriore ostacolo per la risoluzione della questione siriana, perchè aggrava uno scenario già particolarmente difficile e confuso. Il rapporto tra Israele ed il regime di Assad è stato, tutto sommato, pacifico, perchè Damasco, seppure ufficialmente contraria allo stato israeliano, non ha favorito azioni contro Tel Aviv, tuttavia lo scenario del conflitto ha variato la situazione generale, determinando una crescita di importanza in Siria di Russia ed Iran, probabilmente a discapito dello stesso Assad, comunque sostenuto dai due paesi.  Netanyahu è contrario alla tregua concordata tra Russia e Stati Uniti per la parte meridionale del paese, perchè uno stop al conflitto potrebbe implicare l’invio di militari iraniani nella zona del Golan, al confine con Israele. Se questa possibilità dovesse verificarsi, il pericolo di un confronto ravvicinato tra le forze armate dei due paesi nemici diventerebbe molto concreto. Questa possibilità dovrebbe essere materia di trattativa per i negoziatori, in modo da evitare un nuovo elemento aggravante per la scenario siriano, tale da diventare il possibile fattore scatenante dell’allargamento del conflitto nella regione. Questo aspetto non deve essere affatto sottovalutato, per evitare un disastro di proporzioni enormi, tale da sconvolgere l’intero assetto globale. Le richieste di Israele ai diplomatici americani di evitare la presenza di militari iraniani, anche solo nel ruolo di consiglieri militari, e di effettivi della milizia di Hezbollah, nella Siria meridionale sono state al centro di numerose discussioni con i funzionari della Casa Bianca; Tel Aviv ha anche rifiutato la presenza offerta dalla Russia nella Siria meridionale, per esercitare un controllo sul possibile arrivo di militari iraniani. I timori israeliani sono che tra Mosca e Theran, alleati di fatto per sostenere Assad, ci sia una tacita collaborazione, che possa danneggiare gli interessi di Tel Aviv. L’impressione è che i buoni rapporti tra Israele e Russia possano essersi deteriorati quando Mosca, per sostenere Damasco, ha volontariamente o involontariamente favorito la posizione dell’Iran in Siria; d’altro canto il paese israeliano, anche se non ufficialmente, fa parte dell’alleanza formata dalle monarchie del Golfo e dai paesi sunniti, che ha come scopo quello di combattere la crescente influenza di Teheran in medio oriente e, di conseguenza le istanze degli sciiti. Si tratta di una alleanza che è tra i governi, ma non è appoggiata dalla base popolare sunnita, che continua a percepire lo stato israeliano come illegittimo sul suolo arabo. Occorre anche ricordare che molti di questi stati sunniti sono stati tra i finanziatori dello Stato islamico, pensato, inizialmente, come uno strumento per conquistare l’influenza sul paese siriano e creare un argine contro l’invadenza sciita. Ciò determina che la contiguità attuale tra Israele e gli stati sunniti è puramente strumentale, ma non sembra avere una base solida, sopratutto finché Tel Aviv blocca la nascita di uno stato palestinese. Queste ulteriori considerazioni aggravano il quadro generale della situazione, sopratutto visto che gli appelli ai diplomatici americani di Israele sembrano non essere stati ascoltati, giacché gli Usa hanno confermato l’intenzione di proseguire sulla tregua firmata con la Russia per il meridione siriano. Quello che bisogna augurarsi è che Israele non prenda delle decisioni autonome contro forze che potrebbero essere individuate come ostili: per evitare ciò occorre che il lavoro diplomatico diventi ancora più intenso e che dalla Siria si allarghi negli altri paesi della regione, per trovare fattori di accordo e di stabilizzazione che incontrino il favore di soggetti con interessi anche contrapposti.

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