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venerdì 14 luglio 2017
Migranti: l'atteggiamento Macron delude
Il presidente della repubblica francese, Macron, pur lodando l’Italia, per i suoi sforzi nei confronti dell’aiuto ai migranti, continua ad avere un atteggiamento di chiusura per la gestione del fenomeno, insistendo sulla distinzione tra chi fugge dai propri paesi come profughi e che viene considerato come migrante economico. Questa distinzione appare meramente funzionale all’autogiustificazione per non collaborare con Roma e pone Parigi sempre più vicino ai paesi dell’Europa orientale, che si stanno distinguendo per il loro opportunismo ed il rifiuto pressoché totale all’accoglienza. Certo la Certo la Francia afferma di non rifiutare i profughi, ma chiude i suoi porti alle stesse Organizzazioni non governative francesi, lasciando, quindi, all’Italia il compito di distinguere tra le categorie di migranti. Questa posizione appare totalmente ipocrita per la storia dello stato francese, che tanto ha contribuito alla formazione degli stati africani moderni, stati il più delle volte totalmente inventati, che hanno messo insieme etnie e gruppi sociali più diversi, provocando profonde lacerazioni nei tessuti sociali, spesso sfociate in vere e proprie guerre civili. Questa responsabilità storica dovrebbe portare ad un maggiore impegno di Parigi ed il rifiuto ad un impegno, che dovrebbe essere naturale, rappresenta una sorta di doppio tradimento nei confronti del passato francese e della solidarietà europea. Ma queste considerazioni assumono ancora più valore se si vuole dare una definizione al fenomeno dei migranti economici, che non costituisce una definizione vuota, ma che autorizza qualcuno a classificare questi migranti come non degni di aiuto. Chi rientra in questa categoria fugge da situazioni di carestia sempre più spesso provocate da siccità che si protraggono da periodi lunghissimi: la scarsità d’acqua impedisce la coltivazione, e, quindi, l’apporto alimentare derivante dall’agricoltura, danneggia irreparabilmente la filiera dell’allevamento, che si esaurisce per mancanza di foraggio, provoca situazioni igieniche disastrose, che sfociano nell’incremento di malattie ed aumentano la mortalità, partendo dalle fasce più basse della popolazione, transitando per quelle più anziane, fino a colpire la parte produttiva delle nazioni colpite da questi fenomeni. Bisogna ricordare, che tra le cause della siccità vi è l’inquinamento ambientale, i cui responsabili sono i governi dei paesi ricchi, e le cui conseguenze fisiche sono rappresentate dall’aumento progressivo della desertificazione. Uno dei dibattiti più attuali è quello di aiutare queste popolazioni nei loro territori, per evitare migrazioni che potranno assumere proporzioni bibliche. Queste intenzioni rientrano però in programmazioni di almeno medio periodo ed in modo più appropriato, su periodi più lunghi, data l’arretratezza delle infrastrutture di molti paesi africani ed il livello di desertificazione cui sono interessati. Inoltre il discorso sul clima e sull’inquinamento è inscindibile dalla risoluzione delle migrazioni definite come economiche. Appare evidente come, nel breve periodo, il fenomeno migratorio di tipo economico sia difficilmente arrestabile e non presenti grosse differenze dalle necessità di sopravvivenza che contraddistingue le migrazioni da teatri di guerra. La ragioni, di autoassoluzione, di Macron e la sua predisposizione negativa sui migranti, costituiscono una grave delusione nei confronti dell’uomo politico che ha sconfitto la destra antieuropea, proprio perchè il suo atteggiamento è profondamente contrario ai valori dell’Europa unita, sia dal punto di vista dell’applicazione dei diritti fondamentali, sia della collaborazione con un altro membro dell’Unione in chiara difficoltà e ciò denuncia una mancanza di solidarietà preoccupante. Purtroppo per essere un grande statista non basta essere un giovane uomo rampante, che ha sconfitto la destra peggiore: appena dopo le elezioni francesi lo scampato pericolo non ha permesso di rendersi conto completamente che aveva vinto soltanto il meno peggio. Ma per il futuro dell’Europa il banco di prova dei migranti continua ad essere il più probante per il suo destino e Macron, sul quale si faceva molto affidamento, dimostra di essere un politico attento soltanto ai risultati immediati all’interno dei suoi confini, rientrando nello schema del politico di professione, il contrario di quello che voleva apparire.
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