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mercoledì 30 agosto 2017
Le intenzioni di parte dell'Europa sulla gestione dei migranti
La riunione a Parigi tra Francia, Spagna, Germania, Italia, Unione Europea, Ciad, Niger e Libia, si prefigge di regolare i flussi migratori verso l’Europa, attenuando i disagi per i paesi costieri, Italia e Grecia prima di tutti, ma anche Spagna, provocati dal trattato di Dublino, ormai superato dagli eventi. La partecipazione di soli quattro stati europei con i propri rappresentanti, ma senza l’invito esteso ad Atene, rappresenta una spaccatura con gli altri stati, specialmente quelli dell’est europeo, che non potrà non avere ripercussioni sugli equilibri di Bruxelles. Tuttavia parte delle ragioni di questo incontro è proprio quella di superare le resistenze delle nazioni orientali a ricevere le quote dei profughi a loro destinate. Però con questo modo di agire sembra che le ragioni dei paesi dell’est siano legittimate e ciò non potrà non costituire un grave precedente, anche su altre questioni che si presenteranno in futuro. L’incapacità di fare rispettare le decisioni dell’unione sancisce ed ufficializza una debolezza di Bruxelles, che non offre garanzie per il futuro, mentre, d’altra parte, non includere nella discussione tutti i paesi europei, offre la percezione della creazione dell’Europa a due velocità, anche se, per il momento, soltanto per la questione dell’immigrazione. Andando oltre queste considerazioni, che riguardano l’assetto europeo, la volontà che sembra prevalere è quella di fermare il traffico dei profughi prima della Libia, con postazioni di identificazione, che possano permettere il riconoscimento dei rifugiati e farli proseguire verso i paesi europei in tutta sicurezza, senza i rischi del passaggio per mare, attraverso la rete di trafficanti di uomini. Questa, fondamentalmente, è la linea del presidente francese, che mira a preservare il proprio paese dalla questione migranti ed a cui sembrano adeguarsi l’Italia, perchè ormai non più in grado di assorbire il numero sempre più crescente dei profughi, la Spagna, che non vuole essere la nuova meta degli sbarchi e l’Unione Europea, che così spera di mettere fine ai dissidi interni, sul tema dei migranti e della loro accoglienza. Questa metodologia andrebbe bene se il problema delle migrazioni riguardasse soltanto i profughi che le Nazioni Unite iscrivono nei loro elenchi, ma rifiutare la gestione dei cosidetti migranti economici non interromperà il flusso migratorio ed il profitto dei trafficanti. Probabilmente nelle idee dei governi europei i luoghi di identificazione collocati al confine libico, nel Ciad ed in Niger dovrebbero riuscire a fare il filtro necessario e rimandare indietro chi è vittima di carestie, di siccità o semplicemente è talmente disperato per la mancanza di opportunità da intraprendere un viaggio molto rischioso. Con queste premesse il traffico dei migranti economici e di coloro a cui lo status di rifugiato verrà rifiutato, pur in presenza di ragioni oggettive, è destinato a trovare delle alternative e nuove rotte sulle quali muoversi. Questo almeno finché gli aiuti nei paesi poveri non avranno una contribuzione adeguata ed una necessaria gestione oculata, in grado di attenuare le condizioni che determinano le migrazioni. Se nell’economia generale del progetto sarà compreso anche questo capitolo necessario per la gestione del fenomeno, si potrà pensare di potere arrivare ad una soluzione positiva, viceversa, lo sbarramento per i migranti economici sarà aggirato con soluzioni alternative. Si può pensare che la decisione dei paesi riuniti all’Eliseo, sia un primo passo, cui dovrebbero seguirne altri, per la gestione delle migrazioni, tuttavia, l’atteggiamento della Francia pare collimare con il controllo che il suo presidente sembra voglia esercitare in maniera esclusiva e con il quale intende comunicare al mondo una immagine di risolutore dei problemi, che per gli altri sono irrisolvibili. Se è innegabile che è iniziata una diminuzione del traffico di persone, e non certo per le decisioni del presidente francese, occorrerà aspettare la riorganizzazioni dei trafficanti e gli sviluppi della situazione politica libica, che si inquadra in uno scenario di profonde divisioni interne e dove la regolazione delle quantità di migranti da immettere verso l’Europa, rappresenta ancora una modalità di pressione non indifferente.
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