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Politica Internazionale
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lunedì 7 agosto 2017
Sanzioni più dure per la Corea del Nord
L’evoluzione della questione nordcoreana ha portato ad uno sviluppo tanto atteso dall’occidente, quanto, fino ad ora, osteggiato dalla Cina. Pechino è sempre stata ritenuta l’unica potenza ad avere una possibile influenza su Pyongyang, tuttavia, fino ad ora, la volontà di condizionare il regime della Corea del Nord, non era mai stato evidenziato. Questa considerazione deve essere fatta senza considerare i possibili tentativi non ufficiali e segreti che la Cina potrebbe avere tentato, e che sicuramente sono andati falliti. Fino ad ora la Cina, in maniera ufficiale, non è mai andata oltre dichiarazioni di prammatica ed ha mantenuto un atteggiamento equivoco verso le sanzioni internazionali contro la Corea del Nord, favorendo in maniera ufficiosa traffici commerciali. Le minacce americane di arrivare ad una guerra preventiva, sono, però, ora divenute esplicite, tanto da fare diventare concreta l’opzione militare. Questo fatto, ma non solo, deve essere stato alla base della decisione, per certi versi clamorosa, da parte di Pechino di appoggiare nuove e più pesanti sanzioni verso il paese nordcoreano e decise nell’ambito istituzionale della Nazioni Unite. Il gesto ha un chiaro significato politico: la Cina deve affiancarsi all’organizzazione sovranazionale più importante, per non essere riuscita a risolvere da sola la questione; non solo, senza aderira esplicitamente alle nuove decisioni contro Pyongyang, la Cina avrebbe dato l’impressione di sostenere il paese nordcoreano. La preoccupazione cinese è diventata tangibile già con le minacce nordcoreane agli USA, attraverso la concreta possibilità di colpire città americane, ed è aumentata con l’opzione militare ritenuta, ormai possibile da Washington. Una guerra nella regione sarebbe un grosso problema da risolvere per Pechino, sia dal punto di vista diplomatico, che commerciale. Che la possibilità di un conflitto sia concreta, si capisce anche come la Russia, che ha aderito alle sanzioni, si sia impegnata pubblicamente per una soluzione diplomatica e negoziale, che possa escludere l’uso delle armi. Dal loro punto di vista gli Stati Uniti appaiono consci, che la realizzazione dell’opzione militare potrà causare gravi danni alle popolazioni civili di Corea del Sud e, forse, anche Giappone: i paesi alleati di Washington più vicini alla Corea del Nord e, quindi, più probabilmente oggetto di rappresaglie. Dal punto di vista militare, pur essendoci una grande sproporzione tra le foze americane e quelle del paese nordcoreano, se la guerra si intende preventiva in senso letterale, si tratterebbe di colpire i siti dove sono stoccati gli ordigni atomici: cosa piuttosto difficile da individuare, se, invece, l’obiettivo sarebbe quello di rovesciare il regime al potere a Pyongyang, si tratterebbe di un conflitto più lungo e dagli esiti incerti senza l’intervento diretto della Cina. In ogni caso andrebbe considerata la certezza dell’uso di ordigni atomici da parte di Pyongyang: uno scenario capace di aprire sviluppi di lungo periodo. Peraltro un utilizzo di armi nucleari non è neppure da escludere senza un attacco militare americano, ma come risposta a sanzioni particolarmente dure ed all’unità di paesi che le hanno approvate. Occorre ricordare che gli ambiti che riguarderanno le sanzioni taglieranno di un terzo le entrate del paese nordcoreano, derivanti dalle esportazioni. Ad essere colpiti saranno i settori delle materie prime, carbone, ferro, piombo e del mercato ittico; inoltre si limiterà la capacità di Pyonyang di stipulare accordi di joint venture, di contenere l’attività della banca nazionale per il commercio estero ed il divieto di inviare lavoratori all’estero, dai cui salari il governo nordcoreano trattiene quote consistenti spesso in valuta pregiata. Si capisce che in un paese già duramente provato da una situazione economica particolarmente grave, queste decisioni possono portare la nazione al tracollo economico. Ora gli effetti possono essere di due tipi: o la Corea del Nord risponderà militarmente, dando il via ad una escalation militare, giacché questa volta difficilmente gli Stati Uniti non daranno corso alle proprie ritorsioni, peraltro già annunciate, o Pyongyang, visto l’isolamento ed anche l’atteggiamento cinese, si troverà a scegliere la soluzione di intraprendere una serie di discussioni capaci di arrivare ad un seppure difficile negoziato. Questa soluzione è quella che si augura tutto il mondo, ma l’imprevedibilità di Kim Jong-un non assicura alcuna previsione attendibile, fino alla prossima mossa.
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