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mercoledì 20 dicembre 2017

Le democrazie occidentali sono ancora legittime?

L’annuale rapporto di Medici Senza Frontiere e dell’Istituto di Studi sui Conflitti e dell’Azione Umanitaria evidenzia una pericolosa perdita di moralità, sopratutto da parte delle democrazie occidentali, che, per fare fronte ai problemi dovuti alle guerre ed alle carestie, attuano sistemi di dubbia legalità ed in aperto conflitto con i loro stessi principi fondativi. Si va dai compromessi dell’Europa con stati dittatoriali africani per fermare il fenomeno migratorio, la chiusura americana voluta da Trump contro gli stranieri fino ad arrivare alla assoluta impunità dell’Arabia Saudita, alleato di comodo dell’occidente, nella repressione condotta nello Yemen. Ed i casi non sono ancora finiti. Qual’è la credibilità delle istituzioni europee, se non riescono a risolvere i conflitti al loro interno ed a convincere i paesi  contrari ad ospitare quote di migranti ed in conseguenza di ciò stipulano accordi con i libici, che notoriamente infliggono sofferenze e torture ai migranti, che diventano fonte di guadagno doppio: da una parte con i i ricatti alle famiglie e dall’altra con le sovvenzioni che Bruxelles gli concede. Gli Stati Uniti, il paese delle possibilità per tutti, chiudono le frontiere  e si apprestano a diventare una fortezza inaccessibile e l’Australia si tutela dall’immigrazione confinando su isole pressoché senza servizi i migranti che vorrebbero approdare sulle sue coste. Quello su cui occorre interrogarsi è quanto sono legittime istituzioni di paesi che si dicono democratici: cioè se questa accezione è vera all’interno di loro stessi, gli stessi paesi, se visti dentro  un panorama più vasto, che superi i confini nazionali o di alleanza, la stessa legittimità abbia lo stesso valore. Non è una domanda soltanto di scuola o da testo di scienza della politica, quanto un confronto chiaro su quello enunciato e praticato all’interno dei territori nazionali delle democrazie occidentali e quello, invece, attuato all’estero in ambito di zone di crisi, con il solo scopo di tutelarsi da fenomeni la cui incapacità di gestione condiziona lo stesso modo di agire apertamente in contrasto con i propri principi.  In altre parole appare assolutamente evidente che chi si richiama a valori di equità ed uguaglianza, quali condizioni necessarie per potere dire di essere democrazie, tradisce questa similitudine nel modo di comportarsi all’esterno per gestire fenomeni che sono posti al di fuori delle dinamiche interne allo stato e, talvolta, anche ai rapporti tra gli stati. L’emigrazione dovuta a guerre e carestie, risulta essere ormai  sfuggita alla regolamentazione del diritto internazionale, perchè sempre disatteso, ed è gestita con sistemi che non rispondono, se  non in casi sempre più minoritari, ad una prassi consona ai valori umanitari. Se ciò è, pur condannabile, ma in teoria comprensibile per quelli stati che non sono democrazie, ciò non è ammissibile per nazioni che si vantano di avere regimi democratici da anni, ma ciò non interferisce inun contesto mondiale dove sono prevalenti i singoli interessi, intesi come interessi dei singoli stati. Non che si sia di fronte ad una situazione nuova, ma dopo la seconda guerra mondiale si auspicava una maggiore importanza delle organizzazioni sovranazionali, come le Nazioni Unite, almeno come mezzo per risolvere le crisi più gravi. Il liberismo che dagli anni ottanta dello scorso secolo ha condizionato profondamente non solo l’economia, ma sopratutto la politica, ha determinato, sul lungo periodo una sorta di arroccamento dei paesi più ricchi, che si identificano anche con le democrazie più avanzate, in una difesa delle loro posizioni, anche se al loro interno cresce la diseguaglianza economica; tuttavia questa diseguaglianza è, per  ora, poca cosa, se confrontata con le situazioni di emergenza dovute alle guerre ed alle carestie, che meriterebbero risposte più adeguate e solidali, non fosse altro che per evitare pericolosi sviluppi futuri. Ma questa considerazione esula dalla constatazione che la mancanza di legittimità a definirsi regime democratico comporta: il pericolo della assenza dei valori basilari delle democrazie potrebbe portare ad una corruzione anche verso l’interno di questi stessi paesi, dove, peraltro, l’avanzata di movimenti di estrema destra costituisce già un chiaro segnale. Ancora una volta l’appello è verso quelle istituzioni, come l’Unione Europea ed in generale a tutte quelle organizzazioni che si battono per l’affermazione dei diritti, ad un impegno maggiore contro la mancanza di solidarietà verso gli ultimi del mondo: come atto dovuto e come, anche, sistema di protezione verso la corruzione dei propri sistemi politici.  

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