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martedì 16 gennaio 2018
Il Papa teme un conflitto nucleare
La sensibilità del Papa verso la pericolosa deriva nucleare, che sta attraversando il mondo, ha provocato un accorato appello contro il pericolo di una guerra atomica. Secondo il Pontefice la rincorsa agli armamenti nucleari, che ha tradito la volontà espressa da numerosi governi contro la proliferazione nucleare, è diventata la possibile causa di un conflitto nucleare con conseguenze la cui portata potrebbe avere la dimensione della catastrofe. L’attuale situazione di tensione che si è venuta a creare con la Corea del Nord potrebbe favorire un conflitto nucleare anche per un solo fraintendimento o per un incidente; infatti il continuo stato di tensione e rispettive minacce che Pyongyang e Washington stanno portando avanti, anche contemporaneamente alle esercitazioni militari, sempre più frequenti, ha creato condizioni di estrema pericolosità e tensione, che giustificano l’allarme del Pontefice. D’altra parte quello della Corea del Nord è il solo caso, anche se il più eclatante, di potenziale pericolo per lo scoppio di un conflitto. Le continue prove di forza dirette a provocare stati esteri da parte di mezzi militari russi, il sorvolo sulla zona economica esclusiva inglese o sugli stati baltici o le manovre terrestri che hanno preoccupato la Polonia, i continui dissidi per le isole contese tra Cina e Giappone, che hanno visto manovre aeree dei rispettivi stati, la tensione tra USA ed Iran e tra Arabia ed Iran, sono tutte emergenze che coinvolgono potenze nucleari e che possono anch’esse diventare pericoli di conflitti atomici. Per il capo del Vaticano la soluzione è il disarmo nucleare, che deve passare attraverso la distruzione dell’arsenale nucleare. Questa posizione, che pare la più ragionevole, si scontra però con la tendenza sempre più estesa in diversi paesi di dotarsi dell’arma atomica e che è rinforzata anche con la ripresa del dualismo tra Stati Uniti e Russia, del nuovo confronto tra Washington e Pechino, della strategia difensiva israeliana, delle volontà del Pakistan di pareggiare l’arsenale nucleare con l’India ed anche con la volontà dell’Arabia Saudita di dotarsi di un ordigno atomico per stabilire una sorta di parità con l’Iran, suo storico nemico. Come si vede il mondo ha intrapreso una direzione contraria a quella voluta dal Papa e che suggerirebbe il puro buon senso. Purtroppo il possesso di un armamento atomico non è più così complicato ed anche le condizioni politiche generali, che non si basano su due blocchi esclusivi, non favoriscono il disarmo. Nessuno poteva immaginare una possibile nostalgia per l’equilibrio del terrore, dove i soggetti in competizione erano soltanto due, che poteva assicurare una certa stabilità, pur all’interno di una dialettica di pesante contrapposizione. Sul tema del disarmo il Vaticano sembra riversare un impegno profondo, che potrebbe anche preludere ad un ruolo diplomatico diretto nella risoluzione della crisi nordcoreana: malgrado le smentite il Vaticano ha già organizzato un convegno per favorire il disarmo nucleare, che è seguito all’intervento alle Nazioni Unite contro l aproliferazione nucleare. La linea del Papa è che i contrasti tra gli stati debbano essere risolti attraverso il dialogo ed i negoziati con ogni altra forma che possa favorire l’avvicinamento delle nazioni in contrasto. Dato l’attuale momento di mancanza di autorevolezza delle Nazioni Unite l’emergere di un soggetto neutrale come il Vaticano può rappresentare una possibile via da percorrere nell’immediato per evitare potenziali conflitti atomici e, nel lungo periodo, assumere un ruolo centrale per discorso più ampio che ritorni a trattare il disarmo totale.
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