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lunedì 28 maggio 2018
Italia: la pessima gestione della crisi politica
La vicenda italiana presenta una anomalia molto rilevante sia per la situazione interna del paese, che per i paesi alleati, che l’Unione Europea. L’Italia è arrivata a questo stato di cose per una situazione politica fortemente divisa a causa di politiche e relazioni tra i partiti molto contradditorie, che hanno portato alla costruzione di una legge elettorale completamente sbagliata, una somma dei difetti di proporzionale e maggioritario, costruita per favorire l’aggregazione di forze apparentemente in contrasto. L’esito elettorale ha però sovvertito questo intendimento reglando al paese il caos dell’inceertezza. Dire che la legge elettorale vigente sia l’unica causa responsabile dell’attuale stato di cose è falso, ma è certamente vero che lo strumento di conteggio dei voti è stato costruito in maniera irresponsabile ed ha contribuito in maniera decisiva a questa crisi istituzionale. Certo prima di tutto vi è il basso livello della classe politica italiana, che non è capace, qualsiasi sia l’orientamento politico e dei partiti, di esprimere un ceto dirigente competente e non improvvisato. L’orizzonte di questa classe politica è sempre il brevissimo periodo, inteso come lasso di tempo dove trarre i maggiori vantaggi personali. Detto questo, come premessa generale, la gestione del Presidente della Repubblica è parsa viziata da errori di opportunità politica, che potrebbero portare allo scontro isituzionale. Secondo la legge in vigore doveva essere premiata la coalizione che avrebbe raggiunto almeno il 40% dei voti, con un premio di maggioranza; nessuna coalizione, o partito singolo, ha raggiunto questa soglia,ma resta il fatto che la compagine di centro destra sia quella che si sia avvicinata di più, risultando la vincitrice morale della competizione. Certo i seggi nei due rami del parlamento non assicurano la maggioranza, ma il primo incarico per formare il governo doveva spettare a questa coalizione, anche se non la costruzione di un esecutivo non sarebbe stata raggiunta. Questo è stato il primo errore del presidente italiano, che ha preferito cercare soluzioni maggiormente condivise dalle forze politiche, ma così ha creato un prestesto per le forze di centro destra. Deve essere specificato che la formzaione del governo è stata, da subito, condizionata, dai veti incorciati dei partiti, che non sono stati disponibili a formare coalizioni nell’interesse generale in grado di raggiungere la maggioranza. L’ostinata chiusura di quella che si definisce sinistra ha contribuito in modo importante allo scenario attuale. Sinistra sconfitta per una politica del governo precedente che ha fornito l’esclusiva percezione di una azione di destra, contraddistinta da provvedimenti contro la tutela del lavoro, a favore della precarietà ed orientata al sostegno di istituti bancari gestiti in modo clientelare. L’unica soluzione che si è prospettata per creazione di un governo è stata l’alleanza tra il movimento populista ed anti sistema dei “Cinque Stelle” e la formazione anti europea “Lega Nord”, che alle elezioni francesi aveva appoggiato la destra estrema. Pur avendo obiettivi e finalità differenti i due partiti sono riusciti a costruire una sorta di programma definito “contratto” dove i sono rientrati i punti programmatici piùr ilevanti dei due schieramenti, come la flat tax, il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni; tuttavia la copertura finanziaria di questi provvedimenti non è mai stata chiara (all’interno di un paese con uno dei più alti debiti pubblici) e ciò ha contribuito al fallimento della formazione del governo, per altro imputata al rifiuto di nominare un ministro contrario alla moneta unica europea. Qui il presidente italiano ha compiuto il secondo sbaglio impedendo la formazione dell’esecutivo, fornendo la percezione di agire su suggerimento dell’Europa e fornendo l’alibi di non avere permesso il governo del cambiamento senza avere messo le due forze poltiche alla prova dei fatti. Quello che resta è uno scenario destinato alle elezioni dove la possibilità che "Lega Nord" e "Movimento Cinque Stelle" riescano a raggiungere la maggioranza assoluta senza alcuna possibilità di contrasto, neppure istituzionale. La gestione del dopo elezioni ha prodotto una situazione fortemente polarizzata di difficile risoluzione, dove l’Europa ha le sue colpe per l’ingerenza effettuata, ma le istituzioni più importanti hanno agito in modo rigido, senza uno obiettivo di, almeno, medio periodo e si sono arroccate in posizioni di difesa che sono incomprensibili alla maggior parte del corpo elettorale. Il futuro si annuncia ancora più difficile.
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