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venerdì 16 novembre 2018
L'incertezza di Londra per l'accordo con l'Europa
Oltre l’approvazione di un accordo sull’uscita dall’Unione Europea, che, fondamentalmente, non piace a nessuno, esistono posizioni molto differenti, sia nella camera dei comuni, l’unica parte del parlamento britannico che può decidere, che nella società inglese; questa situazione restituisce un paese profondamente diviso, caratteristica già evidenziata dopo l’esito del referendum, anche all’interno di categorie politiche e sociali omogeee. La profonda divisione promette, qualunque sia la decisione che sarà presa, di acuirsi nell’immediato futuro aprendo scenari molto preoccupanti per il paese britannico. Da un lato i fautori dell’uscita ad ogni costo e senza trattativa, vedono tradito quello, che, secondo loro, era la vera ragione del risultato referendario: la riconquista di una sovranità assoluta e senza condizioni nei confronti di Bruxelles; ma l’esasperazione che aveva portato alla decisione di uscire dall’Europa, risultato anche di una propaganda volutamente falsa ed ingannevole, sembra essersi attenuata, grazie ai timori crescenti dei riflessi sull’economia e sull’occupazione che l’abbandono dell’Europa potrebbe determinare. Tuttavia l’elettorato favorevole all’uscita da Bruxelles è ancora visto dai politici inglesi come pericolosamente suscettibile da entrambi gli schieramenti. La premier al governo ha optato per una uscita meno intransigente, come risultato di trattative estenuanti che hanno prodotto una bozza di accordo di 585 pagine e 185 articoli e che prevede una transizione di ventuno mesi, che potrà essere estesa. La posizione del governo in carica a Londra è stata quella di cercare di mediare tra le varie posizioni di chi vuole l’uscita ed anche tra chi ne è tuttora contrario, con il risultato di scontentare tutti. Secondo diverse opinioni l’accordo, che dovrà passare il voto parlamentare, non prende una posizione univoca e lascia aperte diverse possibilità nel rapporto con l’Europa, con lo scopo di guadagnare ancora tempo. Senza una ipotesi definitiva il paese britannico potrebbe rimanere a metà strada, privandosi della possibilità di decidere in autonomia, ma anche di restare senza i benefici di appartenere all’Unione Europea. Una sorta di limbo che limiterebbe molto la possibilità di manovra di Londra e renderebbe vano il risultato referendario ma senza incontrare il favore di chi voleva restare dentro l’Unione. Per alcuni un nuovo referendum, con una situazione più chiara, con una cittadinanza più informata e meno condizionata da una propaganda fuorviante, sarebbe il mezzo più consono per risolvere la questione. Questo convincimento potrebbe risultare condivisibile in uno scenario generale di insoddisfazione, nonostante il ricorso ad una nuova consultazione popolare sia vissuta da una parte consistente della politica come un fallimento e come un potenziale pericoloso tale da screditare i partiti e favorire situazioni pericolose per la democrazia. Questi pericoli non sembrano però potere influenzare una struttura politica come quella inglese, che ha al suo interno i necessari strumenti per scongiurare derive autoritarie. La soluzione del referendum con questiti chiari e che possano contenere la strada da intraprendere potrebbe favorire una decisione più netta, anche per non esporre il governo ad una bocciatura in sede parlamentare; anche perchè Bruxelles non sembra intenzionata a prolungare la questione senza una sua definizione. Una caduta del governo deve essere presa in considerazione per gli scenari che potrebbe aprire: nuove elezioni potrebbero bloccare le trattative con un irrigidimento dell’Europa in grado di esasperare le discussioni interne al paese britannico; occorre anche tenere conto che la contrarietà all’uscita dall’Europa è presente sia nei conservatori, che nei laburisti, così come parte dei due maggiori partiti è favorevole ad una soluzione come per la Norvegia, che non è membro dell’Unione, ma appartiene alla zona economica europea, mentre i liberali e gli indipendentisti scozzesi sono fermamente contrari all’allontanamento da Bruxelles. La situazione, insomma, è tutt’altro che definita, anche se l’accordo dovesse essere approvato: il tempo in cui sarà in vigore potrà definire la situazione, come stravolgerla, trascinando il paese in una incertezza che non potrà non riflettersi nel campo economico, politico e sociale.
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