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lunedì 7 gennaio 2019

Regno Unito: resta l'incertezza sulle modalità di uscita dall'Europa

Il voto dei parlamentari del Regno Unito sull’accordo stipulato dalla premier inglese con l’Unione Europea si avvicina, mentre resta il timore di un ulteriore possibile rinvio, dopo quello già avvenuto lo scorso dicembre. Il rischio è di lasciare il paese in una incertezza profonda, che favorisce la recessione economica; tuttavia la paura maggiore nel governo è quella di affrontare una situazione non prevedibile, se l’accordo sarà rifiutato dalla Camera dei comuni. Si tratta di una prospettiva probabile, che al momento è giustificata dalla valutazione dei numeri del voto, che evidenziano la mancanza della possibilità di raggiungere la maggioranza favorevole, a causa degli scettici presenti  nei conservatori e dell’avversione del partito nordirlandese che appoggia il governo. Questo scenario sarebbe alla base delle ragioni che potrebbero determinare il nuovo rinvio del voto, per permettere di guadagnare tempo all’esecutivo; scegliere questa opzione, però, potrebbe indebolire troppo la premier e aprirebbe, molto probabilmente, la crisi politica, con conseguenti elezioni. In questo caso Bruxelles non potrebbe fare altro che prendere atto del fallimento della trattativa con Londra, anche senza il voto della Camera di comuni. Risulta, infatti, difficile credere che l’Europa sarà ancora diponibile a non definire la questione, procrastinando la decisione in attesa di un nuovo esecutivo o di una nuova consultazione referendaria. Ad essere contraria al referendum è la premier in carica, ma una sua eventuale caduta potrebbe indirizzare il paese verso un nuovo referendum? Sia il  partito conservatore, che quello laburista appaiono contrari, anche se nella formazione di opposizione c’è una spaccatura, tra la leadership  in carica ed la base del partito, che spinge per un nuovo voto. Il capo del partito laburista non sembra essere appassionato a restare in Europa, perchè ne ha una visione negativa da sinistra, identificando l’Unione come espressione del potere finanziario, considerando i lati positivi dell’Europa non abbastanza sufficienti per subire le sue leggi. C’è però un contrasto molto forte con la parte moderata dei laburisti, che sono stati tra i più grandi oppositori del risultato referendario. Occorre riconoscere che il quesito del referendum, per come era stato formulato e per le superficiali spiegazioni dei favorevoli all’uscita, che sono state quelle maggiormente esposte dalla stampa, ha permesso l’esercizio di voto al popolo inglese in una maniera distorta e poco informata, situazione che si è potuta verificare perchè le elitè al comando della nazione, hanno sottovalutato, sia la portata del voto, che, sopratutto, l’esito, dando per scontato che si sarebbe verificata la vittoria di chi voleva restare in Europa. Da parte dei ceti popolari non si è esercitato il diritto all’informazione e la maggioranza degli elettori si è lasciata trascinare da un sentimento antieuropeo vissuto come insulto alla sovranità inglese, che non ha tenuto conto delle conseguenze economiche dell’uscita dall’Europa. Per queste ragioni, la ripetizione del referendum, con una platea elettorale maggiormente consapevole sembrerebbe più giusta.  Bisogna anche ricordare che il Regno Unito ha sempre goduto nei riguardi degli altri membri di Bruxelles, di un trattamento differente e particolarmente favorevole, che, seppure ingiusto, veniva giustificato dagli eurocrati con la necessità di mantenere il Regno Unito nei confini politici dell’Unione. Negli altri paesi membri la percezione di una adesione inglese basata su elementi di esclusivo comodo e non di una adesione convinta, corrisponde al vero ed  è uno dei caratteri di apparente durezza e determinazione, peraltro giustificata, che ha contraddistinto le modalità delle trattative con Londra da parte di Bruxelles. Una eventuale nuova adesione inglese all’Europa potrebbe avvenire soltanto senza più quei privilegi che ne hanno contraddistinto la partecipazione fino all’esito del referendum: una completa applicazione di obblighi e doveri, che fino ad ora erano applicati in maniera incompleta.  In ogni caso, c’è anche la necessità di scoraggiare altri possibili tentativi di uscita dall’Unione e per questi motivi, in caso di mancata ratifica dell’accordo, è praticamente certo che il Regno Unito verrà trattato con una severità esemplare, che, sommata, agli effetti dei mancati benefici dell’adesione all’Europa, potrebbe mettere in grande difficoltà il paese anglosassone, il suo tessuto sociale e la sua economia, qualsiasi colore sarà il governo in carica. 

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