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mercoledì 24 aprile 2019
Gli Stati Uniti sospendono le esenzioni per l'acquisto di petrolio iraniano
L’intenzione dell’amministrazione americana di aumentare la pressione sull’Iran, attraverso l’interruzione della deroga alle sanzioni per l’acquisto di greggio da Teheran, che valeva soltanto per alcuni paesi, rischia di avere delle conseguenze politiche ed economiche molto rilevanti. Intanto il preavviso concesso è molto ristretto, infatti le deroghe dovranno cessare dal due maggio prossimo. La ragione di questa accelerazione viene individuata nella necessità di limitare l’azione geopolitica della repubblica islamica nella regione mediorientale a favore degli sciiti ed anche ridurre l’influenza iraniana in Siria. Per questi obiettivi, la Casa Bianca ritiene che siano stati impiegati notevoli sforzi finanziari derivanti proprio dalla vendita del greggio. Gli USA devono però limitare che la diminuzione del greggio disponibile provochi un aumento per barile, in un contesto internazionale che ha già registrato l’innalzamento del prezzo del tre per cento sul prezzo totale del barile. Chi può sostenere la manovra è soltanto l’Arabia Saudita, con la collaborazione degli Emirati Arabi Uniti, che si sono impegnati ad immettere sul mercato il quantitativo di greggio necessario a compensare quello iraniano. L’interesse delle monarchie sunnite è doppio, da una parte si dovrebbe registrare l’aumento degli introiti economici, ma, sopratutto, soddisfare gli aspetti geostrategici funzionali a questi paesi, tradizionalmente nemici dell’Iran, mentre sullo sfondo ci sarà anche la soddisfazione di Israele, ormai al fianco dei paesi sunniti contro Teheran. I paesi interessati dalla manovra statunitense sono Giappone, Corea del Sud, Turchia, Cina, India, Italia, Grecia e Taiwan. La minaccia americana è quella di sanzionare le merci di questi paesi verso gli Stati Uniti, se continueranno ad acquistare il greggio iraniano. La ragione ufficiale è il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato sul nucleare iraniano, mai disconosciuto dai paesi europei e dell’Unione Europea, che hanno partecipato al difficile negoziato. Trump teme che il paese iraniano possa dotarsi dell’arma atomica ed, attraverso di essa, alterare gli equilibri regionali e minacciare Israele; tuttavia questa forma di pressione incide su di una economia messa già in grande difficoltà dalle sanzioni già in essere e che influenza in maniera fortemente negativa la vita della popolazione del paese; ma se la speranza di Trump è quella di ottenere delle ribellioni da parte della popolazione verso il regime, ciò non sembra possibile che si avveri: i cittadini iraniani sembrano rivolgere il loro risentimento verso gli eterni nemici statunitensi, i paesi sunniti ed Israele, che ritengono responsabili del mancato rispetto sull’accordo del nucleare, che ha causato le sanzioni e la compressione dell’economia nazionale. Verso gli USA vi è ancheil risentimento di quegli stati che avevano stipulato contratti con l’Iran e che ora si trovano davanti ad una scelta praticamente obbligata. Una questione centrale è l’intrusione nell’economia di stati sovrani che Washington adopera come strumento per raggiungere la proprie finalità in politica estera: viene, cioè, imposta una prospettiva sostanzialmente non condivisa da quegli stati che subiscono il ricatto dell’interruzione dei rapporti con il paese iraniano. Non vale neppure l’argomentazione, che l’Iran è un regime liberticida, che sopprime l’opposizione e non garantisce i diritti ai suoi cittadini, cosa certamente vera, perchè l’Arabia Saudita è una dittatura altrettanto liberticida. Quindi resta soltanto l’obbligo di adeguarsi alle ragioni americane. Questa strategia rientra nella dottrina Trump e nel suo modo di rapportarsi con nemici ed alleati interpretato soltanto in direzione univoca e che rappresenta una delle maggiori ragioni dell’allontanemento dagli USA da parte dell’Europa e dalla crescente diffidenza verso il presidente americano. Se la questione dei dazi tra Cina e Stati Uniti sembra avviarsi ad una soluzione positiva, il fatto del divisto di acquisto del petrolio iraniano potrebbe diventare ancora più pericoloso dal punto di vista politico, perchè investe un aspetto dove gli USA non sono direttamente coinvolti e sul quale esercitano un arbitrio.
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