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giovedì 13 giugno 2019

Il premier giapponese a Teheran, mette al centro dell'attenzione internazionale l'Iran

Dopo la visita del ministro degli esteri tedesco e prima della visita della funzionaria dell’Unione Europea, l’incontro tra il premier giapponese e quello iraniano, costituisce in ulteriore tentativo per salvare l’accordo sul nucleare iraniano e rendere meno instabile la situazione geopolitica nell’area. La visita in Iran di Shinzo Abe costiuisce, già di per se, un fatto storico, dato che è la prima di un leader nipponico dalla rivoluzione del 1979. Tuttavia i rapporti tra i due stati non sono una novità: il Giappone è uno dei più grandi acquirenti di greggio iraniano, anche se ha rispettato le sanzioni imposte da Washington. Allo stesso tempo Tokyo resta uno dei più grandi alleati degli Stati Uniti ed in questo ruolo privilegiato per gli ottimi rapporti con i due paesi, può rappresentare un tramite diplomatico per dimiuire le tensioni tra i due stati. Il presidente Trump ha ritirato gli Stati Uniti in maniera unilaterale dall’accordo sul nucleare iraniano, firmato da Obama, a causa delle pressioni dei paesi arabi sunniti e di Israele ed ha inserito nelle richieste a Teheran per rendere nuovamente efficace il trattato mediante una rinegoziazione, che preveda riduzioni del programma missilistico iraniano e la diminuzione degli aiuti a gruppi armati del medio oriente. Per aumentare la pressione su Teheran, gli USA hanno reintrodotto pesanti sanzioni, che hanno provocato una crisi economica, che ha aggravato la situazione iraniana, già compromessa da anni di sanzioni e che hanno avuto effetti pesanti per i ceti medi e bassi. Le richieste di Trump non sono, però accettabili da Teheran perchè invadono la sua sovranità in politica estera. L’Iran ha cercato di rompere questo assedio diplomatico favorendo gli incontri con tutti quegli attori internazionali, che si sono mostrati disponibili ad instaurare un rapporto di qualsiasi forma di collaborazione con Teheran. La visita del premier giapponese si inquadra in questa strategia, che ha come obiettivo quello di presentare un paese non disponibile a subire la pressione americana ( e dei paesi sunniti insieme ad Israele), ma che vuole porre la questione del rispetto nei suoi confronti come principale segno distintivo. Questa accezione, aldilà delle mire geopolitiche, basate anche su impostazioni religiose, deriva dal senso di tradimento generato dal ritiro del trattato sul nucleare da parte degli USA, che ha suscitato sdegno in tutto il paese, favorendo la crescita delle posizioni estremiste a discapito di quelle moderate, che erano state le protagoniste delle trattative. A causa della profonda incertezza presente sia i funzionari iraniani, che quelli giapponesi hanno concordato nel dire di non riporre troppe speranze nell’incontro. In Giappone la visita ha suscitato sentimenti contrastanti: più favorevoli i moderati, ma molto contrari i conservatori. L’impressione è che se uno stato fortemente alleato degli USA, che non ha, cioè, le posizioni più nette, come l’Unione Europea, si è mosso in prima persona, ci sia la volontà, anche di Washington di arrivare ad ottenere almeno una distensione, sopratutto dopo il rischio delle settimane precedenti, quando si è rischiato un conflitto internazionale.  L’attivismo intorno al paese iraniano, con la visita del ministro degli esteri tedesco, con quella del premier giapponese e con il prossimo incontro della funzionaria dell’Unione, dimostra come Teheran sia al centro dell’attenzione internazionale per i timori che la crisi con gli Stati Uniti possa degenerare e riporti il medio oriente al centro dell’attenzione dopo che lo Stato islamico è stato sconfitto. Le responsabilità di Trump sono evidenti, per avere rinnegato l’accordo sul nucleare iraniano ed essersi appiattito sulle posizioni dei paesi arabi, ma anche gli altri paesi firmatari non hanno fatto molto, oltre a non ritirarsi dall’accordo; dall’Unione Europea, ad esempio, ma anche dalla Cina, si attendeva un maggiore impulso diplomatico per disinnescare una situazione potenzialmente pericolosa. La situazione resta, comunque, in evoluzione,purtroppo anche dal punto di vista militare con due petroliere colpite nel golfo: attentato che l’Iran ha subito collegato alla visita del premier giapponese , che, avrebbe, l’obiettivo di distogliere l’attenzione internazionale dall’incontro internazionale.

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